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MotoGP, Valentino Rossi e un finale di carriera che non si sarebbe aspettato con la peggior Yamaha da oltre tre lustri

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In molti, persino l’ex campione del mondo Kenny Roberts sr., si stanno chiedendo come faccia Valentino Rossi ad essere ancora al top della MotoGP dopo aver spento le 40 candeline. La voglia di correre del pilota di Tavullia è letteralmente senza fine e ce ne stiamo accorgendo sempre più, specialmente in questi mesi così difficili. Certo, probabilmente il nove volte campione del mondo non sarà più quello di 10-15 anni fa, non avrà più la brillantezza di una volta, ma a sua discolpa bisogna anche sottolineare come stia gareggiando con una moto largamente insufficiente, quantomeno per il suo stile di guida.

Dopo anni eccezionali, dall’avvento dello stesso “Dottore” alla scuderia di Iwata nel campionato 2005 (forse il vero gioiello della sua incredibile carriera), nei quali ha vinto ben cinque titoli iridati, la Yamaha ha vissuto un’involuzione che ha lasciato senza parole. Dopo annate disastrose si è giunti a questo 2019, nel quale si procede con alti e bassi clamorosi. All’inizio del campionato era lo stesso Rossi l’unico a sapere sfruttare la moto nipponica, mentre ora Maverick Vinales e Fabio Quartararo hanno invertito la tendenza.

Per il numero 46 più famoso del mondo il calvario prosegue con un mezzo che è sempre più complicato da mettere in pista e che, sostanzialmente, è gli antipodi del suo stile di guida. Passano i mesi e la situazione non migliora, anzi. Le difficoltà non mancano, la frustrazione è immensa, ovviamente, ma la voglia di non mollare mai di Rossi è sempre lì, ogni volta, a farlo lottare sessione per sessione per puntare al massimo. Non è semplice e scontato a 20 anni, figuriamoci a 40, quando hai vinto tutto più e più volte.

La carriera del pilota di Tavullia procede in questo modo. Con pochi guizzi, i migliori che sono sempre più lontani, e le soddisfazioni che si fanno sempre più rarefatte. Dispiace, non c’è dubbio, vedere una leggenda simile chiudere in una maniera così anonima, e non certo per colpe sue. Se si passa ai freddi numeri il quadro si fa davvero grigio. L’ultima vittoria della sua carriera risale all’ormai arci-noto Gran Premio d’Olanda 2017, ben 778 giorni e 37 appuntamenti fa. Un digiuno che spiega in maniera perfetta le difficoltà del pesarese che, con una moto decisamente imperfetta, sembra lottare contro i mulini a vento.

Il grave problema per Rossi è che questo trend sembra ancora ben lontano dalla chiusura. Le occasioni per vincere sono sempre meno (e un anno fa le ha sprecate entrambe con le cadute di Sepang e Valencia) ed i mesi che lo separano dall’annunciato ritiro (al termine dell’annata 2020) si stanno a mano a mano esaurendo. Il finale di carriera del “Dottore” rischia di proseguire in maniera anonima e sottotraccia. La Yamaha non sta certo dando una mano verso un addio decoroso e questo, ne siamo certi, sta davvero lacerando dentro il nove volte campione del mondo.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Valerio Origo

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