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Nuoto, Mondiali 2019. IL PAGELLONE lunedì 22 luglio. Il meglio da Megli! Raniste d’assalto, Quadarella d’autorità. Panziera: campanello d’allarme?

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FILIPPO MEGLI 8.5: Il toscano è l’uomo copertina di giocata perchè, al di là dell’ottavo tempo in semifinale e della qualificazione per un soffio ad una insperata finale nei 200 stile libero, compie una vera e propria impresa cancellando dal libro dei record italiani Emiliano Brembilla dopo dieci anni dal tempo gommato di Roma. La prestazione di Megli fa sognare in due sensi: l’Italia ritorna in finale nei 200 stile dopo un periodo lungo di assenza e questo Megli, assieme a questo Detti, a Ciampi, Di Cola, Zuin e magari De Tullio, può essere un motore potentissimo per una 4×200 che sta riprendendo forma in modo dirompente.

MARGHERITA PANZIERA 4.5: E’ l’unica vera delusione di questa seconda giornata iridata. I tempi fatti segnare in stagione e i tempi fatti segnare dalle rivali nella prima semifinale facevano molto ben sperare per una qualificazione alla finale della dorsista veneta nei 100 che non sono la sua gara ma che l’avevano vista gareggiare da protagonista anche in ambito mondiale. Niente finale, tempo più alto di quello ottenuto lo scorso anno in finale a Glasgow e tante nubi che si addensano su un cielo stagionale fino a questo momento limpidissimo. E’ il momento della verità e anche nelle difficoltà Margherita Panziera deve dimostrare sui “suoi” 200 di aver fatto il salto di qualità, cancellando la brutta prova di oggi.

ELENA DI LIDDO 7.5: E’ vero, il quarto posto suona sempre male perchè si resta ai piedi del podio ma questo quarto posto non lascia spazio a rimpianti e recriminazioni: è un signor risultato ottenuto da una signora atleta che sta migliorando a vista d’occhio, sta raggiungendo la continuità e il livello delle più forti della categoria. Non si è ulteriormente migliorata ma è andata vicinissimo al suo record italiano facendo segnare la sua seconda miglior prestazione di sempre dopo quella di ieri in semifinale che le è valsa il secondo record italiano in poche ore. Avrebbe dovuto migliorarsi di mezzo secondo per puntare al podio: impossibile e dunque va bene così, un passo per volta.

SIMONA QUADARELLA 7.5: Non c’era bisogno di strafare nelle batterie dei 1500 dove la cerchia delle protagoniste era piuttosto ristretta e si entrava in finale con tempi abbordabili per il bronzo di Budapest. Simona Quadarella, però, ha voluto testare la condizione e magari anche mandare un messaggio alla concorrenza con una prima parte di gara su ritmi elevati che tagliano gambe e braccia alla specialista del fondo Twichell che prova a seguirla e paga duramente nel finale. Nel finale, invece, lei dimostra di averne ancora e di calare volutamente il ritmo in una gara dominata. Ledecky, nella batteria successiva, fa meglio di lei di tre secondi ma è ancora sotto shock per la sconfitta dei 400 e domani inizieranno anche i 200… La lotta è ancora impari, sia chiaro, ma mai come oggi la distanza (che c’è) fra le due è così poco ampia. Il dilemma ci sarà fino al momento del blocco: gareggiare per l’argento oppure provare a fare l’impresa col rischio però di saltare se Ledecky saprà imprimere i suoi ritmi alla gara? La notte starà portando consiglio.

SILVIA SCALIA 5.5: Non è qui per i 100 dorso o quantomeno per la gara individuale su questa distanza, ma brucia l’eliminazione al primo turno per due motivi: perchè con due decimi in meno si andava in semifinale e perchè in due giorni di gare, è l’unica italiana ad essere uscita di scena al primo turno. Si rifarà nei 50 che sono la sua gara: la condizione è buona e la voglia non manca.

MARTINA CARRARO 8: La metamorfosi è completata. Dal Mondiale in vasca corta di dicembre è un’altra atleta, con altro piglio e con grandi prospettive di fronte in un panorama, quello della rana femminile che non è così denso di big come quello maschile e dunque lascia spazio ai cosiddetti outsider che però si vogliono conquistare un posto nella storia. Terza in batteria, quarta in semifinale con il record italiano, poi eguagliato da Castiglioni, dimostra freddezza e capacità di saper leggere la gara non facendosi prendere dal panico in semifinale quando davanti a lei King e Aoki vanno in fuga nella vasca di andata. Il suo è un 100 rana ben bilanciato e il sogno di salire sul podio è plausibile con la consapevolezza che l’unico gradino possibile, a meno di crolli imprevisti, è il terzo e sei atlete hanno la stessa aspirazione.

ARIANNA CASTIGLIONI 7.5: All’inferno e ritorno. Bene al mattino, con una grande seconda vasca, male in semifinale dove rischia di uscire di scena strappando in extremis l’ottavo posto e lo spareggio con la belga Lecluyse. Qui costruisce il suo capolavoro perchè arriva da una preparazione a singhiozzo per via di problemi fisici, va a disputare il suo terzo 100 rana nello stesso giorno, a un’opera di distanza dalla gara precedente che è pur sempre una semifinale mondiale, e in quel palcoscenico tutto per lei e la belga, tira fuori la più bella gara in carriera eguagliando il record italiano fatto segnare poco prima da Martina Carraro. Il carattere non le è mai mancato e anche stavolta lo sfodera al momento giusto salendo un altro gradino in una carriera costellata di problemi fisici ma anche di grandi gioie. E non è finita perchè domani in finale potrebbe essere un cliente duro per tutte con quel finale.

SIMONE SABBIONI 7: Se si pensa che tre mesi fa era praticamente fermo, si può tranquillamente gridare al miracolo. Dopo tre anni sofferti, travagliati, pieni di inconvenienti, il dorsista romagnolo torna ad avvicinare i suoi migliori tempi e sfiora l’ingresso in finale. Avrebbe firmato alla vigilia, considerato che il 100, per la sua condizione attuale, è la gara più complicata. Tanto per stare in tema di inconvenienti, il capolavoro vero lo compie in batteria quando affonda in partenza per la rottura del device, chiede di poter gareggiare da solo subito dopo la fine della sua batteria e piazza un 53″85 che lo manda in semifinale. Più forte di tutto e da ora in poi, se la sfortuna smette di punzecchiarlo, si può solo crescere. L’obiettivo finale a Tokyo è alla portata.

THOMAS CECCON 5.5: Se si viaggia sul filo si può anche rischiare di cadere e il giovane azzurro è caduto ieri nelle batterie dei 100 dorso salvo poi rialzarsi per un ricorso vinto dal clan azzurro che lo ha riammesso in semifinale. Sta di fatto che sia in batteria, sia nel turno successivo Ceccon resta nettamente al di sopra dei suoi standard ed esce di scena. Un’altra prestazione al di sotto delle aspettative in una grande manifestazione assoluta. Inizia ad essere il terzo indizio, dopo Copenaghen e Hangzhou ma vale la pena di aspettarlo, sempre e comunque.

GIULIA GABBRIELLESCHI 5.5: La fatica della staffetta di fondo si fa sentire nel fisico e nella mente della toscana che non riesce a restare sui livelli del Settecolli che era un po’ il suo obiettivo. La finale è piuttosto lontana ma se vorrà tornare a puntare sulla piscina, la vice campionessa del mondo di staffetta in acque libere e della 10 km in Europa, parte sempre e comunque da una base solida sui 1500 stile.

 

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