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Vela, Marco Gradoni World Sailor of the Year a 15 anni: “Sogno le Olimpiadi e la Coppa America”

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Nell’anno della scoperta di un giovane talento come il tennista Jannik Sinner, anche la vela butta nella mischia un ragazzino di 15 anni capace di ottenere un risultato che, sulla carta, lo proietta in un mondo fatto di immortali.
Marco Gradoni ha vinto il Rolex World Sailor of the Year. Un premio nato nel 1994 per celebrare il velista dell’anno. Scorrendo l’albo d’oro è tutto un susseguirsi di medaglie d’oro olimpiche come Ben Ainslie, Robert Sheidt, Torben Grael, Iker Martinez, Peter Burling, Santiago Lange, vincitori della Coppa America come Russel Coutts o del giro del mondo come Peter Blake. Accanto alla casella del 2019 ora c’è il nome di questo quindicenne capace di conquistare per tre anni di seguito il titolo di campione del mondo della classe Optimist, questo gli ha permesso di diventare il più giovane velista dell’anno della storia, il secondo italiano dopo Alessandra Sensini, scelta nel 2008 grazie alla quarta medaglia olimpica.

Come si assegna questo riconoscimento? La Federazione mondiale della vela (World Sailing) sceglie un panel di candidati: partendo questa lista c’è una doppia votazione: popolare e del comitato del premio.
Tutti i pretendenti vengono convocati per la premiazione, che quest’anno si è tenuta a Bermuda. Anche Marco si è presentato, naturalmente accompagnato dalla mamma Anna.

Quando lo speaker ha fatto il mio nome” racconta Marco, “non ho realizzato immediatamente quello che stava succedendo, non avrei mai pensato di vincere anche se ero ben contento di essere a Bermuda”. Salito sul palco le prime parole sono state di ringraziamento per la mamma.

La passione per la vela è di famiglia, come spesso accade quando un ragazzino viene mandato al primo corso di scuola vela a sette anni. “Quando ho cominciato era un gioco, mi piaceva godere del silenzio, di essere in barca immerso in un mondo fantastico, ma ben presto ha preso il sopravvento l’animo agonistico che poi, dal 2017 ad oggi, mi ha portato a vincere praticamente tutte le regate cui ho partecipato con l’Optimist”. L’Optimist è la barca dei bambini, a vederla una specie di scatola con la vela, lunga appena due metri e mezzo. Un aspetto se vogliamo poco marino, ma tutti i più grandi hanno cominciato da qui e dal 1962 è la barca scuola per eccellenza. Sicuramente non è moderna, ma continua a resistere nonostante tanti detrattori. Marco in merito ha idee ben precise: “Chi critica l’Optimist non capisce nulla di vela, prima di godere della velocità bisogna imparare la tattica e una barca lenta è una grande scuola. Sicuramente qualche modernizzazione non farebbe male, ma i suoi pregi non si discutono”. Il problema principale dell’Optimist sono le dimensioni: si comincia prima dei 10 anni e si continua fino a 15 quando oramai i ragazzi arrivano a superare il metro e ottanta e muoversi in una barca lunga due metri e trenta e larga uno e trenta non è facile. Anche Marco ha dovuto modificare il modo di navigare, ma è restato sempre il più forte.

Non pensavo proprio di vincere il Rolex World Sailor of the Year, anche se sapevo che il mio circolo Tognazzi Marine Village, la Federazione Italiana Verla e l’associazione di classe Optimist si erano mobilitate per il voto popolare, ma secondo me non poteva bastare”, confessa il giovane velista. “Comunque resta un premio che si vince a terra, io voglio essere il migliore in mare. Ho già cominciato ad allenarmi sul 29er con Ettore Cirillo. Ci allena il mio allenatore di sempre Simone Ricci, siamo un gruppo di sei equipaggi. Spero nel giro di un anno di poter passare su una classe olimpica come l’acrobatico 49er o il più classico 470. Farò il salto solo se mi riterrò pronto, altrimenti meglio aspettare ancora un po’. Non voglio avere fretta”.
D’inverno mi alleno tutto il week end e a volte un giorno infrasettimanale. Nella bella stagione molto di più e quando finisce la scuola tutti i giorni. Frequento la terza scientifico al Plinio a Roma e devo riconoscere che gli insegnanti sono sempre stati molto tolleranti con le mie assenze per le regate. Una fortuna”.

Il sogno di ogni giovane velista è un giorno poter vincere le Olimpiadi, ed anche il mio, ma anche la Coppa America mi affascina, meno il giro del mondo dove la barca conta più dell’uomo. Sarebbe bello se mi invitassero a fare un giro su Luna Rossa; queste nuove barche che volano mi piacciono un sacco”. Ed è probabile che Max Sirena, lo skipper di Luna Rossa molto attento alle giovani generazioni, possa accontentare Marco.

“Il mio mito è Robert Scheidt, brasiliano che vive gran parte dell’anno in Italia. L’ho conosciuto perché il figlio regata con l’Oprtimist. Lui ha vinto due ori, due argenti e un bronzo alle Olimpiadi. Un fuoriclasse come pochi, ma anche una persona umile. Se penso a un velista italiano che ammiro, che deve essere di ispirazione, allora dico Guido Gallinaro che ha solo due anni più di me, è campione europeo e mondiale Laser Youth e quando è salito su una Star ha regatato alla pari con i più bravi come Scheidt, Cayard, Negri e Beneamati”.

Marco Gradoni se non avesse scelto la barca avrebbe amato giocare a Pallavolo e ha una passione per Ronaldo: “E’ la dimostrazione che anche se sei il più forte devi sempre cercare di migliorare, ma sedersi sugli allori”. Il velista dell’anno 2019 guarda già lontano.

Stefano Vegliani

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Foto: Federvela

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