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Formula 1

F1, la Ferrari è davvero pronta per vincere un Mondiale? Tutte le lacune da colmare

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Cosa succederà nel Mondiale 2020 di Formula 1? La stagione della massima serie delle quattro ruote si è conclusa per la Ferrari con un quarto e quinto posto in classifica che non può certo soddisfare. Al contrario, i rimpianti per quello che doveva essere l’anno del riscatto e del trionfo ci sono tutti. Questi ultimi giorni del 2019 saranno l’ultimo momento di pausa a Maranello, utili per ragionare su quanto accaduto e comprendere al meglio quali possono essere i punti fermi dai quali ripartire a partire da gennaio.

Gli aspetti da analizzare sono molteplici. La Ferrari quest’anno ha mostrato lacune sotto molti punti di vista, progettuali, tecnici, umani, gestionali. Raramente, anche nel periodo gestito dal tanto vituperato Maurizio Arrivabene, si ricordano così tanti errori come nella prima parte di stagione. E’ fuori discussione che il principale motivo della totale e prematura esclusione dalla lotta mondiale nel 2019 sia quello legato ad un progetto mal nato, che fin dai primi veri appuntamenti ha mostrato tutto il proprio limite di un bilanciamento completamente errato tra la perfetta efficienza aerodinamica e la totale mancanza di carico verticale, con conseguente instabilità cronica del posteriore che ha reso la SF90 semplicemente inguidabile nei tratti più lenti.

Certamente un fattore su cui lavorare sarà quello relativo al funzionamento delle gomme Pirelli. Molto spesso le prestazioni sono state tutt’altro che disastrose in certe condizioni ma la vettura si è rivelata molto suscettibile alle minime variazioni della temperatura meteo, trovandosi in una condizione di on-off. La versione 2019 del compound è stata confermata all’unanimità dai team dopo i test post-stagionali, e questo potrebbe far presupporre che in tal senso anche Ferrari abbia trovato una soluzione.

La cosa più preoccupante, in chiave serrata battaglia mondiale dovuta ad un progetto competitivo, è però tutto ciò che va oltre al fattore tecnico e travasa in quello umano. La gestione dei piloti nel primo anno da team principal di Mattia Binotto non ha affatto convinto e troppo spesso si sono verificate situazioni dove la poca esperienza in questo preciso settore dell’ingegnere italo-svizzero ha inciso soprattutto dal punto di vista morale sui propri alfieri.

Il fattaccio del Brasile, in questo senso, è stato solo l’apice di un confronto che era annunciato e prevedibile, anche se forse non del tutto inevitabile. Le direzioni dall’alto hanno aumentato il malumore di Charles Leclerc nella prima parte della stagione e quello di Sebastian Vettel nella seconda, molto probabilmente perfettamente all’opposto rispetto a quanto si sarebbe dovuto fare, per lo meno a detta di chi scrive.

Oltre a tutto questo si possono contare infiniti errori ai pit-stop, strategie che non hanno quasi mai convinto davvero, problemi di affidabilità che hanno tolto punti preziosi ad entrambi e che, di fatto, sono poi risultati essere determinanti per la terza posizione finale conquistata dall’olandese della Red Bull Max Verstappen. Anche in condizioni di parità prestazionale con i rivali, sarà dunque primario riuscire a eliminare del tutto errori di questo tipo se si vorrà davvero lottare ad armi pari, contro una Mercedes che sembra non fare mai mezzo passo falso.

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Foto: LaPresse

michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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