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MotoGP, un Mondiale più aperto che mai. Classifica cortissima: Marquez resta favorito, ma ora Dovizioso e Valentino Rossi ci credono

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Il Luna Park di Austin ha chiuso i battenti e un po’ anche dispiace perché, al di là della tempesta di fulmini e delle buche disseminate lungo il percorso, non ci si è annoiati di certo lungo i saliscendi del Texas. I nuovi teorici della “MotoGP noia” sono stati sconfessati e i valori completamente ribaltati. Alzi la mano chi avrebbe potuto immaginare che dopo il weekend statunitense Andrea Dovizioso si trovasse in vetta alla graduatoria e lo spagnolo Marc Marquez fosse quarto.

Ben pochi sarebbero potuti arrivare a tanto. L’errore dell’iberico in curva-12 è stato, ironia della sorte, un fulmine a ciel sereno quando tutti avevano già preparato il pezzo da mandare al loro direttore, con titolo preconfezionato: dalla settima sinfonia si è passati alla caduta del re. Sì, perché Marquez era, ed è, il sovrano in Texas. Il modo con il quale stava portando a casa il risultato pieno non ammetteva repliche ma anche i migliori sbagliano e lui non fa eccezione. Ne approfittano gli inseguitori che, un regalo del genere, nel feudo del “93”, proprio non se lo aspettavano. Può sorridere il “Dovi” che, con il morale sotto i tacchi per il 13° tempo in qualifica, ha strappato un quarto posto utile per mettere fieno in cascina sulla pista meno amica alla sua Ducati.

Il forlivese, dunque, torna in vetta, ma l’equilibrio regna sovrano: Valentino Rossi a -3, Alex Rins a -5 e Marc a -9. In questo contesto, la Yamaha e Valentino hanno confermato di essere performanti. Se dall’altro lato del box si sorride decisamente poco e ci si riferisce a Maverick Vinales, un po’ in confusione (penalizzato ieri per partenza anticipata e undicesimo all’arrivo), il “Dottore” porta a casa un secondo posto che fa morale e bissa il medesimo riscontro ottenuto in Argentina. Certo, dispiace aver visto sfumare la vittoria per poco, in favore dello spagnolo Rins, bravissimo a sfruttare la sua Suzuki al 100% e a conquistare il suo primo successo in top class. Tuttavia la velocità del 40enne di Tavullia è da sottolineare al pari di una ritrovata costanza di rendimento, in barba a chi parla di pensionamento.

Si guarda a Jerez de la Frontera (Spagna), dove si correrà tra tre settimane, con tanti nodi da sciogliere. Certo, Marquez resta favorito ma lo scarso pragmatismo sul tracciato prediletto può alimentare delle speranze per gli altri. A differenza dell’anno passato, quando in lizza per il titolo erano soprattutto due marchi, l’impressione è che quest’anno le citate Yamaha e Suzuki possano essere della partita, rendendo più incerto l’esito finale di ogni weekend. In Andalusia, nel primo round del Vecchio Continente, scopriremo quanto le candidature di Dovizioso e di Rossi possano essere forti, al cospetto di Marquez, che vorrà riscattarsi dal mancato risultato di Austin.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: Johari / Shutterstock.com 

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