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Arianna Fontana: “Io portabandiera? La responsabilità di rappresentare l’Italia. Voglio l’oro alle Olimpiadi!”

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Manca un mese alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018 e l’Italia è pronta per essere protagonista in Corea del Sud. La nostra portabandiera sarà Arianna Fontana che a trenta giorni dalla cerimonia d’apertura ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera.

La dominatrice dello short track azzurro spiega cosa significa per lei portare la bandiera: “Orgoglio, privilegio, gratitudine verso tutta la famiglia dello sport che mi ha sostenuta. E anche molto di più. E’ la responsabilità di rappresentare un paese e tenerlo unito attorno a un simbolo che a volte sembra perdere peso. Le paure e la rabbia dei nostri tempi ci fanno un po’ smarrire il senso di patria. Invece siamo una grande nazione, le Olimpiadi sono un’opportunità per ricordarcelo“.

Gli obiettivi per questi Giochi sono abbastanza chiari per la 27enne: “L’oro mi manca, ovvio che sia tra i miei obiettivi. Ma soprattutto voglio arrivare a febbraio con la certezza di essere competitiva e pronta. La paura di presentarmi a un grande evento impreparata è sempre stata una mia ossessione“.

Arianna ripercorre le emozioni delle sue prime Olimpiadi:Quelli di Torino 2006 sono i Giochi dell’ingenuità. Ero piccola, non mi rendevo ben conto in che contesto fossi e quanto fosse grande e potente quel momento. Solo dopo l’ho capito. La visita al Presidente della Repubblica, l’affetto della gente, gli autografi. Era stata una storia importante. A Vancouver 2010 ho capito che potevo crescere e puntare a una medaglia della consapevolezza. Studiai come: la grande novità fu reinventarmi la partenza, la stessa che uso anche oggi. Sognano la finale, di più: la vedevo. Non fu semplice, partivo sempre dalle retrovie. Ma il podio lo volevo a tutti i costi. Mi presi il bronzo che è astato anche il primo di un italiano nello short track. Fu la conferma di come sono fatta: una tremenda testarda“.

La nostra portabandiera parla anche dei sacrifici che ha dovuto affrontare per dedicarsi allo sport:Io ho iniziato da bambina, a quattro anni, e dalla famiglia mi sono allontanata presto per riuscire a studiare e pattinare insieme. Nessuno mi ha obbligata, è quello che volevo fare ma ho sofferto le separazioni e la solitudine. Gli amici lontani e io in un regime di allenamento, studio e dieta. A me erano vietate feste e spensieratezza. Ho passato serate infinite sul divano a guardare la tv dopo aver mangiato verdure. Sono state ripagata, ma la vita da atleta non è così facile come sempre“.

E infatti la Fontana non nasconde di aver pensato al ritiro dopo le Olimpiadi di Sochi 2014: “Volevo smettere e riprendermi un po’ di vita. Ma mi sono dovuta ricredere. Per l’argento nei 500 in Russia, ma anche perché mi sono accorta che avevo ancora voglia di pattinare. E nel frattempo, già da dopo Vancouver, avevo cominciato a frequentare Anthony. Non l’ho più lasciato andar via. Ci siamo sposati, lui mi allena e mi aiuta a gestirmi, cucina anche per me. Viviamo un po’ dai suoi in Florida a Tallahassee, un po’ dai miei in Valtellina, un po’ a Courmayeur. Insomma siamo dei senza fissa dimora. Non so dove compreremo casa, perché io ancora non so cosa farò dopo la Corea del Sud. Mi ritiro, vado avanti? Lo dico con sincerità: non voglio ancora pensarci“.





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