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MotoGP, l’anno della verità per Valentino Rossi. Servono i risultati affinché non sia l’ultimo

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Non è facile parlare di MotoGP in queste ultime ore. L’epidemia del Coronavirus ha sconvolto un po’ le vite di tutti. Paura e tensione albergano in ognuno di noi e da questo punto di vista delle decisioni sono state prese. Di fatto, la classe regina non inizierà il suo darsi a Losail (Qatar) l’8 marzo per le preoccupazioni relative ai contagi nel nostro Paese e in altre zone del mondo (Giappone). Questioni logistiche e una cospicua presenza del personale italiano/giapponese nel Circus hanno giustificato ciò. Difficile pensare che si possa correre il 22 marzo in Thailandia per motivazioni similari in un contesto in evoluzione.

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Tanti i dubbi, come quelli che avrà nella sua testa Valentino Rossi. Il “Dottore” quest’anno è chiamato a riscattarsi, dopo gli infausti risultati del 2019. Il 16 febbraio il campione di Tavullia ha compiuto 41 anni e per chi ha iniziato la sua storia nel 1996 ci potrebbe essere la tentazione di far calare il sipario. E’ passato del tempo, da quando Eros Ramazzotti cantava “Più bella cosa”, oppure i Fool’s Garden ci accompagnavano con “Lemon Tree”. E’ il caso quindi di inserire “The End” dei Doors come colonna sonora dell’annata del nove volte iridato? Dipenderà dai risultati. La stagione passata è stata negativa e il trovarsi nel pieno dell’era di Marc Marquez non è assolutamente facile per chi ha vinto 115 GP, è salito sul podio in 234 occasioni e ha ottenuto 65 pole-position.

Sfoglierà la margherita il “46” e farà una scelta. Il partito del “Basta corse” ha sempre più seguaci e forse potrebbe contendere il ruolo di leader alla Lega di Matteo Salvini. Potrebbe essere un’idea? Al di là delle battute, il rendimento del centauro italiano da quel famoso 2015 (ultimo anno nel quale Rossi è stato capace di lottare fino in fondo per il Mondiale) non è stato esaltante: solo 3 GP vinti e l’ultimo sigillo risalente a 47 corse fa (Assen nel 2017). Dati che, associati al settimo posto nella classifica generale del 2019, hanno portato la scuderia di Iwata a sposare la causa del “Top Gun” del Motomondiale e di “El Diablo”, che da rookie ha conquistato sette podi e sei pole.

I test, proprio in quel di Losail, non hanno rasserenato il “46”, ancora in difficoltà con quel benedetto “posteriore” che non vuol proprio saperne di andare come vuole. Il “Dottore”, dunque, avrà bisogno di trovare una “cura” al più presto, al pari di chi in queste ore deve vincere la sfida più importante, quella della salvaguardia della salute.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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