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Ciclismo, Vincenzo Nibali e Alberto Contador eroi amati dal popolo. Chris Froome non emoziona

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La stagione 2017 del ciclismo su strada è andata in archivio. Ultimati gli ultimi giorni di vacanza, i corridori inizieranno la preparazione in vista del 2018.
Soffermandoci sugli specialisti delle corse a tappe, la palma di re dell’anno non può che essere attribuita a Chris Froome. Il capitano del Team Sky ha realizzato un’impresa leggendaria, conquistando il quarto Tour de France e la Vuelta di Spagna nel giro di due mesi. Al britannico manca ormai solo il Giro d’Italia per diventare il settimo ‘eletto’ capace di aggiudicarsi la Tripla Corona.

Eppure, a dispetto di una carriera che sin da ora lo pone tra i più grandi di sempre, Froome proprio non riesce ad entrare nei cuori della gente. Rispettato e considerato un campionissimo, ma non amato.

Il ‘keniano bianco’ ha vinto l’ultima Grande Boucle senza mai attaccare in salita. Dopo aver costruito un discreto vantaggio a cronometro, Froome si è limitato a controllare gli scatti degli avversari, forte di una squadra che gli consente di fare il bello ed il cattivo tempo, rendendo quasi impossibile per chiunque tentare affondi da lontano o, più in generale, creare gap importanti in classifica. Il modo di correre del Team Sky, diciamolo, è sì redditizio, ma ha di fatto ridotto lo spettacolo. Da qui la decisione dell’Uci di ridurre il numero di componenti per ogni team da 9 ad 8 nel 2018, con il presidente Lappertient che in futuro vorrebbe scendere addirittura a 6! Non c’è dubbio che il modo di interpretare le corse da parte di Froome e della Sky stia segnando un’era, tuttavia l’ossessione scientifica, il continuo monitoraggio dei battiti cardiaci prima di decidere un attacco e, più in generale, il trionfo del pragmatismo sull’istinto, non fanno breccia tra gli appassionati.

Diverso è il discorso per due grandi campioni come Vincenzo Nibali ed Alberto Contador, quest’ultimo appena ritiratosi dall’attività agonistica. Corridori che, per coraggio, classe ed inventiva, potremmo quasi definire d’altri tempi. Sia l’italiano sia lo spagnolo hanno vinto moltissimo, ma in modo differente rispetto a Froome. Non a tavolino, non basandosi sul cardiofrequenzimetro, ma semplicemente seguendo la sensazione del momento. Per loro ogni occasione è (era nel caso di Contador) buona per provare a far saltare il banco, anche a 100 chilometri dall’arrivo.

Siamo di fronte, dunque, a due concezioni diametralmente opposte del ciclismo: da un lato quella materialistica di Froome, dove il successo viene costruito a tavolino ed è reso possibile anche grazie ad ingenti investimenti da parte del Team Sky; dall’altra troviamo il romanticismo di Nibali e Contador, fuoriclasse che hanno dimostrato come l’estro e l’irrazionalità, spesso, possano ancora avere la meglio. Strade diverse, entrambe incisive in termini di vittorie. Ma solo una sa regalare un bene inestimabile: l’amore del popolo delle due ruote.

federico.militello@oasport.it





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