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Atletica

Atletica, Europei 2018: l’Italia lotta, ma sbatte contro il legno. Si va verso gli 0 ori come 60 anni fa

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Manca soltanto l’ultima giornata agli Europei 2018 di atletica leggera e l’Italia non è ancora riuscita a essere protagonista. Il nostro medagliere piange, è molto povero e triste, per il momento parla soltanto di tre bronzi: Antonella Palmisano nella 20 km di marcia, Yeman Crippa sui 10000 metri, Yohanes Chiappinelli nei 3000 metri siepi. La nostra Nazione è soltanto 23^ nel medagliere ma soprattutto l’edizione di Berlino rischia di essere la peggiore della storia: si va infatti verso gli zero ori e l’unica volta che l’Inno di Mameli non è suonato durante un Europeo risale addirittura a Stoccolma 1958.

Sono davvero numeri impietosi anche perché, oltre ai tre podi, abbiamo conquistato soltanto altri 7 piazzamenti da finale (cioè tra i migliori otto): davvero pochissimo per un Paese che doveva rilanciarsi proprio in occasione di questo evento e che invece non sta andando lontano dalle pessime abitudini degli ultimi anni come confermano le zero medaglie delle Olimpiadi di Rio 2016, le figuracce raccolte ai Mondiali dello scorso anno e precedenti spedizioni non all’altezza.

Sono passati 60 anni dall’ultima volta in cui siamo rimasti a secco in una rassegna continentale, cioè l’evento in cui vincere un oro dovrebbe essere più semplice. Purtroppo non c’è mai limite al peggio, l’atletica italiana fatica a riemergere e i segnali visti nei primi mesi della stagione si sono purtroppo sciolti nell’occasione più importante. La delusione per Filippo Tortu, l’eliminazione in qualifica di Elena Vallortigara, la 4×400 femminile lontana dai piazzamenti che contano, qualche eliminazione precoce e pochi risultati di spicco eccezion fatta per le medaglie (quelle maschili sono sorprendenti, inattesa soprattutto quella di Chiappinelli), il quinto posto di Daisy Osakue, i quarti posti di Gianmarco Tamberi e Yeman Crippa sui 5000. Questa sera abbiamo lottato ma le medaglie non sono arrivate e alla fine dei conti è quello che conta.

Il rischio di emulare Stoccolma è altissimo e anche le tre medaglie complessive rappresentano uno dei risultati peggiori al pari di Zurigo 2014 con due ori, Helsinki 2012 e Berna 1954 con un titolo (eccezion fatta per l’edizione svedese in cui si vinse solo un argento). Domani ci giochiamo il tutto per tutto, per salvare una spedizione che ha deluso nel cammino verso le Olimpiadi di Tokyo 2020: ci aggrappiamo alle due Maratone (Sara Dossena e Stefano La Rosa sono le carte migliori) e alla 4×100 maschile con Filippo Tortu che cerca il riscatto, ma l’oro sembra un miraggio…

 





Foto: FIDAL/Colombo

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