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Formula 1

F1, i cinque motivi della crisi Ferrari. Una stagione che rischia di chiudersi con troppo anticipo

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Mercedes: 4 doppiette. Ferrari: 3 podi. L’inizio del Mondiale 2019 di Formula Uno non si poteva riassumere in maniera migliore. Da un lato le Frecce d’argento mai così dominanti (tanto da riscrivere la storia della massima categoria del motorsport) e che letteralmente giocano al “gatto con il topo” con le Rosse che, invece, si leccano le ferite dopo quattro gare assolutamente negative.

Un avvio simile non poteva albergare nemmeno nei peggiori incubi della scuderia di Maranello. Purtroppo per Mattia Binotto e compagnia, invece, è tutto vero, e la risalita sarà quanto mai complicata, specialmente contro rivali simili che, oltre a disporre di una vettura eccezionale, sembrano anche giocare a livello psicologico con i rivali, nascondendosi fino alle FP3, per poi cambiare marcia (forse anche un paio) dalle qualifiche. E da quel momento non ce n’è per nessuno, con una sorta di “invincibilità” che non ha davvero precedenti. Soprattutto per una Ferrari che, come detto, non riesce ad opporre la benché minima difesa contro il dominio del team di Brackley. Proviamo, quindi, a dare una spiegazione a questo start così negativo per il team di Maranello. Ecco gli aspetti di maggiore rilevanza.

1 PROBLEMI TECNICI

La SF90 era nata decisamente bene e lo aveva dimostrato nel test invernali di Barcellona, quantomeno nella prima settimana. Poi, quando ha preso il via ufficialmente il Mondiale 2019, la vettura di Maranello è letteralmente scomparsa, rivelando lacune sotto troppi punti di vista. In primo luogo a livello aerodinamico, con soluzioni che, a quanto pare, non si sono rivelate efficaci, e nemmeno gli aggiornamenti portati a Baku. Un altro grave problema per la SF90 è il comportamento con le gomme. In poche parole la Ferrari non ha ancora capito come sfruttare alcune mescole, specialmente le soft, come visto in Azerbaijan. Essendo una monoposto decisamente complicata, non riesce a centrare la giusta finestra di temperatura di utilizzo degli pneumatici, compiendo interi stint di gara in difesa assoluta. Le medie in qualifica hanno spinto Leclerc all’errore, mentre le soft ieri in gara costringevano i ferraristi a perdere quasi un secondo al giro dai rivali.

2 SCARSA REATTIVITA’

Se nelle ultime annate il team emiliano aveva scelto di proporre ad ogni gara novità aerodinamiche e pezzi da testare, in questo campionato sembra essere tornata alla filosofia di qualche anno fa, quando le migliorie veniva portare in selezionati momenti dell’anno, con rischi annessi e connessi. Dopo un avvio di stagione nella quale tutte le preoccupazioni erano concentrate sulla ricerca dell’affidabilità, a Baku è arrivato il primo pacchetto aerodinamico (con notevole ritardo rispetto ai rivali) che, come se non bastasse, non ha sortito alcun effetto. Il gap nei confronti della Mercedes da notevole è diventato ampio. Il reparto tecnico di Maranello deve darsi una mossa e presentare sin da Barcellona novità efficaci, altrimenti non potrà che arrivare la quinta doppietta delle Frecce d’argento. Guardando con la memoria al passato recente, la Ferrari presentava, pronti via, una macchina subito veloce e pronta a vincere. Quindi, dopo la sosta estiva, alzava bandiera bianca, con una vettura che non riusciva più a migliorare. Nel 2018, per esempio, è stato eclatante. Vedremo se, per caso, in questa edizione il trend si potrà invertire.

3 SEBASTIAN VETTEL OPACO

L’inizio di campionato di Sebastian Vettel non si può certo definire scintillante, anzi. Dopo un 2018 che si era chiuso in maniera assolutamente negativa, il tedesco contava in una pronta riscossa sin dalle prime gare del 2019, per ribadire a tutti che il numero uno fosse di nuovo lui, quantomeno in seno alla squadra. Missione decisamente fallita. Il quattro volte campione del mondo non ha centrato che due podi per il momento e sta dando la sensazione di non essere completamente a suo agio sulla nuova SF90. Senza contare la spina nel fianco di Charles Leclerc, che lo sta mettendo in difficoltà molto più di quanto potesse aspettarsi, e che solo alcuni ordini di scuderia hanno potuto bloccare. Tutti questi aspetti hanno ormai creato un’aurea di negatività attorno all’ex Red Bull che, se vorrà davvero cullare sogni di titolo, dovrà tornare quello impeccabile di qualche tempo fa, altrimenti la scuderia di Maranello dovrà attendere un altro anno per riportare il Mondiale a casa.

4 AFFIDABILITA’

I primi quattro appuntamenti del campionato hanno ribadito che la Ferrari non è ancora sicura al 100% della solidità della propria vettura. I guai di Sakhir, e gli altri intoppi vari riscontrati in queste prime uscite, hanno minato le certezze di tecnici ed ingegneri della vettura tinta di rosso. In alcuni momenti la sensazione è stata che si andasse verso un de-potenziamento della Power Unit, per evitare ogni rischio. La gara del Bahrein, che era già stata vinta da Leclerc, ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già instabile di suo. Cina e Azerbaijan hanno dimostrato che qualche passo in avanti è stato compiuto, ma per per pareggiare l’affidabilità della Mercedes servirà ben altro.

5 CHARLES LECLERC ANCORA INESPERTO

Non è certo semplice sbarcare in Ferrari a 21 anni e provare a dimostrare sin da subito di essere da titolo. Charles Leclerc ce la sta mettendo tutta sin dall’esordio e, spesso, ha fatto vedere grandissime cose. Come detto in precedenza, per esempio, senza un guaio ad una centralina avrebbe già centrato la prima vittoria in carriera, per cui anche la sfortuna ha messo il proprio zampino. L’errore di Baku, nelle qualifiche, ha riportato sulla terra il monegasco, che sembrava quasi impeccabile. A quell’età uno sbaglio ci può sempre stare, ci mancherebbe, ma bisogna anche valutare se un team come le Ferrari potrà affidarsi ad un classe 1997 per puntare davvero al Mondiale, o credere maggiormente nell’esperienza di Vettel.

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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