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Wimbledon 2018: i favoriti. Roger Federer sopra tutti, ma occhio a Cilic e Kyrgios. L’ombra di Djokovic incombe.

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Dici Wimbledon, dici Roger Federer. Il favorito naturale, sui sacri prati dell’All England Club, è lui: otto successi, vittoria nel 2017, miglior rendimento su erba dell’anno. La scarsa vena mostrata a Halle (dove comunque è arrivato in finale), più che un campanello d’allarme, sembra essere la classica settimana storta in cui lo svizzero gioca male, ma in qualche modo va avanti.

Dopotutto, non è la prima volta che Federer, da quando è Federer, perde sul suolo tedesco: è accaduto a Halle nel 2010, 2012 e 2016, contro Hewitt, Haas e Sascha Zverev, e a Stoccarda nel 2017, ancora contro Haas (all’ultima vittoria della sua carriera martoriata dagli infortuni). In due di queste tre occasioni ha poi vinto a Wimbledon. Ironia della sorte, sono le due occasioni, 2012 e 2017, in cui l’aveva “battezzato” il suo amico fraterno.

Dietro il giardiniere capo del tennis mondiale, del quale non serve fare alcuna presentazione, ci sono parecchi nomi che sgomitano per avere un posto di riguardo nella classifica dei papabili a raggiungerlo in finale (se il tabellone non crea incroci diversi prima). Il primo di questi è senz’altro quello di Marin Cilic, che sta disputando una stagione su ottimi livelli: ha già raggiunto una finale Slam e al Queen’s ha stoppato le rinnovate velleità di Novak Djokovic, di cui parleremo tra poco. Se l’anno scorso, nella finale, è uscito sconfitto a livello mentale più ancora che a livello fisico, quest’anno Cilic sembra sempre più vicino a porre in essere il clic necessario a far svoltare tutto e affrancarlo dallo status di vincitore di un solo Slam.

Chi s’è comportato bene in questa stagione su erba è Nick Kyrgios: l’australiano di origini malesi ha raccolto due semifinali tra Stoccarda e Queen’s. Gli unici due ad avere un ruolino di erbosa marcia migliore, con due tornei giocati, sono Federer e il francese Jeremy Chardy (finale a ‘s-Hertogenbosch e semifinale al Queen’s). Inoltre, lui a Wimbledon si è rivelato al mondo, dopo gli anni ruggenti da junior, col successo su Nadal negli ottavi di finale del 2014. Ai Championships, inoltre, ha finora raccolto il quarto di finale nell’anno sopracitato e gli ottavi del 2015 e 2016; non fa molto testo il ritiro al primo turno dello scorso anno contro Herbert. Il suo tennis sui prati funziona perfettamente, e le premesse per un salto a un livello più alto ci sono tutte.

Capitolo Novak Djokovic: il serbo sembra aver ritrovato un po’ dell’antico splendore, che da due anni pareva smarrito assieme alle certezze perdute con la fine del rapporto di lavoro, ora ripreso, con Marian Vajda. Da quell’inizio di aprile, ha raccolto la semifinale a Roma, i quarti al Roland Garros e la finale al Queen’s in cui ha avuto un match point contro Cilic. Più dei risultati, ciò che conta è che il tre volte campione di Wimbledon sta ritornando a mostrare sempre più ampie fette del tennis che l’ha portato ad essere il RoboNole del 2011, del 2015 e della prima metà del 2016.

Guai, però, a dimenticarsi Milos Raonic: dal 2014 il canadese non sbaglia quasi mai un colpo ai Championships, e ha tutte le intenzioni di far valere le sue doti erbivore anche quest’anno. In tre occasioni su quattro ha incrociato il proprio destino con quello di Federer. Una di esse, nel 2016, gli è valsa l’accesso alla sua finora unica finale in un torneo dello Slam. A Stoccarda ha confermato le proprie ambizioni arrivando in finale. In sostanza, è da tenere d’occhio.

Non ci siamo certo dimenticati di nominare Rafael Nadal: l’attuale numero uno del mondo viene dato in buono stato di forma, nonostante abbia deciso di saltare tutti i tornei ufficiali della stagione su erba, optando per un torneo-esibizione a Hurlingham, nel quale ci sono Gasquet, Pouille e Carreno Busta tra gli altri. Certo, il favorito non è lui, perché il rischio di trovare mastini dell’erba nella prima settimana o giocatori molto in forma è molto alto, e in genere con questi nomi soffre parecchio (basta guardare l’elenco delle sconfitte dal 2012 a oggi: i nomi sono quelli di Rosol, Darcis, Kyrgios, Dustin Brown e Gilles Muller, pressoché tutti abili interpreti dell’arte dell’erba). Tuttavia, l’arrivare a fari pressoché spenti potrebbe dare all’11 volte campione del Roland Garros un aiuto non da poco.

Ci sono, poi, alcune incognite: parliamo di Alexander Zverev, ancora alla ricerca di un grande risultato negli Slam, come pure di Grigor Dimitrov, che, per citare una nota canzone di più di trent’anni fa, sembra da sempre in corsa, sempre a metà. Ancora meno favoriti sembrano Dominic Thiem, che non ha mai digerito di buon grado le superfici veloci, e Juan Martin Del Potro, che pur da numero 4 del mondo non sembra poter ripetere la semifinale del 2013 (anche se ci ha abituati a smentire qualsiasi preconcetto nei suoi confronti).

Foto: Twitter Australian Open
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