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F1, GP Australia 2019: analisi prove libere. Ecco perché la Ferrari potrebbe essersi nascosta. Ma la Mercedes fa già paura

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I tifosi della Ferrari, quantomeno quelli che hanno scelto di evitare la “levataccia” nel cuore della notte italiana, tra un cappuccino ed una brioche, stanno leggendo quanto accaduto nelle prime due sessioni di prove libere del Gran Premio di Australia 2019. I risultati, per usare un eufemismo, stanno regalando un risveglio traumatico da Maranello al resto del mondo. La Mercedes ha spaventato, fatto il vuoto, e dominato la scena sotto ogni punto di vista. La Ferrari, invece, accusa oltre otto decimi. Già tutto chiuso? Lewis Hamilton è pronto a dominare Gran Premio e Mondiale? Con calma, andiamo ad analizzare nel migliore dei modi la situazione.

Incominciamo con il dire una cosa importante: le vetture del Mondiale F1 2019 sono letteralmente impressionanti. Nelle idee della Federazione le monoposto avrebbero dovuto perdere circa due secondi in fatto di prestazioni. Tutto sbagliato. Già oggi, infatti, i tempi messi a sogno sono già 1.3 secondi più veloci delle FP2 della scorsa stagione, rendendo lo spettacolo davvero incredibile.

Chi sembra essersene giovato in maniera maggiore è, senza dubbio, la Mercedes. Questo venerdì ha messo in mostra una W10 ai limiti della perfezione. Lewis Hamilton e Valtteri Bottas hanno sfoggiato un ritmo incredibile sia con le gomme soft (1:22.600 e 1:22.648), sia con le medie (1:23.148 per l’inglese). La vettura di Brackley si è dimostrata subito a suo agio sul tracciato di Melbourne, come accadeva anche nelle scorse edizioni, veloce sul giro secco e eccellente anche sul passo gara, procedendo senza problemi sul passo dell’1:28. Al momento le grandi favorite per il weekend sono proprio le due Frecce d’argento, ma il solco scavato con il resto del gruppo non è realistico, soprattutto pensando alla Ferrari.

La scuderia di Maranello, dopo una FP1 sullo stesso passo dei rivali, nella seconda sessione di prove libere ha cambiato strategia di lavoro, senza forzare sotto nessun aspetto. Sul giro secco, per esempio, entrambi i piloti hanno effettuato un solo tentativo con i serbatoi ben lontani dall’essere vuoti, per cui, con qualche ritocco di assetto, le SF90 saranno nuovamente pronte a combattere ad armi pare con la Mercedes. Sebastian Vettel ha chiuso in 1:23.473, mentre Charles Leclerc ha fatto segnare 1:23.754. Tempi altissimi, che non possono certo essere realistici. La sensazione è che la scuderia emiliana abbia voluto nascondersi conscia dell’ottimo lavoro svolto a Barcellona. Domani sarà la giornata decisiva e dalle qualifiche rivedremo la vera Rossa. Anche sul fronte del passo gara, per esempio, dopo un inizio più lento rispetto ai rivali, nel corso degli ultimi giri le prestazioni si sono avvicinate in maniera davvero interessante.

Sotto certi punti di vista anche in casa Red Bull la situazione è simile, con un campanello d’allarme in più. Max Verstappen, per esempio, si è classificato a otto decimi da Hamilton, ma a sua volta ha lavorato sui long run, confermando come la RB15 sia una monoposto eccellente sul passo gara e con le gomme. La potenza del motore Honda, come visto con la fermata di Pierre Gasly nel finale, è l’ago della bilancia, in ottica qualifica e affidabilità. La macchina di Milton Keynes sembra buona, non eccezionale, ma pronta a lottare. Se la Power Unit, però, non effettuerà il salto di qualità definitivo, il sogno iridato rimarrà tale.

La prima giornata di prove libere del weekend d’esordio è sempre interessante per capire come hanno approcciato le scuderie al Mondiale. Quali, per esempio, si sono avvicinate ai tre top team? In prima fila, risultati alla mano, non possiamo che mettere Alfa Romeo (con un super-Kimi Raikkonen, mentre Antonio Giovinazzi ha chiuso la sua giornata solamente in 15esima posizione) e la Renault, che piazza sia Nico Hulkenberg sia Daniel Ricciardo nelle prime otto posizioni. Al momento sono loro i “primi tra i terrestri”, ma con un distacco decisamente ridotto rispetto alla scorsa annata.

Buone conferme anche da casa Haas, dopo i numerosi dubbi dei test pre-stagionali. Romain Grosjean è decimo, Kevin Magnussen 12esimo, ma la sensazione netta è che la vettura statunitense sia in risalita dopo un febbraio tutt’altro che impeccabile. Anche la Toro Rosso può sorridere, moderatamente si intende, con Daniil  Kvyat 11esimo, mentre Alexander Albon ha pasticciato parecchio e non è andato oltre la 17esima piazza.

Capitolo conclusivo per le scuderie più in difficoltà. Come previsto la Racing Point è ancora indietro sui lavori, la McLaren fatica, e cancella in un attimo i super-tempi messi a segno a Barcellona, evidentemente fini a se stessi, mentre la Williams, con quasi due secondi di distacco dalla penultima fila, al momento partecipa ad un campionato differente. 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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