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Nuoto, Mondiali 2018: la prima giornata dei legni, ma l’Italia è competitiva in un contesto poco amato

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Tante volte l’Italia è rimasta di legno nelle grandi manifestazioni internazionali, uscendo con l’espressione ammuffita di chi ha fallito una grande occasione. Stavolta il legno piove sugli azzurri come i fiocchi di neve che hanno imbiancato Hangzhou in questi giorni ma la sensazione è totalmente diversa rispetto ad altre occasioni. I tre quarti posti della prima giornata del Mondiale in vasca corta possono essere presi dal clan italiano con il sorriso sulle labbra, perché conditi da prestazioni di assoluto valore, perché in un paio di casi neppure messi in bilancio alla vigilia, perché davanti c’erano dei veri e propri “mostri” di bravura, più avvezzi, anche questo bisogna dirlo, alla vasca corta rispetto agli italiani.

La squadra tricolore si sta lentamente adeguando ai tempi (un terzo della stagione del nuoto si svolge in vasca corta, di questo bisogna prendere atto) e le gare di oggi ne sono state la dimostrazione: molti degli atleti che avevano quasi un’idiosincrasia nei confronti della vasca corta, sono riusciti ad essere competitivi ad alto livello. Basti prendere alla staffetta 4×100 stile: lo scorso anno gente come Zazzeri o Miressi aveva faticato non poco all’Europeo, mostrando qualche lacuna di troppo e oggi se l’è giocata alla pari con avversarie di altissimo rango nella vasca da 25 metri. Insomma una piscina da 25 metri sempre più gradita agli azzurri, la cui specialità resta, giustamente, quella olimpica da 50 metri.

Non grida vendetta il quarto posto di Federica Pellegrini, anzi. E’ il giusto modo per iniziare il percorso che porterà all’ultima recita a Tokyo 2020. Al di là della stucchevole pantomima che ha accompagnato la marcia di avvicinamento a questo appuntamento (“non la faccio, non la faccio, non la faccio, la faccio“) di cui si poteva tranquillamente fare a meno, la Divina ha dimostrato una volta di più quanto questa gara sia disegnata su misura per lei. Si è trovata di fronte un paio di giovani davvero solide che erano inavvicinabili e una Heemskerk finalmente decisa a batterla. Della battaglia, bisogna ricordarlo, non facevano parte Sjostrom e Bonnet, che al momento hanno nelle gambe e nelle braccia, molto più di Federica Pellegrini che, comunque, ha lottato, come sempre, ha tirato giù un secondo e qualche decimo dal personale stagionale, pur senza mai dare l’impressione di poter entrare in gioco per un posto sul podio.

Il quarto posto di Ilaria Cusinato ha il profumo dell’inizio di un percorso. Un anno fa esatto la veneta saliva sul terzo gradino del podio continentale in vasca corta e da allora non ha mai smesso di migliorarsi ad ogni occasione. E’ salita due volte sul podio a Glasgow e oggi ci è andata vicina, tirando però giù due secondi al personale in una gara che potrebbe diventare quella di punta per lei in un futuro tutt’altro che lontano. Come è normale che sia, l’allieva di Morini ha ancora qualche problema di gestione della gara: oggi, in finale, è partita forte, forse troppo, e il secondo posto con margine della parte farfalla-dorso poi non le ha permesso di essere brillante prima a rana e poi nella fase finale quando ci voleva il cambio di passo per vendicare la sconfitta subita a Glasgow dalla francese Lesaffre. Quel cambio di passo che ha permesso a Margalis, quarta dopo le prime tre frazioni, di risalire la china e andarsi a prendere l’argento. I 400 misti vanno interpretati, capiti, metabolizzati e anche questo risultato servirà alla “Cusi” per crescere e magari, un giorno, andare a guardare da vicino l’idolo-rivale Katinka Hosszu.

La quarta piazza della staffetta 4×100 stile libero è quella che suscita rabbia ma anche soddisfazione: due sentimenti che faticano ad intrecciarsi. Stavolta però c’è rabbia perché cinque centesimi, quelli che dividono gli azzurri dal podio, sono veramente pochi e c’è grande soddisfazione perché questi quattro ragazzi, Condorelli, Miressi, Orsi e Zazzeri, si sono superati, nuotando su livelli addirittura insperati alla vigilia (è arrivato un record italiano di grande portata con oltre sei decimi in meno del precedente), per 375 metri hanno tenuto dietro un Brasile all stars e per 400 una Australia con diversi elementi di spicco, McEvoy su tutti. Anche questo è un ottimo punto di partenza in vista del biennio olimpico: le basi per costruire qualcosa di importante non mancano e questo risultato cronometrico può solo galvanizzare un gruppo che sta crescendo evento dopo evento.

 





Foto Gian Mattia D’Alberto / LaPresse
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