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Nuoto, Mondiali 2019. IL PAGELLONE martedì’ 23 luglio. CHE ITALIA! Quadarella stellare, Carraro straordinaria, Pellegrini e Scozzoli infiniti

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SIMONA QUADARELLA 10 e lode: Perchè i treni bisogna saperli prendere e lei l’occasione che ti cambia la vita non se la fa sfuggire. A mezzogiorno arriva la notizia ufficiale: niente 1500 per Ledecky che sta male. Un brivido lungo attraversa la schiena della mezzofondista romana che, da accreditata outsider della vigilia, si trasforma in favorita, un ruolo che lo scorso anno ha ricoperto con grande autorità all’Europeo e che fa suo nel migliore dei modi, non cambiando di una virgola la sua strategia da utilizzare anche contro Ledecky: partire forte e cercare di arrivare altrettanto forte. Si migliora di 8″, quelli che le servono per battere la rivale Kohler e la Wang che non è quella della vasca corta. Da oggi entra in un’altra dimensione, quella delle super campionesse ma ha dimostrato di sapersi gestire alla grande e oggi è arrivata là dove riuscì un’altra romana super, Alessia Filippi, esattamente dieci anni fa nella piscina di casa.

MARTINA CARRARO 9: La storia gloriosa della rana italiana non poteva essere scritta solo da uomini. Ci voleva una donna a rinfocolare una storia fatta di medaglie, primati, successi e podi ed eccola, arriva da Genova ma abita a Imola, è fidanzata di un ranista che oggi ha scritto anche lui un capitolo del libro della rana italiana, si chiama Martina Carraro ed è la prima italiana a salire sul podio mondiale in questa specialità. Una gara mozzafiato, vietata ai deboli di cuore, in cui Martina Carraro dimostra di aver acquisito quella capacità tattica e freddezza che le erano mancate in passato. Non si fa ingolosire da King, lascia sfogare Aoki, non segue Efimova nella sua risalita. Ha in testa uno spartito e suona a modo suo, meglio di tutte le altre terrestri e, marziane King ed Efimova escluse, è la migliore con il nuovo record italiano che le serve per battere di 4 centesimi la rivale giapponese e per ritagliarsi un posticino nella leggenda dello sport italiano.

FEDERICA PELLEGRINI 8.5: Per due minuti ci porta fuori dal tempo e dallo spazio. Potremmo trovarci a Pechino nel 2008, a Roma nel 2009, a Shanghai nel 2011 o a Barcellona nel 2013. Vediamo sempre la stessa sequenza di immagini: una nuotata meravigliosa, una capacità di gestione della gara impeccabile, quella sì, diversa da tutte le altre volte ma sempre vincente. E arriva così l’ottava finale individuale su nove Mondiali nei 200 stile libero. Sembra avere fatto un patto con il diavolo per due motivi: uno perchè sul suo fisico il tempo non lascia segni, due perchè quando si tratta di gare iridate la fortuna (che poi si è fatta restituire il conto con gli interessi alle Olimpiadi) è dalla sua parte e stavolta si è materializzata con i ritiri per diversi motivi (il più bizzarro è Ruck, fuori da una gara dove aveva credenziali da podio per fare quarta nei 100 dorso) di almeno tre rivali pericolosissime sulla carta. L’attesa per domani si fa febbrile.

FABIO SCOZZOLI 8.5: Un altro che col diavolo quattro chiacchiere deve averle fatte. Il nono posto al mondo nei 100 rana (con il classico cartello work in progress sulla porta) non gli bastava e allora eccolo scendere in vasca in semifinale, dopo una batteria del mattino non straordinaria ma sufficiente a superare un turno che altre volte (l’ultima ad Hangzhou nel Mondiale in corta) gli era stato fatale, e compiere l’ennesimo capolavoro di una carriera infinita. Partenza tra le migliori (a fine gara si lascerà sfuggire un “la migliore”) della sua prestigiosa collezione, subacquea divina e via per 15 metri di nuotato che spesso erano costati cari e che stavolta non lasciano scampo perfino al terribile brasiliano Joao Gomes Junior che lo aveva battuto quattro volte su quattro tra Champions Swim Series e Settecolli tra maggio e giugno. La gara perfetta si chiude con il nuovo record personale e italiano (26”70) che gli regalano il terzo tempo assoluto dietro a Peaty e a Felipe Lima e la quinta finale mondiale in quattro edizioni: due (con doppio argento) a Shanghai 2011, una (quinto posto nei 100) a Barcellona 2013, una (sesto posto nei 50) a Budapest 2017 e questa con una storia tutta da scrivere

NICOLO’ MARTINENGHI 5. La nota stonata di una bella giornata. Ora gli indizi iniziano a diventare una prova ed è doloroso constatare quanto il varesino patisca le serie progressive. Nuota in 27″ netto la batteria, facendo sperare in una semifinale da fuochi d’artificio e invece l’elefante partorisce il topolino perchè, con tutta la rabbia che deve avere in corpo dopo la squalifica dei 100, un anno di sofferenza, le occasioni mancate, non riesce mai a spiccare il volo e si ferma a 27″3 che lo estromette da una finale che era assolutamente alla sua portata e che sarebbe bastata a rendere il suo Mondiale un punto di partenza con la base molto alta. Da rivedere, soprattutto per la tenuta mentale ma è giovane, tanto giovane e un talento così va aspettato ed aiutato a superare le sue difficoltà perchè può dare tantissimo al movimento azzurro che non lo metterà ai margini.

