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MotoGP, problemi di sviluppo per la Ducati. Quanto pesa l’addio di Jorge Lorenzo: un divorzio che non ha giovato a nessuno

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Il Mondiale 2019 sta per chiudere i battenti. Dopo l’imminente appuntamento di Philipp Island che sta per disputarsi in Australia questo fine settimana mancheranno infatti solamente la Malesia e il grande finale di Valencia prima di impacchettare il tutto e godersi una meritata e rigenerativa vacanza invernale.

Una stagione non semplice quella della Ducati, partita con ottime prospettive sia nella pre-season che dopo la vittoria di Andrea Dovizioso in Qatar, ma che si è impercettibilmente e lentamente spenta col passare dei mesi. Il forlivese occupa ancora piuttosto agevolmente la seconda piazza in campionato ed è destinato a chiudere da vice campione del mondo per il terzo anno consecutivo ma non era un segreto che l’obiettivo di tutto l’ambiente fosse stato quello di rubare finalmente lo scettro allo spagnolo Marc Marquez e alla Honda.

Ciò che spicca in una situazione come questa è soprattutto il mancato progresso del mezzo, che per lo meno in rapporto ai rivali di Yamaha si è trovata a non riuscire a sistemare alcune fondamentali caratteristiche e a perdere lentamente il vantaggio prestazionale con il quale aveva iniziato l’anno. La percorrenza in curva della Desmosedici era un problema l’anno scorso, lo è rimasta durante l’inverno e non è affatto diminuito tutt’ora, sintomo di un processo decisionale in fase di scelta degli aggiornamenti che spesso ha preso sentieri troppo complessi e poco efficienti.

Il passaggio dell’iberico Jorge Lorenzo in Honda non si è certo rivelato un’affare per il cinque volte campione del mondo, visto che la sua esperienza con il team giapponese non solo si sta rivelando la più deludente e infelice della sua intera carriera ma lo sta anche avvicinando ad idee di ritiro anticipato. Il morale sotto i tacchi dello spagnolo però non è stato bilanciato da un contrappeso positivo per il team che l’ha lasciato andare. Sotto questo punto di vista infatti anche in Ducati è sembrato mancare molto l’apporto analitico e preciso di un campionissimo come Lorenzo e quelle scelte poco efficaci di cui si è parlato in precedenza potrebbero anche essere state generate dalla mancanza di una guida stabile all’interno del reparto piloti.

Dovizioso è rinomato per essere un fenomeno vero in termini di messa a punto del mezzo e soprattutto su questo ci ha probabilmente costruito una carriera, ma l’impressione è che nei due anni di permanenza del Porfuera la coppia lavorasse davvero bene all’interno del box. Probabilmente con l’ingresso di Danilo Petrucci questo elemento è venuto in parte meno.

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Foto: Valerio Origo

michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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