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Judo, Rio 2016: due judoka nel team dei rifugiati per le Olimpiadi

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Come già annunciato dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), a Rio 2016, per la prima volta, una delegazione di rifugiati prenderà parte alla rassegna a cinque cerchi. Si tratta di dieci atleti selezionati dallo stesso CIO, che permetterà agli sportivi di gareggiare sotto l’egida della bandiera a cinque cerchi.

Tra questi atleti ci sono due judoka provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo. Yolande Mabika (70 kg) vanta già l’esperienza dei Campionati Mondiali del 2013, che si svolsero proprio a Rio. In quell’occasione, il suo allenatore le confiscò il passaporto e le limitò l’accesso al cibo: Yolande, dopo anni di violenze subite, decise di fermarsi in Brasile come rifugiata. Con lei ci sarà anche Popole Misenga (90 kg), altro atleta che sfruttò i Mondiali di Rio 2013 per rifugiarsi in Brasile dopo una situazione simile a quella vissuta dalla connazionale. Misenga, che lasciò il villaggio dei genitori a soli nove anni, entrò in contatto con il judo nella capitale Kinshasa. Oggi entrambi si allenano presso la scuola del medagliato olimpico Flavio Canto.

Oltre ai due judoka congolesi, fanno parte del team di rifugiati cinque atleti del Sudan del Sud rifugiati in Kenya (James Nyang Chiengjiek sui 400 m maschili, Yiech Pur Biel sugli 800 m maschili, Rose Nathike Lokonyen sugli 800 m femminili, Paulo Amotun Lokoro sui 1500 m maschili ed Anjelina Nada Lohalith sui 1500 metri femminili), due nuotatori siriani (Rami Anis, rifugiato in Belgio, sui 100 m farfalla maschili e Yusra Mardini, rifugiata in Germania, sui 100 metri stile libero femminili) ed infine il maratoneta etiope Yonas Kinde, che vive in Lussemburgo.

 

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Immagine: IJF

giulio.chinappi@oasport.it

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