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L’Italia è grande: Armin Zöggeler, il Cannibale dello slittino. Il più grande sportivo azzurro della storia?

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Nell’ambito italiano degli sport olimpici invernali c’è una figura che merita di essere analizzata e approfondita, essendo misconosciuta dal grande pubblico in relazione ai risultati conseguiti nell’arco della sua carriera. Parliamo di Armin Zöggeler, fuoriclasse assoluto dello slittino su pista artificiale, nonché uno dei più grandi atleti italiani della storia. Gli aficionados delle discipline della neve e del ghiaccio conoscono bene la sua grandezza, che però non gli ha mai permesso di diventare un fenomeno nella cultura di massa come altri azzurri.

Eppure i numeri dell’oggi quarantaseienne altoatesino sono impressionanti. Durante la sua attività agonistica, il carabiniere di Foiana ha ottenuto la bellezza di 65 vittorie in gare di primo livello, salendo sul podio per 119 volte. Si tratta di dati clamorosi, se si pensa come nello slittino il numero di gare in ogni stagione sia esiguo rispetto a quello di altri sport. Fino a pochi anni orsono, era infatti rarissimo avere calendari con un numero di eventi in doppia cifra.

Che Zöggeler sia un predestinato, lo si comprende sin dall’inverno del suo esordio in Coppa del Mondo. Il primo podio arriva già il 6 dicembre 1992, quando è ancora diciottenne, a Sigulda. Quasi un segno del destino, considerando che sul budello lettone l’altoatesino otterrà una marea di affermazioni. Armin dovrà però attendere parecchio prima di festeggiare un successo. Per due anni, infatti, si piazza sovente sul podio, senza però mai riuscire a calcare il gradino più alto. Non mancano comunque le soddisfazioni, tra le quali va annoverata la medaglia di bronzo ai Giochi olimpici di Lillehammer 1994.

La prima tanto agognata vittoria arriva a Oberhof, il 14 gennaio 1995. Scrollatosi finalmente di dosso la nomea di grande piazzato, Zöggeler si consacra definitivamente proprio a Lillehammer, vincendo l’oro iridato 1995. Di inverno in inverno, il suo rendimento cresce sempre di più sino all’emblematico 1997-’98. Durante quella stagione, Armin conquista la prima Coppa del Mondo della carriera, riuscendo nell’impresa di detronizzare l’austriaco Markus Prock, vincitore delle precedenti sette Sfere di cristallo! Inoltre è nuovamente sul podio a Cinque cerchi, poiché si mette al collo l’argento di Nagano 1998, battuto solo dal tedesco Georg Häckl, “specialista” dei grandi appuntamenti.

A questo punto, il carabiniere di Foiana diventa indiscutibilmente il migliore in assoluto nello slittino maschile, soprattutto grazie alla sua proverbiale pulizia di guida. Arrivano altre due Coppe del Mondo (1999-’00 e 2000-’01) e altri due ori iridati (Königsee 1999 e Calgary 2001). I suoi successi a ripetizione gli valgono il soprannome di “Cannibale”, come fu per Eddy Merckx nel ciclismo. Per la verità, affinché il nomignolo possa essere legittimo, manca ancora l’oro olimpico. La lacuna viene prontamente colmata a Salt Lake City 2002, dove nessuno gli può resistere. È l’apoteosi, perché a 28 anni Zöggeler ha vinto tutto ciò che poteva essere vinto.

Però, da buon cannibale, continua a mietere vittime. D’altronde il nuovo quadriennio è di importanza capitale, poiché culminerà con i Giochi olimpici di casa. Armin prosegue nella sua sequela di affermazioni, collezionando due ulteriori ori mondiali (Sigulda 2003, Park City 2005) nonché la Sfera di cristallo 2003-’04. L’appuntamento con il destino è fissato sul budello di Cesana San Sicario per l’11 e il 12 febbraio 2006. Nei giorni più importanti della sua carriera, non c’è partita. Con addosso un’enorme pressione mediatica, Zöggeler ipoteca la vittoria nelle prime due manche, scendendo in relativo controllo nella terza e nella quarta. Così, si mette al collo anche l’oro olimpico di Torino 2006, il secondo consecutivo. Come ciliegina sulla torta, al termine di quell’inverno arriva anche la Coppa del Mondo.