FILIPPO MEGLI 8: In questo tourbillon di medaglie e finali conquistate rischia di passare in secondo piano una vera impresa da voto altissimo in pagella. Filippo Megli non si è accontentato di aver conquistato la finale dei 200 stile libero con il record italiano ma ha lottato come un leone in una gara strana, chiusa con la squalifica del vincitore, il lituano Rapsys, che ha messo su un piatto d’argento l’ennesimo oro di Sun che deve avere una calamita per questo materiale prezioso che viene a lui anche quando non lo ottiene. Tornando a Megli: secondo record italiano in due giorni, quinto posto a 4 centesimi dal bronzo, altra prestazione di altissimo spessore e tutti gli applausi del caso se li merita. E la 4×200 prende quota ogni giorno di più…

ARIANNA CASTIGLIONI 6: Ieri sembrava non sentire i due 100 rana che aveva sul groppone nello spareggio ma oggi la preparazione non ottimale ha presentato il conto in finale. Un po’ troppo esuberante nella vasca di andata dove forse si fa ingannare dal ritmo elevatissimo delle corsie centrali e nel ritorno la benzina finisce proprio nel momento in cui lei è abituata a partire in progressione e ad andare a recuperare le rivali sfinite. Quella sfinita, a fine gara, era la Castiglioni che però esce da Gwangju rinfrancata, con un primato italiano eguagliato e detenuto per una giornata e con tanta voglia di tornare a giocarsela alla pari con la rivale di sempre Martina Carraro che sa bene che uno spicchio della medaglia è anche merito di una rivale e amica che la stimola sempre nelle gare entro i confini italici.

FEDERICO BURDISSO 7.5: La gioventù si paga anche quando si dimostra qualche anno in più di quelli che si hanno realmente. Burdisso è arrivato a questo Mondiale non al meglio della condizione e il motivo c’è: l’esame di maturità da sostenere in Inghilterra dove ha frequentato la scuola superiore. Eppure ha gareggiato come se fosse al cento per cento, all’arrembaggio. Partenza forte e chiusura come viene, in base alle energie che restano a disposizione, che di solito sono sufficienti per un bel finale. Non questa volta quando la benzina finisce ai 170 metri ma il destino è strano. Lo scorso anno a Glasgow, in un Europeo, una gara del genere gli fruttò il nono posto in semifinale e dovette usufruire di una rinuncia per entrare in finale dove poi seppe cogliere il bronzo. Quest’anno sembra soffrire ancora di più, fa segnare un tempo non straordinario, si tratta di un mondiale, eppure entra in finale con il sesto tempo e domani, con un po’ meno di irruenza, potrebbe anche giocarsela per un posto sul podio.

GREGORIO PALTRINIERI 8.5: Dubbi sulla sua condizione, sulle fatiche da acque libere, sulla delusione per la mancata medaglia individuale? Ecco la risposta del campione modenese che zittisce tutti i dubbiosi a suo modo con un 800 come poche volte ha nuotato in carriera che annichilisce tutti gli avversari di una batteria nobilissima, “gemello” Detti compreso. Wellbrock affonda, Wilimovski pure: gli specialisti del fondo che facevano paura alla vigilia non ci saranno in finale e Paltrinieri ha dato l’impressione di avere ancora gas da aprire in finale. Che abbia ragione lui e la combo fondo+piscina a Tokyo potrebbe farlo entrare nella leggenda? Aspettiamo, pronti a stropicciarci gli occhi per l’ennesima volta.

GABRIELE DETTI 7: Il suo lo fa e raggiunge la finale che era il suo obiettivo ma affronta l’800 in modo esattamente contrario rispetto alla batteria del 400 quando prese da subito il comando delle operazioni e volle fare corsa di testa per non correre rischi. Anche nella batteria degli 800 di rischi non ne corre ma fatica un po’ nella prima parte, si lascia sfuggire Paltrinieri e nel finale perde pure lo sprint con Aubry che conta poco o nulla. L’impressione è che anche lui abbia tanta forza in più e che gli azzurri proveranno a chiudere nella morsa Romanchuk che sembra l’unico avversario veramente pericoloso. E’ la sua gara, sta bene: non sarà una batteria così così a minare il suo percorso.

 

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