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F1, GP Monaco 2018: una gara dominata dalla noia. Ha senso correre nel Principato?

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Il sesto appuntamento del Mondiale 2018 di Formula Uno è andato in archivio. Daniel Ricciardo ha realizzato il suo sogno e, dopo la cocente delusione di due anni fa quando perse la chance di far proprio il GP di Monaco, l’obiettivo è stato centrato. Una gara magistrale la sua, costruita il sabato con una pole fantascientifica e gestita sapientemente, nonostante alcune problematiche tecniche sulla sua Red Bull. In seconda e terza posizione i due grandi rivali del campionato Sebastian Vettel e Lewis Hamilton hanno fatto buon viso a cattivo gioco, onorando il vincitore.

Questo il risultato finale ma che corsa è stata? 78 giri decisamente noiosi in cui si è visto poco. Al di là della bella rimonta messa in scena da Max Verstappen (nono al traguardo, partendo dall’ultima posizione), gli sbadigli hanno caratterizzato il susseguirsi delle tornate un po’ per le strategie delle squadre, costrette all’unica sosta, ed un po’ per la conformazione di una pista che non dà modo ai piloti di esprimersi come vorrebbero o potrebbero.

Quando Ricciardo ha avuto il problema sulla propria macchina è sembrato quasi che fosse entrata in vigore la Virtual Safety Car: da un lato l’australiano non poteva spingere e dall’altro Vettel non voleva prendersi rischi eccessivi, non avendo risposte positive dalle proprie gomme, per azzardare un sorpasso e correre il rischio di andare contro i guardrail. Una melina che si è trascinata per tanti giri e che porta a chiedersi se abbia senso correre ancora su un tracciato di questo genere.

Senza dubbio la storia e la tradizione vanno rispettate ma bisogna fare i conti anche su quello che è il bene della F1. Si fa un gran parlare di show, si vanno a modificare i regolamenti tecnici, semplificando le vetture nei loro componenti per favorire la lotta, e poi si accetta il “trenino monegasco“? Forse, una riflessione andrebbe fatta, al di là delle entrate economiche che un round di questo genere può garantire.

La corsa noiosa di ieri avalla un’idea negativa nei confronti del layout del Principato e se, in passato, circuiti tradizionali sono stati messi in discussione e sconvolti (vedi il circuito tedesco di Hockenheim), interrogarsi sui benefici agonistici di questo weekend non è uno scandalo.

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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