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Judo, Edwige Gwend: “Legge sulla cittadinanza è risorsa per gli italiani”

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Reduce dalla sua seconda partecipazione Olimpica, Edwige Gwend ha rilasciato una interessante intervista a G2 Parlamenta, nella quale ha toccato molti temi che esulano dalle mere prestazioni sportive. Dopo aver espresso la propria delusione per il risultato di Rio 2016, dove l’azzurra della categoria 63 kg è stata eliminata non senza polemiche dalla futura medagliata d’oro, la slovena Tina Trstenjak, la judoka originaria del Camerun ha espresso la propria solidarietà alle vittime del terremoto del Centro Italia, senza risparmiare coloro che hanno sfruttato l’occasione per rinvigorire la propria xenofobia e prendersela con gli immigrati: “Assurdo che appena accade qualcosa, ci sia sempre qualcuno pronto ad additare gli immigrati. Di fronte alle disgrazie non ci sono cittadini di Serie A e Serie B. Assurdo polemizzare sugli hotel o sulla storia dei 35 euro, chi non voleva perdere tempo non ha scritto stupidaggini su Facebook, ma ha dato il suo aiuto, magari anche piccolo, anche solo attraverso un messaggio“.

Gwend ha anche ricordando quando, a soli otto anni, ebbe a che fare per la prima volta con il razzismo: “Avevo più o meno l’età di 8 anni e durante una gara una bambina mi ha chiamato negra, non so perché, forse spinta dai genitori. Fatto sta che me la sono ritrovata in gara, mi sono trovata faccia a faccia con lei e l’ho battuta. È stato fortunatamente un caso singolo, anche perché il judo è uno sport molto praticato a livello internazionale“.

Infine, le parole più importanti, quelle sull’importanza della riforma sulla cittadinanza italiana, che lei stessa non ottenne prima dell’età di quindici anni grazie al padre: “Per me è cambiato tantissimo: prima, ad esempio, non potevo fare i campionati nazionali e invece così ho potuto rappresentare l’Italia all’estero. E poi finalmente ti senti cittadino al cento per cento. Sarebbe utilissimo avere una nuova legge, sarebbe una risorsa per gli italiani stessi da tanti punti di vista, culturale, scientifico, sportivo: il rischio, altrimenti, è che le seconde generazioni siano costrette ad emigrare come accade già a tanti italiani“.

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Immagine: EJU

giulio.chinappi@oasport.it

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