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Calcio femminile, Elena Linari: “Abbiamo cercato di cambiare la visione della donna. Professionismo? Meglio il modello inglese”

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L’avventura della Nazionale italiana di calcio femminile ai Mondiali 2019 è finita ai quarti di finale contro l’Olanda, finalista di questa rassegna iridata in Francia insieme agli Stati Uniti. Le azzurre son state protagoniste di un percorso esaltante che le ha portate dove nessuno si sarebbe aspettato, ad un passo dalla qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Un’esperienza molto importante per le nostre giocatrici non solo per i risultati sul campo ma anche per la visibilità di tutto il movimento, bisognoso di attenzioni e di promozione affinché attecchisca con una certa continuità in un tessuto sociale particolare come quello italiano, dove si fa ancora tanta fatica ad accettare che una donna possa vestire pantaloncini e scarpini.

Una delle protagoniste è stata il difensore dell’Atletico Madrid Elena Linari. Lei, designata per sostituire nel migliore dei modi l’infortunata Cecilia Salvai, ha saputo sfruttare alla grande la sua occasione, mettendo a frutto la propria militanza internazionale tra le fila dell’Atletico Madrid, compagine con la quale ha vinto la Liga: “Ho lavorato tutto l’anno per farmi trovare pronta e ho colto la mia opportunità. Questo Mondiale ha portato un entusiasmo incredibile in Italia e noi abbiamo cercato di trasmettere quei valori che crediamo siano fondamentali: il rispetto, il senso di appartenenza ma anche la grinta. Dare l’anima per la causa“, le parole orgogliose di Linari, intervistata da Repubblica.

Un’occasione, dunque, da sfruttare che però non deve mettere in secondo piano alcuni aspetti: “Vorrei che non si dimenticassero i sacrifici che abbiamo dovuto fare, le rinunce, le discriminazioni che abbiamo subito. Noi abbiamo cercato di cambiare la visione della donna e ringrazio chi ci ha seguito e supportato per modificare la cultura del pregiudizio“. Un contesto dilettantistico quello italiano lontano dai modelli professionistici di altre realtà. Per Linari però un passaggio di questo genere non sarebbe la soluzione: “Se si dovesse passare al professionismo ci sarebbe il collasso dell’intero sistema. Mi auguro che si inizi un percorso simile a quello fatto in Inghilterra, dove hanno chiuso il mercato per tre anni e lavorato sulle ragazze“.

 

 

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Foto: Lisa Guglielmi / LPS

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