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Ciclismo

Il Mortirolo al Giro d’Italia 2019: il luogo sacro del ciclismo, salita mitica che ha segnato la storia. Oggi una nuova leggenda

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Mortirolo

Il ciclismo è uno sport costruito su luoghi sacri, icone che hanno fatto la storia e segnato il tempo, località quasi da culto religioso in cui si sono scritte pagine epiche e in cui si respira il profumo della storia. Il Mortirolo figura nella lista strettissima dei baluardi di questa disciplina, universalmente riconosciuta come una delle quattro salite più dure d’Europa, un posto magico in cui si è fatta la storia in tutti i sensi (era una mulattiera cruciale durante la Seconda Guerra Mondiale) e in cui lo sport sui pedali ci ha sempre regalato pagine mitiche.

Il Mortirolo, conosciuto anche come Passo della Foppa, collega Valtellina e Val Camonica. Si può giungere alla vetta (1852 metri s.l.m.) da tre versanti: Mazzo di Valtellina (12 km con pendenza media del 10,9% e punte massime del 18%, 1300 metri di dislivello e 32 tornanti), Edolo in Val Camonica, Tovo di Sant’Agata. Il primo è il più duro con pendenze costantemente in doppia cifra e i 6 km centrali che non vanno mai sotto il 12%. Il ciclismo ha tre luoghi sacri: il Mortirolo, l’Alpe d’Huez (simbolo del Tour de France), l’Angliru (icona della Vuelta di Spagna). Aggiungiamoci il Monte Zoncolan che per pendenze è indubbiamente tra le quattro ascese più impegnative del Vecchio Continente. Il Giro d’Italia 2019 transiterà sul Mortirolo, lo farà durante la tappa odierna: le rampe micidiali decideranno la sedicesima frazione da Lovere a Ponte di Legno, dalla cima mancheranno 28 km al traguardo e i big si daranno battaglia per la classifica generale.

La Corsa Rosa è passata per 13 volte da questa montagna: 10 salendo da Mazzo (come oggi), 2 da Edolo e 1 da Tovo. Ricordiamo che non può essere arrivo di tappa: la strada che conduce al GPM è troppo stretta e in cima non si crea uno spiazzo, dunque è impossibile fare sede per l’intera carovana. Un luogo così mitico ma scoperto dal ciclismo soltanto nel 1990 quando il venezuelano Leonardo Sierra transito per primo, l’anno successivo toccò a Franco Chioccioli poi nel 1994 la magia di Marco Pantani: il Pirata, dopo il sigillo a Monte Giovo, si inventò un attacco dei suoi e il 5 giugno 1994 entrò definitivamente nel cuore degli italiani per non uscirne mai più (a lui è stato intitolato un trofeo proprio lungo il Mortirolo). Ivan Gotti primeggiò nel 1996 (suo il record di scalata col tempo di 42’40”) che replicò tre anni dopo. Indimenticabile la doppietta di Ivan Basso (2006-2010), l’ultimo passaggio nel 2017 con lo spagnolo Luis Leon Sanchez: oggi chi riuscirà a entrare nel mito?

 

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Foto: Lapresse

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