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Calcio

Mondiali calcio femminile 2019, l’Italia sfida il Brasile di Marta. Chi è il mito vivente del pallone in rosa?

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Marta Vieira da Silva. Semplicemente Marta. Semplicemente una delle più forti giocatrici di tutti i tempi, un simbolo del calcio femminile, una fuoriclasse capace di segnare 16 gol nelle sue cinque apparizioni ai Mondiali (proprio come Miro Klose al maschile, un record assoluto), un emblema che in carriera è stata premiata per ben sei volte come migliore giocatrice al mondo (quattro FIFA World Player e un Best FIFA Women’s Player, l’ultimo nel 2018). Portabandiera del suo Brasile alle Olimpiadi di Rio 2016, ambasciatrice del Mondiale maschile di cinque anni fa. In una sola parola: un mito.

Un’icona ma con una bacheca priva di grandi vittorie (escludendo le soddisfazioni personali): non ha mai vinto un titolo iridato (seconda a Cina 2007), non ha mai conquistato una medaglia d’oro a cinque cerchi (argento ad Atene 2004 e a Pechino 2008), niente Champions League. Questa sera Marta dovrà trascinare la sua Nazionale contro l’Italia ai Mondiali, la sfida di Valenciennes (ore 21.00) rappresenta un autentico spartiacque per le verdeoro: devono assolutamente fare risultato per sperare di proseguire la propria avventura in Francia, una sconfitta metterebbe a serio rischio la qualificazione agli ottavi di finale. Questa micidiale 33enne non vuole fare le valigie con anticipo e cercherà di avere la meglio contro le azzurre, Sara Gama proverà a essere la sua ombra in campo per impedirle di inventarsi le magie di cui è capace.

L’attaccante dell’Orlando Pride, team statunitense da cui percepisce uno stipendio di 400mila euro a stagione (è una delle cinque calciatrici più pagate al mondo), è un vero e proprio idolo in Patria non solo per la sua strepitosa carriera che ormai volge al termine (si è ancora data due anni di tempo prima di ritirarsi dal palcoscenico internazionale) ma anche per la sua storia di vita: un esempio di caparbietà e tenacia, doti che non le sono mai mancate e che le hanno permesso di arrivare fino a questi livelli. Marta è nata a Dois Riachos, un piccolo paese a 180 chilometri da Maceiò (siamo a nord-est del Paese): nei primi anni novanta è l’unica ragazzina a giocare al pallone in quella comunità, in uno Stato in cui il calcio è religione. La sua infanzia è difficile, il padre ha abbandonato la famiglia quando lei aveva un anno ed è cresciuta con la mamma che doveva mantenere quattro figli con il suo salario da portinaia. Questa sera l’Italia si troverà di fronte la Regina del calcio internazionale, colei che ha segnato un’epoca: punirà la nostra Nazionale o le azzurre riusciranno a contenere un’icona vivente?

 

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Foto: Lapresse

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