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Amstel Gold Race 2018: ‘nuovo’ percorso, la scommessa è sempre più vinta

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Mantenere alto il livello dopo una Parigi-Roubaix come quella che abbiamo vissuto settimana scorsa non era facile, con la vittoria di Peter Sagan con un attacco a lunga gittata dopo che la corsa praticamente si era accesa già sul primo settore di pavé.

Eppure l’Amstel Gold Race di oggi è riuscita nell’intento. Si, la stessa Amstel Gold Race che fino ad un paio di stagioni fa poteva vantare al massimo il fascino di un’intensa scarica di adrenalina negli ultimi chilometri, con i big che si limitavano ad attendere il Cauberg invece che giocarsi le proprie carte da lontano. Oggi, invece, la vittoria di Michal Valgren è arrivata al termine di un vero e proprio testa a testa tra i grandi, che sono evasi dal gruppo e si sono affrontati a viso aperto per decidere le sorti della prima delle tre classiche delle Ardenne. Quasi una corsa allo sfinimento, in cui le squadre si sono messe pancia a terra nelle strette stradine del Limburgo, a favorire un vero e proprio logoramento che ha portato ad un finale apertissimo nonostante gli ultimi 15 chilometri fossero, sulla carta, piuttosto agevole rispetto alle abitudini passate.

E se lo scorso anno avevamo tenuto il beneficio del dubbio (una rondine non fa primavera), in questo 2018 confermiamo la promozione a pieni voti per la nuova Amstel Gold Race. Un atto di coraggio e di competenza, ad alimentare il trend che porta a finali più aperti e di conseguenza spettacolari se vengono inserite difficoltà a distanza maggiore dal traguardo, piuttosto che nelle prossimità. Un discorso che vale per le classiche come per le tappe dei grandi giri, che magari potrebbe anche indicare una via da seguire ad alcune corse il cui percorso sembra ormai fermo ad un retaggio passato. L’Amstel è la dimostrazione lampante che si può cambiare senza snaturare, e addirittura andare ad esaltare le caratteristiche di determinate corse e percorsi.





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Foto: Valerio Origo

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