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Volley, Italia: una squadra di serie B senza le stelle. Figuracce in Nations League, mancano Zaytsev e Juantorena. Final Six lontane

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Senza le stelle siamo… dei terrestri. Senza i nostri campioni siamo purtroppo una squadra di seconda/terza fascia a livello internazionale. Priva dei fenomeni Ivan Zaytsev e Osmany Juantorena, senza poter contare nemmeno su un titanico libero come Massimo Colaci e su un meraviglioso palleggiatore come Simone Giannelli, l’Italia si è sciolta come neve al sole e ha palesato un livello tecnico purtroppo non all’altezza di una competizione come la Nations League 2018 di volley maschile.

Gli azzurri sono stati a tratti inadeguati, a Seoul hanno annaspato contro modeste avversarie, sono andati in difficoltà nei vari fondamentali e hanno messo in mostra un gioco di bassissimo spessore con cui non si può sperare di fare strada in certe competizioni. Con questo assetto siamo purtroppo una formazione B, è un dato di fatto. Abbiamo sudato contro la Cina, siamo stati costretti al tie-break dalla cenerentola Corea del Sud (0 vittorie nelle prime 11 partite, non c’era neanche la scusa del supporto del pubblico visto che il palazzetto era semi-deserto), siamo stati presi a pallate dall’Australia: una Nazionale che punta ai vertici internazionali si sarebbe dovuta imporre in ogni circostanza senza troppi problemi, noi abbiamo sofferto per due giorni e poi siamo crollati inesorabilmente.

L’Italia non può e non deve permettersi certi passi falsi, non può incappare in certe figuracce tecniche per storia, blasone e caratura del movimento. La realtà dei fatti, però, ci fa capire che non possiamo avere una squadra B come accadeva ai bei tempi: se vengono tolte determinate carte, crolla tutto il castello e non si riescono a vincere nemmeno delle partite teoricamente agevoli contro squadre lontanissime nel ranking. I tanti errori al servizio e in attacco in cui siamo incappati contro i canguri, le troppe disattenzioni esibite contro i padroni di casa, un preoccupante black-out: questi saranno purtroppo i ricordi che ci porteremo a casa dalla lunga trasferta in Asia.

Mancano troppo le bordate dello Zar, la classe della Pantera, i voli del Ministro della Difesa, le mani fatate del baby fenomeno. Ed è mancata anche la sostanza di Filippo Lanza, l’uomo che doveva trascinarci in questa circostanza ma che ha sofferto tantissimo fino a sedersi in panchina contro l’Australia. Siamo aggrappati a quattro, cinque uomini e a un sestetto titolare già predefinito senza la possibilità di cambiare più di tanto: Michele Baranowicz e Luca Spirito (soprattutto) si sono rivelati non all’altezza in cabina di regia, Gabriele Nelli si è purtroppo acceso solo a tratti nel ruolo di opposto, Luigi Randazzo ha steccato tanto di banda dove invece si è ben espresso Gabriele Maruotti (l’unica nota lieta del weekend).

Sulla carta dovevamo dominare a Seoul per avvicinarci alla Final Six e invece gli atti conclusivi sono lontanissimi. L’Italia occupa la settima posizione in classifica generale a una vittoria di distacco da Polonia, Brasile e Serbia. Servono tre successi nel weekend conclusivo di Modena contro le corazzate Russia, USA, Francia per sperare nella qualificazione tenendo presente che si dovrà giocare lo scontro diretto tra i Campioni del Mondo e i Campioni Olimpici. Dovrebbero ritornare Zaytsev, Juantorena e Colaci mentre la situazione fisica di Giannelli dovrà essere valutata. L’Italia può riuscire nell’impresa a patto di tornare quella di un mese fa quando a Kraljevo surclassava Germania, Brasile e Serbia: sembra passata un’eternità.

 





(foto FIVB)

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