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Short track, Arianna Fontana: “Portabandiera dell’Italia: sorpresa e onorata, simbolo dello sport femminile”

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Arianna Fontana sarà la portabandiera dell’Italia alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. Domani la 27enne valtellinese riceverà ufficialmente l’investitura dal parte di Giovanni Malagò, Presidente del Coni. L’azzurra ha vinto cinque medaglie olimpiche, da Torino 2006 a Sochi 2014. La Regina dello short track italiano ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

 

Queste sono giornate speciali per Arianna che è ancora incredula dell’onore ricevuto: “Sono senza parole, davvero non so come descrivere le emozioni. Credo sia un riconoscimento a quel che ho fatto in questi anni. Il Coni e Giovanni mi hanno fatto un regalo grandissimo. Non vedo l’ora di essere a Roma“.

La Fontana ripercorre ogni tanto la sua carriera e qualcuno da piccola la ricorda un po’ ribelle: “Sabato sono tornata da dieci giorni a Tallahasse, in Florida, la città dove mio marito Anthony è nato e cresciuto. Là incontro spesso gente che non mi conosce e allora viene spontaneo parlare di me e della mia carriera. Con la mente, così, vado spesso a quando ero ragazzina e a quel che è venuto dopo. Diciamo che ai flashback sono abituata. Sì, ero un po’ ribelle, mi sono tranquillizzata, ma se mi fanno arrabbiare… Se ho un obiettivo da inseguire non guardo in faccia a nessuno“.

I motivi della sua scelta come portabandiera le sembrano chiari: “Scorrendo la lista dei miei predecessori, ho sempre pensato che il ruolo spetti in primis a chi ha tanta esperienza e ha centrato importanti successi. Ho l’una e gli altri, ma resto sorpresa e onorata“. E rivela tutta la sua ammirazione per Armin Zoeggeler: “A Sochi non poteva che essere lui il portabandiera, se l’era proprio meritato“.

La cerimonia d’apertura è fissata per le ore 20.00 di venerdì 9 febbraio e 23 ore dopo sarà sul ghiaccio per 500m e staffetta. Non sembra però essere un problema: “Non credo proprio, anzi l’adrenalina sarà d’aiuto. Dormirò bene senz’altro“.

Arianna Fontana un simbolo dello sport femminile?:Visto quel che in tanti ambiti succede ancora oggi, in qualche modo sì. Sappiamo farci valere anche se ci mettono i bastoni tra le ruote“.

Per ottenere il tricolore ha dovuto duellare con diversi avversari, sciatori in primis: “E’ stata una doppia sfida, una in famiglia, visto che molti dei potenziali candidati sono delle Fiamme Gialle come me. Senza la Guardia di Finanza non avrei mai raggiunto il livello che ho raggiunto“.

E da mercoledì si riparte: “Sarò persino più carica di prima, anche se di allenarmi non ho mai smesso. Nemmeno negli Stati Uniti, naturalmente: palestra, bici, corsa, roller… Sabato, poche ore dopo essere atterrata, ho fatto un po’ di spin bike e ora, a Courmayeur, mi aspettano ore e ore di ghiaccio. Ci penseranno il CT Kenan Gouadec e Anthony a farmi strare coi piedi per terra. Tra dieci giorni si parte per l’Asia e per le due ultime tappe di Coppa del Mondo“.





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