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Ciclismo

Vuelta a España 2019: Fabio Aru è ancora un corridore da corse a tappe? Oltre due anni da incubo e una fiducia da recuperare

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Fabio Aru si è ritirato dalla Vuelta a España 2019 nel corso della 13esima frazione. Il Cavaliere dei 4 Mori raccoglie, così, l’ennesimo fallimento in una grande corsa a tappe. Nel biennio 2014-2015 il sardo partecipò a quattro GT, peggior piazzamento un 5° alla Vuelta 2014. Per il resto una vittoria, alla Vuelta 2015, e due podi, ai Giri 2014 e 2015. Il tutto costellato da cinque vittorie parziali. Dal 2016 a oggi, invece, Fabio ha attaccato il numero alla schiena 6 volte nelle gare in questione. Lo score dice una vittoria di tappa con annesso 5° posto finale al Tour de France 2017 e, per il resto, solo piazzamenti fuori dai 10 e ritiri.

La domanda, dunque, sorge spontanea: Fabio Aru è ancora un corridore da corse a tappe? Il Cavaliere dei 4 Mori, in salita, specialmente su quelle non troppo lunghe, è ancora capace di prodursi in ottime azioni. Vedere, ad esempio, l’ottima prestazione sul Mas de la Costa in questa Vuelta. Il suo problema è che, dal 2016 a oggi, ha quasi il 100% di possibilità di trovare una tappa in cui va in crisi e perde decine di minuti dagli altri uomini di classifica. Cominciò tutto con i crolli sullo Joux Plane al Tour 2016 e sull’Angliru alla Vuelta 2017. In quei giorni, accumunati dal maltempo, Fabio si staccò presto dagli altri uomini di classifica, perse oltre dieci minuti e, in entrambi i casi, scivolò fuori dalla top-10.

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Nell’ultimo biennio queste crisi si sono fatte ancora più frequenti e pesanti. Al Giro 2018 perse 19’30” da Yates nella frazione di Sappada. Alla Vuelta di quella stessa stagione ebbe nette difficoltà in ogni tappa dura dell’ultima settimana, tanto che cedette 10 posizioni in 7 giorni in classifica generale (da 13esimo finì 23esimo). In quest’edizione del grande giro spagnolo, invece, ha lasciato sul piatto più di 30′ nel tappone di Andorra.

Con queste lacune a livello di solidità, puntare a lottare per le posizioni di vertice dei grandi giri è impossibile. Solo le prestazioni all’ultimo Tour de France trasmettono un po’ di speranza. Alla Grande Boucle Fabio non è mai stato al livello dei migliori, ma ha tenuto un rendimento costante lungo le tre settimane. Quello, unito alle punte di Mas de la Costa o del San Gottardo al Tour de Suisse (ove Aru fu 10° a 1’00” da Bernal), può permettergli di tornare a essere un corridore in grado di lottare per un posto in alta top-10 in un grande giro.

Aru, allo stato attuale delle cose, però, farebbe bene a lasciar perdere le grandi corse a tappe a concentrarsi su altro. Ad esempio sulle fughe, che fino ad oggi non ha mai contemplato. Se ha la giornata buona e va in fuga in una frazione di montagna, in pochi possono pensare di contenerlo. Oltretutto, perché no, potrebbe anche iniziare a puntare alle maglie dei GPM dei vari GT. Correre come Ciccone, per fare un esempio, non è certamente la sua specialità, ma vale la pena provare se, in altro modo, non si riesce a cavare fuori un ragno dal buco.

Anche le brevi corse a tappe potrebbero essere un buon terreno di caccia per il sardo. Sovente le gare in questione hanno un solo arrivo in salita e, dunque, le chance di Aru di avere una giornata storta si abbassano notevolmente. Mettere nel mirino una Parigi-Nizza o una Volta a Catalunya sarebbe già qualcosa. E poi ci sono le classiche. In gare in linea con arrivo in salita, soprattutto, Fabio può dire la sua. Pensiamo a Freccia Vallone, Giro dell’Emilia e Milano-Torino, tutte corse adattissime a un corridore dotato di scatto brusco come il Cavaliere dei 4 Mori.

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Foto: Valerio Origo

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