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Dakar 2018, una corsa che ha trovato la sua dimensione anche lontano dall’Africa

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Era il 1979 e Thierry Sabine (ex pilota automobilistico) decise di inventare un rally raid che riprendesse una sua vicissitudine personale. Il pilota francese, infatti, si perse nel deserto durante la Abidjan-Nizza del 1976, e il pensiero alla Parigi-Dakar nacque proprio in quella occasione. Le prime 10 edizioni portarono i concorrenti proprio da Parigi a Dakar, capitale del Senegal, passando per Algeri, capitale dell’Algeria. Da quel momento in avanti il percorso ha subito modifiche e rinnovamenti quasi ad ogni edizione. Nel 1989, per esempio, la carovana passò da Tunisi per puntare verso Dakar, mentre nel 1990 e 1991 toccò Tripoli, in Libia.

Nel 1992 arrivò la prima grande novità. La partenza rimase a Parigi, ma l’arrivo fu posizionato a Città del Capo in Sud Africa, dopo aver toccato Sirte, sempre in Libia. Nuovo cambiamento nel 1993, con il ritorno a Dakar, passando per Tangeri in Marocco. Nel 1994 la corsa visse un vero e proprio sotto-sopra, divenendo la Parigi-Dakar-Parigi. Una innovazione che durò una sola edizione, dato che nel 1995 e 1996 la città francese sparì dal programma. Il rally, infatti, divenne la Granada (in Spagna)-Dakar. Nel 1997 fu la volta della Dakar-Agadez (nel Niger)-Dakar, per una corsa tutta africana, mentre nel 1998 tornò Parigi come sede di partenza per proseguire poi verso Granada e Dakar, con le ultime due città che saranno sede dell’edizione 1999. Nei primi anni del nuovo millennio si torna alla Parigi-Dakar-Il Cairo, quindi alla consueta Parigi-Dakar nel 2001, alla Arras-Madrid-Dakar nel 2002, alla Marsiglia-Sharm el-Sheik nel 2003, con il primo sconfinamento in Medio Oriente, prima delle ultime edizioni “europee”. Nel 2004 fu Clermont Ferrand-Dakar, quindi nel 2005 fu Barcellona-Dakar, mentre nel 2006 e 2007 fu la volta della Lisbona-Dakar.

Dopo i tanti problemi organizzativi riscontrati nel corso degli anni, e la sospensione nel 2008, dall’edizione del 2009 la scena l’ha presa il Sud-America. Fino al 2011, infatti, toccò alla Buenos Aires-Valparaiso-Buenos Aires, tra Argentina e Cile, quindi toccò alla Mar del Plata-Lima nel 2012 con il primo arrivo in Perù, quindi tante novità. Nel 2013 il percorso fu tra Lima e Santiago, nel 2014 tra Rosario e Valparaiso, nel 2015 Buenos Aires-Iquique e di nuovo ritorno a Buenos Aires, prima delle due ultime edizioni, la Buenos Aires-Salta-Rosario del 2016 e la Asuncion-Buenos Aires di dodici mesi fa.

Tanti cambi e novità di percorso che, va detto, non hanno minimamente inciso sulla natura selvaggia della competizione e sullo spettacolo messo in scena da moto, auto, camion e, dalle ultime edizioni, anche quad. Il passaggio dalle classiche Europa-Africa al Sud America quasi non si è avvertito. Non c’è più il fascino terribile del deserto del Sahara, ma gli scenari delle Ande e degli impervi sterrati tra Argentina, Perù, Bolivia o Cile non sono da meno in fatto di difficoltà e non snaturano lo spirito della competizione voluto da Thierry Sabine. L’edizione di quest’anno non sarà da meno, con scenari mozzafiato, altitudine notevole e un tracciato che non permetterà il minimo errore. A noi non rimarrà che goderci le emozioni della magnifica Dakar 2018, anche se della capitale senegalese è rimasto solamente il nome.

 

 





 

 

alessandro.passanti@oasport.it

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Foto: Dakar 2018

 

 

 

 

 

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