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Atletica, come può rinascere l’Italia? Il 2017 per muovere i primi passi tra poche certezze e i giovani

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L’Italia dell’atletica leggera deve uscire al più presto da una crisi di risultati e di rendimento che è sempre più preoccupante. Le stagioni passano ma si fatica a vedere la luce in fondo al tunnel in cui il nostro movimento si è ritrovato, considerando anche che questo è uno degli sport di riferimento a livello internazionale, la Regina delle Olimpiadi, una delle tre discipline di classe A ai Giochi.

Zero medaglie tra i Mondiali 2015 e le Olimpiadi di Rio 2016, gli unici risultati di rilevanza sono stati ottenuti da Gianmarco Tamberi (Campione del Mondo indoor e Campione d’Europa nella stagione che sta volgendo al termine, ormai diventato un autentico personaggio trainante grazie anche alle sue doti istrioniche) e da Libania Grenot. È vero che ci sono i giovani (su tutti il promettente Filippo Tortu) ma la risalita sembra alquanto impervia e complicata.

 

Nel 2017 l’Italia può provare a fare qualche piccolo passettino in avanti e a guarire leggermente dalla malattia che l’affligge? L’impresa sembra molto ardua. La rielezione di Alfio Giomi, confermatissimo nonostante dei risultati deficitari (tra i peggiori della nostra storia, era da 60 anni che non tornavamo a casa a mani vuote dai Giochi), ha portato a un nuovo quadro tecnico: il ritorno di Elio Locatelli nel ruolo di supervisore del movimento di vertice e la conferma di Stefano Baldini alla guida del settore giovanile.

Locatelli era il Direttore Tecnico della Nazionale negli anni ’80. Un tuffo nel passato di oltre trent’anni, sinonimo delle difficoltà croniche del movimento anche nell’esprimere dei tecnici che sappiano tenere il passo con l’elevatissimo livello internazionale. Il Campione Olimpico di Maratona è una garanzia e si sperava che potesse avere qualche potere in più.

Da dove ripartire, però. Effettuando delle preparazioni tecniche mirate, puntuali, precise, puntigliose con gli occhi ben puntati sull’obiettivo stagionale più importante. Gli infortuni sono uno dei grandissimi mali dell’atletica italiana e va estirpato a tutti i costi! È poi anche l’atteggiamento che deve cambiare: troppo spesso si trovano giustificazioni a pessime prestazioni, ci si accontenta di risultati mediocri, non si analizzano le gare e non si cerca di migliorare.

Il passaggio alla categoria seniores si rivela spesso problematico. I giovani vanno supportati e accompagnati durante questa transizione, non vanno spremuti da juniores/allievi/promesse ma in quegli anni va cresciuto l’atleta del futuro, quello che dovrà emergere quando conterà davvero. Troppo spesso abbiamo perso per strada dei ragazzi che sembravano decisamente promettenti ma che poi hanno deluso.

Ai Mondiali 2015 si era anche parlato del problema arruolamenti in gruppi militari ma poi il discorso è immediatamente morto…

 

Non si sta chiedendo la luna o un’immediata incetta di medaglie: in pochi mesi non si cambia la storia. È però importante vedere che qualcosa si muove, che c’è un’inversione di tendenza, che si sta provando a riemergere.

I nomi a cui affidarsi sono però purtroppo sempre gli stessi. Gianmarco Tamberi su tutti. Diamo ancora fiducia a Daniele Meucci nella maratona e all’eterna Valeria Straneo. Eleonora Giorgi e Antonella Palmisano sono le due carte per la marcia. Speriamo in un pronto rientro di Federica Del Buono, ma il contesto è decisamente competitivo. La solita Libania Grenot nei 400m. Alessia Trost riuscirà a recuperare e a mantenere le promesse fatte in gioventù? Desiree Rossit può ancora crescere? E poi i tanti giovani a partire da Filippo Tortu: gli Europei juniores e promesse e i Mondiali allievi saranno un buon banco di prova. I Mondiali di Londra saranno il grande evento della stagione: tornare nuovamente con un zero assoluto sarebbe decisamente un fallimento epocale.

 

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