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ATP Finals 2019: Matteo Berrettini e la realtà di Londra dopo una grande stagione

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Matteo Berrettini, 23 anni, numero 1 d’Italia, numero 8 del mondo, primo azzurro alle ATP Finals a 41 anni da Corrado Barazzutti e 44 da Adriano Panatta (a livello di singolare), primo semifinalista Slam italiano lontano dalla terra rossa dal 1977, giocatore tra i maggiormente migliorati a livello mondiale nel panorama tennistico del 2019.

La sua scheda potrebbe riassumersi soltanto qui, e invece c’è molto di più dei puri risultati, di otto semifinali tra Slam, Masters 1000, ATP 500 e ATP 250, nella sua qualificazione a quello che tanti amano ancora chiamare “il Masters”. C’è, infatti, l’evoluzione di un gioco in cui il suo storico, inseparabile coach, Vincenzo Santopadre, ha creduto tantissimo. Non solo: Berrettini possiede anche due grandissime qualità, che sono la capacità di imparare anche nell’arco della stessa partita come gestire determinati momenti e l’enorme personalità che sa mettere in campo nei momenti difficili, soprattutto con la consapevolezza di avere un servizio che gli permette di risolvere numerosi problemi (e il dritto non è da meno).

Nella mente del romano, ora, c’è la speranza di lasciare un ricordo positivo in quel di Londra, anche se il suo non sarà un compito semplice. Va infatti tenuto a mente che Berrettini non è in vantaggio con nessuno degli altri sette qualificati: contro Novak Djokovic non ha mai giocato, contro Rafael Nadal, Roger Federer e Daniil Medvedev ha un record di 0-1 (il precedente con il russo risale a Indian Wells 2018 e fu una battaglia), contro Stefanos Tsitsipas è di fatto 0-2 (l’ATP riconosce, ma non conteggia, l’emozionante sfida nelle qualificazioni degli US Open 2017), ed infine è indietro 1-2 contro Dominic Thiem e Alexander Zverev. Dall’altra parte della medaglia, però, va osservato che molti di questi confronti sono stati particolarmente lottati, soprattutto quelli del 2019, ma anche alcuni provenienti da un passato ancora più lontano (benché il concetto di lontano, ad oggi, per l’azzurro sia veramente relativo.

Comunque vadano a finire le ATP Finals, queste non vanno assolutamente considerate come un punto di arrivo, ma di partenza. Perché per Berrettini queste non saranno le ultime, ma soltanto le prime di una serie che, probabilmente, sarebbe iniziata comunque. Ma è molto bello vedere che sia iniziata così presto, con un grande premio alla serietà e all’etica del lavoro di un giocatore che conosce benissimo la maniera per migliorare: il lavoro sui punti deboli. Così ha migliorato il rovescio, così continua ad aggiungere pezzi a un tennis che lo vedrà ancora protagonista ai piani alti.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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