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Australian Open 2019: Novak Djokovic, e ora? Prospettive future di un cacciatore di record

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Dopo quindici Slam, suddivisi tra sette Australian Open, un Roland Garros, quattro Wimbledon e tre US Open, Novak Djokovic è a caccia di nuovi record. Il serbo, per la terza volta in carriera, detiene tre tornei maggiori su quattro. Con la forma che ha mostrato in questo torneo e la prova di forza senz’appello sotto la quale ha seppellito Rafael Nadal, ora è lecito formare ogni pensiero sui record che può raggiungere.

Con 32 anni da compiere a maggio, il serbo è tutt’altro che in parabola discendente, e quanto visto a Melbourne non fa che confermare l’idea che, quando è al 100%, ad oggi sul cemento non può batterlo nessuno. Il discorso, però, potrebbe cambiare sia sulla terra che sull’erba: sul rosso Nadal ha ancora cartucce da sparare e c’è da capire quanto altri giocatori (Dominic Thiem su tutti, forse anche Fabio Fognini, che però storicamente soffre il gioco del serbo) siano cresciuti o abbiano delle possibilità di piazzare delle zampate. Del resto, sul mattone tritato Djokovic ha vissuto diverse cocenti delusioni, tutte al Roland Garros: la semifinale del 2011 contro Roger Federer, la finale del 2014 persa a vantaggio di Nadal, quella del 2015 che lo ha visto soccombere di fronte a un indemoniato Stan Wawrinka. A Parigi, però, s’è cominciato a rivedere qualche elemento di Djokovic odierno, lo scorso anno, prima che Marco Cecchinato ne interrompesse la corsa.

Capitolo erba: è vero che Djokovic ha vinto quattro volte Wimbledon, ma è altrettanto vero che sui prati c’è sempre una variabile impazzita chiamata primi turni. Per quanto le superfici si siano modificate col tempo fino ad avere spesso e volentieri molte somiglianze, la caratteristica che l’erba non ha mai perso è quella di portare alla luce giocatori che, semplicemente, scompaiono per undici mesi e ricompaiono proprio quando i campi cominciano a colorarsi di verde. Sarà tutta da scoprire anche la condizione del serbo, naturalmente, ed è qualcosa che non si può conoscere da qui a cinque-sei mesi.

Per il momento la prospettiva più vicina è quella dei 1000 americani, in cui potrà guadagnare ancora altro terreno su tutti i suoi avversari nel ranking ATP, a causa delle continue sconfitte che lo scorso anno ha subito fino ai giorni del suo ritorno in grande stile. Nadal è lontanissimo, per tacer degli altri, che distano oltre quattromila punti: il dominio dell’uomo che molti chiamano Nole sembra assicurato almeno per molti mesi a venire.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Leonard Zhukovsky / Shutterstock

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