Proprio questo successo nella classifica generale apre una sequenza di sei affermazioni consecutive che si conclude solo nel 2010-’11, anno in cui Armin, con la decima Sfera di cristallo della carriera, pareggia il primato assoluto del già citato Prock, eguagliando un record che appariva irraggiungibile per chicchessia. Proprio nel 2011, sempre sulla pista di Cesana, l’altoatesino riesce a battere Felix Loch e a conquistare il suo sesto oro iridato. Non si tratta di un fatto banale, perché il giovane tedesco ha ormai preso il sopravvento sul Cannibale, di cui si candida a diventare l’erede. Anzi, è una sorta di rivincita rispetto a quanto accaduto dodici mesi prima a Vancouver 2010, quando il teutonico si era laureato campione olimpico, mentre il carabiniere di Foiana si era dovuto accontentare del bronzo.

Molti ritengono che il Mondiale di Cesana 2011 possa essere il canto del cigno di Zöggeler, ormai trentasettenne e costretto a fronteggiare un fuoriclasse di quindici anni più giovane. Ritirarsi da trionfatore assoluto sarebbe più che comprensibile. Invece, la parola “fine” non è ancora scritta, poiché decide di proseguire la sua carriera, togliendosi ancora svariate soddisfazioni. Il 25 gennaio 2014 vince per l’ultima volta, proprio nell’amata Sigulda, dove ha trionfato in 10 occasioni! Dopodiché, poche settimane dopo, a Sochi 2014, dove peraltro fa da portabandiera dell’Italia durante la cerimonia d’apertura, si regala la medaglia di bronzo. Proprio questo risultato permette all’altoatesino di entrare di diritto nella storia dello sport a tutto tondo, poiché prima d’allora nessuno era mai riuscito a conquistare 6 medaglie olimpiche in sei edizioni consecutive dei Giochi. Solo a questo punto, alla veneranda età di 40 anni, il Cannibale è sazio e dice basta.

Dunque, nelle sue 22 stagioni di attività agonistica, Armin Zöggeler ha ottenuto la bellezza di 65 vittorie in competizioni di primo livello. Di esse, 57 sono arrivate in Coppa del Mondo, 2 sono ori olimpici e 6 ori mondiali. Quali altri sportivi italiani delle discipline olimpiche invernali possono vantare un palmares comparabile? La risposta è: nessuno, neppure Alberto Tomba, issatosi a quota 55 affermazioni (50 in Coppa del Mondo,  3 ori olimpici e 2 ori mondiali).

Inoltre, e soprattutto, va rimarcato come tra il 1997-’98 e il 2010-’11, il Cannibale abbia sempre chiuso l’inverno vincendo la Sfera di cristallo e/o la medaglia d’oro nel grande appuntamento stagionale! Insomma, nell’arco di questi quattordici anni ha vinto per 10 volte la classifica generale e in 7 occasioni il titolo olimpico o iridato messo in palio nella giornata secca!

Infine, non va dimenticato come l’altoatesino si sia reso protagonista di un adempimento fantascientifico, essendo salito sul podio in tutte le gare di Coppa del Mondo disputate tra il 16 dicembre 2006 e l’11 gennaio 2009, realizzando un filotto di 19 competizioni consecutive nella top-three che non ha eguali nella storia degli sport invernali italiani.

Questi dati fanno riflettere. Chi, tra gli italiani dediti alle discipline olimpiche invernali, può sedersi allo stesso tavolo dell’altoatesino? Probabilmente solo altri due uomini. Eugenio Monti e Alberto Tomba. Il “Rosso Volante” ha gareggiato nel bob, sport per certi versi affine allo slittino, in un’epoca in cui la Coppa del Mondo ancora non esisteva. Questo fatto gli ha sicuramente impedito di raccogliere successi a ripetizione, poiché poteva imporsi esclusivamente in Mondiali e Olimpiadi. In questi ambiti, Monti ha ottenuto 9 ori iridati (conquistati in sette diverse edizioni) e 2 ori olimpici (entrambi a Grenoble 1968). Riguardo Tomba, invece, le sue imprese sono risapute. Indubbiamente l’emiliano è stato infinitamente più mediatico, probabilmente perché il suo carattere era in grado di far presa sui mezzi d’informazione generalisti, e perché, al tempo stesso, ha praticato uno sport in cui la concorrenza è indiscutibilmente più elevata rispetto allo slittino o al bob. Tuttavia, è anche vero che le vittorie di Tomba sono anche figlie del fatto di avere avuto a disposizione molte più gare rispetto a quelle di Zöggeler.

Peraltro il Cannibale nel suo ambito ha probabilmente instaurato un dominio sconosciuto a qualsiasi altro azzurro delle discipline olimpiche invernali. Non solo per palmares, ma anche per l’incredibile longevità agonistica. Impossibile dire chi sia stato il più grande tra Monti, Tomba e Zöggeler. Troppo diverse le discipline e le epoche in cui questi tre fuoriclasse hanno brillato. Di certo c’è che Armin ha volato, nel proprio sport, a una quota dove nessun altro connazionale si è mai spinto.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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