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Ciclismo, Milano-Sanremo 2019. Vincenzo Nibali: “La condizione è indietro, la squadra mi ha obbligato a stare in altura e a fare il Tour”

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Si presenterà al via della Milano-Sanremo da campione in carica sabato prossimo Vincenzo Nibali: lo Squalo dello Stretto, dodici mesi fa, con un’azione magistrale salutò il gruppo che lo rivide soltanto dopo la linea d’arrivo. L’azzurro ha rilasciato una lunga intervista a “Repubblica“.

Così il messinese racconta il successo dello scorso anno: “Bello, per il modo in cui sono arrivati quella vittoria di un anno fa e questo numero, che ti dà sempre forza ma anche responsabilità. Mi parte un corridore davanti, era pianificato che mi muovessi, ma per fare da stopper e favorire la volata di Colbrelli. Quando mi sono accorto che in fondo non avrei arrecato danno alla squadra proseguendo l’azione, ho tirato dritto, a tentare non si sbaglia mai. Ho scollinato da solo. Sapevo di dover dare tutto fino al tratto in cui spiana, e poi inizia la discesa. È tosta, ma lì ho pensato più che altro a stare concentrato e a non rischiare più del necessario, a non forzare troppo, in fondo vincere la Sanremo non dipendeva da quanto avrei guadagnato in discesa, ma dagli ultimi 3 km. Ci vogliono delle gambe incredibili per resistere al gruppo, anche se poi poche squadre erano organizzate e ognuno correva per sé. Ma non mi sono mai girato, se non agli ultimi duecento metri“.

Lo Squalo però pensa sia difficile fare il bis sabato prossimo: “Quest’anno la condizione è indietro, ho iniziato tardi, io preferirei correre di più, ma con la squadra siamo andati in altura tutto febbraio. Io non l’avrei fatto, ma sono stato costretto a cambiare programma in corso d’opera. Anche il Tour dopo il Giro l’ha voluto la squadra, io non ho mai amato fare le due corse insieme“.

Sullo scandalo doping e autotrasfusioni che dopo lo sci di fondo sta colpendo anche il ciclismo Nibali afferma: “Per fortuna le forze di polizia stanno lavorando bene e devono continuare a farlo. È una questione di giustizia, ma anche di salvaguardia della salute di ragazzi che dopandosi rischiano la pelle. Abbiamo fiducia nel passaporto e ci sottoponiamo a molti controlli anche fuori competizione, rinunciando alla nostra privacy. Credo che sia un sistema da proteggere, su cui la Wada deve sicuramente lavorare ancora. Ma è al momento lo strumento più efficace che abbiamo contro i bari“.

 

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roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: Pier Colombo

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