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Calcio, Roberto Mancini: “Noi siamo l’Italia, possiamo fare come la Francia e la Spagna e aprire un ciclo”

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Roberto Mancini, a quasi un anno dal suo esordio come commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, ed alla vigilia del doppio confronto con Grecia e Bosnia, molto importante per il cammino azzurro verso gli Europei itineranti del 2020, ha concesso un’intervista al quotidiano torinese “La Stampa“.

Dura la vita da selezionatore, dato che sono pochi gli spazi riservati alla Nazionale: “La cosa più faticosa è stare mesi senza poter allenare, mi vengono delle idee e non posso applicarle. Per me è un sacrificio avere così poco la squadra a disposizione. Speriamo di essere ripagati agli Europei“.

Non si pone limiti il CT, che si dice fiducioso per il prosieguo del quadriennio: “Se facciamo un buon lavoro, se giochiamo un calcio offensivo che diverta e che gratifichi, ecco che allora i risultati sono possibili. Noi siamo l’Italia, possiamo fare come la Francia e la Spagna e aprire un ciclo“.

Sono tanti i giovani in azzurro, ora ci vuole il salto di qualità per essere dei campioni: “Andare in una grande squadra li può migliorare. Se giochi in una squadra per cui un pari è negativo, sei obbligato a cambiare mentalità. Bernardeschi è migliorato tantissimo e ancora gli mancano un paio di step“.

Tanti sono pronti ad esplodere: “Kean ha solo 19 anni, dipende da lui ma può diventare un attaccante straordinario. Io lo faccio giocare anche esterno, ma se fa quello che deve fare sarà un grande centravanti. Poi Tonali, Barella, Mancini, Zaniolo. Anche a livello fisico possiamo dire la nostra“.

Quasi fatte le convocazioni per le prossime gare: “Abbiamo già deciso tutto, i dubbi sono sugli attaccanti. Pavoletti ha caratteristiche uniche, Quagliarella ha fatto un gran campionato, poi Immobile, Lasagna. Per gli Europei dovrò scegliere tre centravanti, non cinque. C’è anche Zaza, a me piace molto ma se gioca poco non posso chiamarlo“.

Lunedì 27 Mancini sarà insignito del Premio Bearzot: “Lo ricevo da CT. Lui è il tecnico che mi ha fatto debuttare in azzurro e quella dell’82 è stata l’ultima squadra per cui ho fatto il tifoso e basta. Mi ha dato emozioni incredibili nonostante fossi già un giocatore. È come se si chiudesse un cerchio. Mi riempie di orgoglio e spero che mi porti fortuna“.

 

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roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: kivnl / Shutterstock.com

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