Seguici su

Calcio

Tagli stipendi Serie A calcio coronavirus: i giocatori sono contrari. All’estero invece…

Pubblicato

il

Il calcio deve fare i conti con l’emergenza coronavirus. E non soltanto da un punto di vista metaforico, ma anche nell’accezione più materiale dell’espressione. Sono ingenti infatti i danni economici che i club e le leghe stanno subendo a causa dello stop al mondo del pallone, che per giorni e giorni ha provato faticosamente ad andare avanti per poi arrendersi all’evidenza. Un tema che si sta facendo sempre più largo è quello relativo alla possibilità dei calciatori di contribuire alla situazione di difficoltà attraverso il taglio degli stipendi: ad oggi in Italia i giocatori si dimostrano contrari, mentre all’estero ci sono esempi totalmente differenti.

Partiamo dalla Serie A. La posizione delle società è basata su una premessa semplice: i calciatori vengono pagati per le loro prestazioni, che si estrinsecano nelle sedute di allenamento settimanale e nelle partite; ad oggi, e la situazione attuale pare destinata a protrarsi ancora a lungo, è tutto fermo e molti di loro hanno addirittura potuto lasciare le sedi di lavoro per recarsi nei rispettivi Paesi. Chiaramente è qualcosa che esula dalla volontà dei calciatori, ma al tempo stesso, essendo di fatto inattivi, le società chiedono loro un contributo per far fronte alle inevitabili perdite economiche.

I giocatori al momento prendono tempo, mostrandosi comunque non troppo convinti della possibilità di vedere decurtati i loro stipendi. A parlare è stato il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi: “Tutti abbiamo interesse che l’equilibrio economico venga preservato e proprio per questo dobbiamo valutare tutti gli elementi del momento. Mancati introiti, rinvio delle competizioni, cancellazione di eventi, contributi governativi, aiuti federali, sostegno delle istituzioni internazionali. Tutti questi elementi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori”.

Dall’estero invece arrivano esempi diversi. Il modello più virtuoso è quello del Borussia Moenchengladbach, i cui calciatori hanno deciso autonomamente di tagliare i propri stipendi per dare il proprio contributo alla causa. In Francia diverse società (ad oggi, Lione, Montpellier, Nimes e Amiens) hanno già fatto valere il principio della disoccupazione parziale previsto dalla legge, per il quale il club è tenuto a pagare fino al 70% del salario. Il caso più eclatante, invece, giunge dalla Svizzera, dove il Sion ha deciso di licenziare in tronco 9 giocatori restii a ridurre il loro stipendio: tra gli altri, Seydou Doumbia (ex Roma), Johan Djourou (alla Spal durante la scorsa stagione), Pajtim Kasami (transitato a Palermo e alla Lazio a inizio carriera) e Alex Song (ex Barcellona).

CLICCA QUI PER TUTTE LE NOTIZIE DI CALCIO

antonio.lucia@oasport.it

Clicca qui per seguire OA Sport su Instagram
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: LaPresse

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *