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Sci alpino, la Coppa del Mondo di Alberto Tomba nel 1995. Una Bomba irresistibile fa esultare l’Italia intera

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La balena bianca irraggiungibile che viene finalmente catturata. Quando nessuno ci credeva più, probabilmente, forse nemmeno lo stesso protagonista, dopo almeno tre tentativi clamorosi andati a vuoto. Questa è la storia della Coppa del Mondo vinta da Alberto Tomba nella stagione 1994-95, 25 anni fa. Un trofeo che mancava all’Italia da 20 anni, che mancava sicuramente a lui anche se in realtà era soprattutto l’Albo d’oro a sentirsi un po’… orfano, del suo nome.

Che anno, quell’anno! Dopo la beffa clamorosa di Saalbach ’88, quando sembrava fatta e invece arrivò il sorpasso di Pirmin Zurbriggen in volata, con polemiche sulla preparazione delle piste finali, tracciature incluse, e sui troppi favoritismi concessi al pur fenomenale polivalente elvetico di Saas Almagell; dopo aver lasciato il trofeo nelle degne mani di Marc Girardelli per soli venti punti nel 1990-1991, venti punti che all’epoca valevano un secondo posto, solo un secondo posto in più, in un’annata magica in gigante, ma piena di uscite in slalom e con la beffa iridata (sempre a Saalbach!) di un oro già vinto tra le porte larghe e invece svanito; dopo l’incredibile exploit dello svizzero Pauli Accola nel 1991-1992, sette vittorie, 1699 punti a contrastare l’annata migliore in assoluto di Tomba, 1362 punti, 9 successi, Coppe di gigante e slalom e soprattutto una media di 85 punti in 16 gare disputate, senza un’uscita!

Alla fine, nel marzo 1995, per giunta in Italia, il cerchio si chiude, i conti tornano, il trofeo di cristallo arriva finalmente nella bacheca di Castel de’ Britti. Dopo un percorso agonistico ai limiti della follia: nell’annata 1994-1995 Alberto Tomba totalizza di fatto solo vittorie (11, in 15 gare disputate!), con il contorno di un 4° posto importantissimo a Tignes a inizio stagione, perché in rimonta dopo una pessima prima manche quando ancora però vi era l’inversione dei 15, due uscite in Giappone (dove non ha mai vinto) proprio quando era il momento di chiudere definitivamente i conti, e un successo netto pur con 1150 punti (frutto appunto di 11 successi, 11×100=1100, e un quarto posto, 1×50=50), il secondo punteggio più basso della storia (il primo, all’epoca) da quando esisteva il sistema di calcolo creato nel 1991-1992, dopo quello che andrà a regalare a Luc Alphand la Coppa del 1997.

Mai successo, però, fu ovviamente più meritato, con highlights impressi nella memoria di tutti gli italiani, vedi la citata rimonta a Tignes, che fece capire ad Alberto di poter tornare a vincere in gigante dopo due anni e mezzo abbondanti, in Coppa (cosa che fece di lì a poco, in Badia); il successo per 2 centesimi su Sykora nel secondo slalom di Lech, che stava dominando prima di commettere un grave errore e rimanere comunque nel tracciato, con quel dito poi portato alla tempia a indicare alle telecamere che il cronometro doveva essere impazzito; e poi appunto la vittoria nel gigante sulla Gran Risa il 22 dicembre 1994, due anni e nove mesi dopo l’ultima tra le porte larghe, a Crans Montana, sotto la neve, nel marzo 1992. Il primo e unico trionfo ad Adelboden, cioè nel tempio del gigante, in rimonta, su una pista che incredibilmente l’aveva sempre respinto. E quella passerella finale in sci, scarponi e mutandoni gialli, a torso nudo, alle Finali di Bormio 1995, vent’anni dopo il parallelo di Ortisei e la sfida Thöni-Stenmark, guarda caso sempre in Italia. Tutto evidentemente non per caso.

Sette vittorie in slalom (consecutive), quattro in gigante, 71 punti di media su 15 gare, due coppe di specialità, quella generale e pazienza per i Mondiali di sci saltati in Sierra Nevada nel febbraio 1995 per mancanza di neve: Tomba (ultimo italiano maschio a vincere la classifica generale, ormai 25 anni fa) si sarebbe rifatto un anno dopo conquistando due titoli iridati. Quelli che ancora gli mancavano.

Sipario.

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: Pentaphoto.

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