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Vuelta a España 2015: lo spettacolo dura 15′, è abbastanza?
Il trend è consolidato ormai da anni. Lunghe processioni verso un finale scoppiettante. La Vuelta a España anche in questo 2015 conferma le proprie caratteristiche con un percorso che troppo spesso non offre alternative anche ai più fantasiosi.
Essendo il terzo grande giro della stagione è plausibile che gli organizzatori scelgano di evitare tappe troppo impegnative, per dislivelli e lunghezza, al fine di attirare un maggior numero di di corridori di prima fascia a partecipare alla gara nonostante le poche energie rimaste nelle gambe dopo 7 mesi di corse in giro per il mondo.
Nonostante il gruppo arrivi quasi sempre compatto alle battute finali, i chilometri conclusivi sono spesso (come successo anche oggi) una serie infinita di scatti e controscatti, con sorprese continue anche nelle prestazioni dei protagonisti. I veri valori, quelli che emergono solo dopo veri e propri tapponi, sono forse smussati e atleti con alcune caratteristiche sono avvantaggiati da questo schema che si ripete ogni giorno.
Fino ad ora, per quanto riguarda le azioni utili ai fini della classifica generale, pochissimo da segnalare. E mai, nelle tappe facili, qualcuno ha provato a far saltare gli equilibri come era successo sia al Giro che al Tour nei primi giorni di corsa. Uno scatto di Aru, un paio di allunghi di Quintana, ma nessuna vera azione degna di nota. Il percorso non lo consente. E allora conviene accendere la TV solo agli ultimi 10 chilometri, per evitare la classica siesta pomeridiana conciliata da una corsa che ha poco da offrire. Quantomeno fino ad ora.
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gianluca.santo@oasport.it
Foto: Pagina Facebook Team Sky
