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US Open 2019: Roger Federer alla ricerca della rivincita dopo la finale di Wimbledon

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La testa di tanti è ancora ferma lì, a quei due match point mancati da Roger Federer nella finale di Wimbledon contro Novak Djokovic sull’8-7 del quinto set. Nessuno, forse neanche lo svizzero, sa realmente quanto siano stati importanti, in un senso o nell’altro, quei due punti di un pomeriggio della metà di luglio.

L’attuale numero 3 del mondo, da quel giorno, non è sceso in campo che due volte, a Cincinnati, per battere l’argentino “El Topo” Juan Ignacio Londero e per uscire sconfitto dalla sfida contro il russo Andrey Rublev, che aveva curiosamente dimenticato di iscriversi al Masters 1000 dell’Ohio, partendo dalle qualificazioni. Non si è trattato tanto di una debacle di Federer quanto di un’ottima giornata di Rublev, in grado di far funzionare il dritto con alto profitto.

L’elvetico, agli US Open, ha vinto cinque volte, ma l’ultima risale al 2008 e lo scorso anno ha subito una cocente delusione con la sconfitta negli ottavi in quattro set per mano dell’australiano John Millman, in un’umida notte di New York. In quest’occasione il tabellone sembra dargli un aiuto maggiore sulla strada che potrebbe riportarlo di fronte a Djokovic in un’ipotetica semifinale, e con il rivale di sempre, Rafael Nadal, nell’altra metà.

Chiaramente, permangono tutti i dubbi sul vero stato di forma di Federer. Se su quello fisico bisogna tenere in considerazione il fatto che, a 38 anni, il numero 3 del mondo ha comprensibilmente diradato le proprie presenze, è sul fronte psicologico che bisogna scoprire quanto, e se, la finale dei Championships ha tolto al nativo di Basilea, che comunque sta lavorando per mostrarsi pronto al debutto, come dimostrano le sessioni di allenamento di cui è protagonista a Flushing Meadows.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Leonard Zhukovsky / Shutterstock.com

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