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Sci Alpino

Storia delle Olimpiadi Invernali: Giuliano Razzoli e l’ultimo oro azzurro a Vancouver 2010

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Perché siamo più dispiaciuti del normale che Giuliano Razzoli sia fuori dai primi 30 nelle gare di Coppa del Mondo di slalom speciale? Perché infortuni a catena e una carriera sfortunata come poche altre ci hanno privati di uno sciatore che ci aveva fatto sognare fin dalle sue prime discese.

Guardare Razzoli e pensare ad Alberto Tomba era davvero facilissimo: emiliano, prime esperienze sciistiche sugli Appenini e non come tutti gli altri sulle Alpi, esuberanza fisica, che poi gli costerà cara, aggressività totale nell’affrontare le discese, voglia di emergere e carattere gioviale, come gli emiliani sanno essere. Il primo Razzoli era tutto questo, anche negli errori fatti per inesperienza e troppo ardore, ed immaginare di avere tra le mani un nuovo Tomba ci esaltava non poco.

Razzo”, come tutti lo conoscono nel Circo Bianco, si affacciò nella squadra nazionale prima in Coppa del Mondo e poi con un fragore senza senso alle Olimpiadi di Torino 2006. Eravamo tutti incollati alla televisione nell’attesa che Giorgio Rocca facesse il miracolo sulle nevi italiani e chi venne fuori? Un ventunenne apripista che scese come un missile, anzi come un razzo, appunto, e che se fosse stato in gara si sarebbe piazzato al terzo posto nella prima manche. Dal presente (che poi andrà male con l’uscita di scena di Rocca) al futuro in un attimo, di fronte al pubblico più attento e appassionato che potesse avere.

L’esordio in Coppa del Mondo era avvenuto qualche mese prima, ma i primi punti sono datati 27 gennaio 2007 con il 24esimo posto di Kitzbühel. Fin dalle prime prove in Coppa si capì che Razzoli amava “farlo strano”, ovvero si esaltava su quei tracciati complicati sia nella tracciatura che, soprattutto, nelle condizioni della neve, e in quella seconda parte degli anni 2000 per le alte temperature medie degli inverni accadeva spesso che le nevi fossero tali solo per modo di dire.

Il suo primo podio ad esempio Razzoli lo ottenne in una gara pazza sulle nevi fangose di Zagabria, partito con il pettorale 43 e arrivato ad un terzo posto dietro soltanto a Jean-Baptiste Grange e al padrone di casa Ivica Kostelić, mentre sempre su quella pista con condizioni ancora più difficili, il 6 dicembre 2010 ottenne la prima vittoria precedendo il compagno di squadra Manfred Moelgg e Julien Lizeroux.

Proprio quell’anno ci sono le Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010. Prima dei Giochi Razzoli disputa ancora quattro Slalom speciali senza podi e gli avversari più in forma quando arriva in Canada sono l’austriaco Reinfried Herbst, vincitore degli ultimi due Slalom di Coppa a Schladming e Kranjska Gora, Julien Lizeroux, forse al suo massimo in carriera in quel momento, lo svedese André Myhrer e l’intramontabile e buono per tutte le stagioni e le competizioni Kostelić. Inoltre proprio in quella stagione, il 13 dicembre 2009, nello slalom gigante di Val-d’Isère, aveva vinto la prima gara di Coppa del Mondo un certo Marcel Hirscher.

Il 27 febbraio sono tutti lì, sulla Whistler Creekside a sfidarsi per la vittoria olimpica. Razzoli, fra giovani e vecchi “mostri” non sembra essere il favorito, però fa caldo, caldissimo per essere un posto di montagna. La neve artificiale per la maggior parte quasi sgocciola dal caldo e gli addetti hanno dovuto fare un lavoro interminabile per poter far disputare la gara su qualcosa che poteva considerarsi neve. Cosa fa ricordare queste condizioni? Quelle di Zagabria, ovviamente, dove Razzoli ha vinto e si è sempre esaltato.

Iniziano le discese e le difficoltà si sentono davvero: Myhrer è solo decimo, Marcel Hirscher non saprà mai dominare nevi del genere e si piazza nono, il grande favorito Reinfried Herbst non ci capisce nulla e si piazza dodicesimo. Il primo, con 1″44 su Herbst è proprio Giuliano Razzoli, al secondo posto c’è lo sloveno Mitja Valenčič (suo miglior piazzamento in Coppa del Mondo un quarto posto, indovinate dove? Ovviamente Zagabria), mentre il terzo è lo sciatore con maggiore esperienza, Benjamin Raich, dominatore di Torino 2006, anche se in quel momento è già in fase calante.

Razzoli è primo e Alberto Tomba segue la seconda manche dallo spiazzo del traguardo. Sarebbe fantastico per noi vedere questo scambio generazionale in diretta televisiva. Nella seconda manche, se possibile, la neve è ancora più marcia, quasi liquida. Myhrer si riscatta piazzando una discesa pazzesca, anche Hirscher fa una buona prova ma il podio è lontano, ma è Kostelić a piazzare la manche buona per la vittoria. Tutti pensano che i primi tre alla fine salteranno. E infatti accade per Raich, alla fine solo quarto, Valenčič, sesto e c’è solo Giuliano, che ha 58 centesimi di vantaggio sul croato. Parte e inizia a guizzare fra i pali, il verbo è giusto perché l’acqua che fa schizzare durante la discesa la fa assomigliare più ad una gara in acqua che sulla neve. Regge al primo intermedio, riesce a resistere anche al secondo e termina la gara con 16 centesimi di vantaggio. Giuliano Razzoli da Castelnovo ne’ Monti è medaglia d’oro!

Alberto Tomba in diretta tv si commuove e noi con lui, soprattutto per aver trovato un grande campione giovane su cui costruire il futuro. Troppe attese, problemi fisici a più non posso ed incostanza di fondo lo faranno pian piano retrocedere nelle gerarchie. Razzoli non è stato il nuovo Tomba, ma quel giorno in Canada è stato bello crederci e vederlo vincere.

Di Jvan Sica





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Foto Cattagni

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