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MotoGP, Mondiale 2019: Valentino Rossi e l’inevitabile trascorrere del tempo. Il “Dottore” dovrebbe smettere?

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Valentino Rossi e l’inevitabile trascorrere del tempo. Il “Dottore” viene da tre “zero” consecutivi nel Mondiale 2019 di MotoGP e la vittoria di Assen (Olanda) del suo compagno di team Maverick Vinales, mentre lui finiva per le terre perdendo l’anteriore della sua M1, fa capire che non è un periodo molto positivo.

Il nove volte iridato ha visto dunque prolungarsi il digiuno da vittorie. Sono passati infatti due stagioni dall’ultimo successo di tappa proprio nella Cattedrale del Motociclismo e le argomentazioni del partito “Rossi ritirati!” acquisiscono sempre maggior forza e rilevanza. Senza infatti munirsi di un comunicatore abile, la fazione dei detrattori può contare sulla mancanza di risultati che, specie da quando si è tornati in Europa, Valentino ha manifestato nel proprio percorso iridato.

Il decimo titolo è ormai una chimera, visto il distacco dalla vetta occupata da Marc Marquez (88 punti). Ma più che pensare al titolo, Valentino dovrà valutare cosa fare del suo futuro. Il suo contratto scade nel 2020 e lui non è tipo da arrendersi tanto facilmente, visto che più volte si è trovato in situazioni nelle quali, quando tutti credevano che avrebbe desiderato appendere il casco al chiodo, proseguiva per la propria strada. Certo l’astinenza da successi ed una Yamaha diventata ancora una volta enigmatica tra le sue mani sono le criticità che non aiutano il “46” dal punto di vista psicologico.

E allora perché continuare? La passione è stata la molla principale ma è evidente che serve un supporto maggiore. Fare podi e vincere sono sempre i propositi di chi corre per competere e non solo per puro divertimento. Al Sachsenring Valentino è chiamato a ritrovare la quadra e a invertire il trend per dare un segnale di vitalità e tornare a smuovere una graduatoria altamente deficitaria. Le due top-3 in Argentina e ad Austin (Texas) avevano forse un po’ illuso. Ora serve concretezza per essere ancora protagonista nella classe regina e non solo un pallido ricordo di ciò che è stato.

 

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Foto: Valerio Origo

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