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Calcio, Juventus e Napoli fuori dalle competizioni europee: una bocciatura per la Serie A

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No, decisamente non ci siamo. Il tema, purtroppo, è un evergreen ma il calcio italiano fornisce ulteriori dettagli circa un’astinenza da vittoria nelle competizioni europee per club che ormai si protrae già da qualche tempo. L’amara uscita di scena della Juventus e del Napoli allunga la striscia negativa: l’ultima Champions League vinta da una compagine della Serie A risale al 2010 con l’Inter di José Mourinho mentre per trovare l’ultimo successo in Europa League bisogna andare al 1999 quando la competizione ancora si chiamava Coppa Uefa ed era il Parma di Alberto Malesani a trionfare.

Ma che cosa non va nel campionato nostrano? Perché il differenziale con gli altri club europei è così evidente? La risposta è banale ma quanto mai vera: nelle due manifestazioni citate il più delle volte è il gioco propositivo a trionfare. Il tatticismo viene nettamente soppiantato dalla voglia di fare un gol in più dell’avversario e di occupare gli spazi in modo da rendersi con continuità pericolosi. Una mentalità che fatica ad attecchire nel Bel Paese, dove l’ossessività del risultato ad ogni costo e con qualsiasi mezzo porta ad una devianza chiara di ciò che andrebbe fatto in termini di programmazione e di miglioramento tecnico. Qualcuno potrebbe dire: “Si, ma negli ultimi anni vinceva il Real Madrid che non proponeva un calcio spettacolare!“. E’ chiaro che se si dispone di un roster di undici campioni le possibilità di vittoria aumentano anche perché sono sempre loro i principali attori in campo.

Il calcio però, come tutte le cose, è fatto di idee e di fatto l’impatto delle formazioni italiane in Europa è spesso problematico. Il ritmo di gioco nel nostro campionato è troppo compassato e poco allenante per quello che poi è richiesto dalla Champions in particolare. Questione di mentalità e di strategie: pensare che basti un calciatore, pur fenomenale, come Cristiano Ronaldo a risolvere tutto è un concetto ormai superato dall’evidenza dei fatti. Opportuno poi evidenziare come la crescita di talenti nel proprio vivaio è sempre piuttosto scarna. Nei nostri confini, le compagini giovanili paiono avere una motivazione meramente economica (fare plusvalenza) e la formazione calcistica passa quasi in secondo piano. Non è un caso che nella Next Gen Champions i risultati delle nostre squadre siano poco confortanti. I risultati non cadono cielo e sono frutto di un lavoro alla base che, a quanto pare, latita.

 

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Foto: Marco Canoniero / Shutterstock.com

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