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Ciclismo: Fabio Aru trova la vittoria al Delfinato, ma non la forma

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Sin dal passaggio tra i professionisti le stagioni di Fabio Aru si sono caratterizzata per una meticolosa preparazione verso appuntamenti più importanti, andando spesso a sacrificare obiettivi minori per trovare la condizione migliore nel momento giusto.

Anche questo 2016, con l’esordio al Tour de France ormai programmato da tempo, sembra essere stato progettato con la stessa impostazione. Poco, fino ad ora, quanto fatto dal sardo nei 31 giorni di corsa cui ha preso parte. La stagione è iniziata con due buoni piazzamenti alla Volta a la Comunitat Valenciana (sesto) e alla Volta ao Algarve (nono). Da lì in avanti le sue performance sono andate in calando con il 14 posto Volta a Catalunya, il ritiro al Giro dei Paesi Baschi e all’Amstel Gold Race prima del Giro del Delfinato. 

La corsa francese, spesso e volentieri una tappa fondamentale nell’avvicinamento al Tour, ci ha restituito un Aru in due versioni: quella capace di vincere con un’azione di pura classe a Tournon e quella incapace di tenere il ritmo di atleti nulla più che discreti in salita. Per come ha vinto, con un attacco in solitaria di 15 chilometri, in discesa, è impossibile ipotizzare che Aru non abbia la gamba. Anche per questo hanno spiazzato, a meno di un mese dalla Grande Boucle, le prestazioni ben al di sotto delle sue potenzialità sulle salite vere.

Reduce da un periodo in altura, era ipotizzabile che Aru potesse fare fatica, ma la condizione messa in mostra a Delfinato è parsa inferiore a quella emersa lo scorso anno a 3 settimane dagli appuntamenti più importanti della sua stagione. Se per il Giro è difficile avere un confronto (non partecipò a nessuna gara nel mese che aveva preceduto la corsa rosa), a due settimane dalla Vuelta se la giocava con i migliori (certo non Froome e Contador), così come al Giro di Polonia (anche questo, molto diverso dal Delfinato).

Tornando al 2014 e concentrandoci ancora sull’accoppiata Giro di Polonia-Vuelta a España, si può riscontrare un avvicinamento che sembra più simile a quello che sta caratterizzando l’approccio alla 103esima edizione del Tour de France. Anche in quell’occasione Aru, che tra giugno e luglio aveva totalizzato zero giorni di corsa, aveva chiuso nelle retrovie il Polonia salvo poi trovare la condizione ottimale sin dalle prime tappe impegnative della Vuelta.

Data la struttura del percorso del Tour, per Aru sarà fondamentale trovare sin da subito le giuste sensazioni. Un trittico da incubo sui Pirenei tra la settima e la nona tappa, in caso contrario, potrebbe già estromettere lui come tutti i suoi avversari dalla lotta per le prime posizioni. Anche per questo il giovane atleta dell’Astana non si potrà permettere un approccio in stile Vincenzo Nibali, che nell’ultimo Giro ha avuto la necessità di ribaltare la corsa nelle ultime due tappe impegnative dopo tanta fatica specialmente a cavallo della seconda e della terza settimana.

Entrambi sanno prepararsi al grande appuntamento: il Tour de France 2016 ci dirà molto sulle potenzialità di Aru in questa corsa e potrebbe anche aiutarlo a capire come prepararsi al meglio per giocarsi le proprie carte verso l’arrivo dei Campi Elisi. Fino ad ora non sono suonati campanelli d’allarme ma da qui alla partenza del due luglio da Mont-Sant-Michel la condizione di Aru dovrà fare un netto salto di qualità. Come da programmi. 

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: Valerio Origo

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