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Calcio a 5

Calcio a 5, il futuro dell’Italia: avanti con Menichelli ma è finito un ciclo

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10 aprile 1991. Paolo Cesaroni, nato oltre 25 anni fa, era il giocatore più giovane dell’Italia di calcio a 5 che ha approcciato i Mondiali in Colombia per “valutare se la squadra è ancora in grado di giocare ad alti livelli oppure no” (Roberto Menichelli, il ct, dixit) e che dopo tre vittorie consecutive nella fase a gironi contro Paraguay, Guatemala e Vietnam è stata eliminata in maniera sorprendente dall’Egitto negli ottavi di finale.

Nella rassegna iridata, tuttavia, Cesaroni è stato impiegato soltanto sei minuti, scendendo in campo in due partite su quattro. Cioè il meno utilizzato – escludendo il secondo e il terzo portiere – dell’intera spedizione tricolore. Un abisso la distanza con gli altri compagni: Murilo ne ha giocati 99 avendo saltato metà del primo incontro e tutto il secondo a causa di un infortunio, poi troviamo Giasson a 150 che ha comunque partecipato a tutte le rotazioni.

Vero è che l’assenza di elementi nati negli anni Novanta nel calcio a 5 internazionale è ancora la norma (anche Spagna e Brasile ne hanno solo uno, ben cinque invece la Russia), ma il duplice ko dell’Italia nel primo turno a eliminazione diretta di Europei (ai quarti contro il Kazakistan lo scorso febbraio) e Mondiali può vuol dire solo una cosa: il ciclo della vecchia guardia, medaglia d’oro agli Europei 2014 e di bronzo ai Mondiali 2012, è ormai terminato o quanto meno prossimo alla via del tramonto.

Rimarrà sulla panchina azzurra, invece, il ct Roberto Menichelli, in carica dal 2009 e fresco di rinnovo fino al 31 dicembre 2018. Ha firmato poco prima dell’inizio del torneo ancora in corso e non ha minimamente pensato alle dimissioni dopo la sconfitta con gli africani. Da un certo punto di vista il suo compito adesso è agevole: ripartire per tornare al vertice, peggio di così è impossibile. Era molto più complicato confermarsi a due e quattro anni di distanza, e difatti non c’è riuscito.

Ben nove dei 14 convocati per i Mondiali 2016 c’erano anche quattro anni fa in Thailandia (nessuno invece nel 2008, ancora terzo posto) e la rosa, bene o male, è sempre rimasta immutata durante le edizioni dei tornei continentali. C’è chi ancora ha qualcosa da dare e chi, invece, è stato probabilmente prosciugato di tutte le energie fisiche e soprattutto mentali per giocare a questi livelli. E senza dare colpe individuali, è evidente che subendo quattro reti su 27 occasioni e segnandone solo tre a fronte di 70 create – come contro l’Egitto ieri notte – qualcosa da rivedere c’è eccome.

 

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francesco.caligaris@oasport.it

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Facebook Fifa Futsal World Cup