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‘Italia, come stai?’: scherma-dipendenti. A Rio si rischia il baratro

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I Mondiali di scherma appena conclusi a Mosca si prestano ad una duplice lettura in chiave azzurra. 5 podi e 4 ori, secondo posto nel medagliere alle spalle della Russia. Un bottino di tutto rispetto, qualitativamente positivo tenendo conto del numero di successi. Se guardiamo tuttavia alle proiezioni in vista delle Olimpiadi di Rio 2016, il piatto piange. E’ noto come le prove a squadre di sciabola maschile e fioretto femminile non siano inserite, in questo ciclo, nel programma a cinque cerchi. Si comprende dunque come il Bel Paese abbia conseguito appena 3 medaglie in discipline olimpiche nella rassegna iridata russa (gli ori di Rossella Fiamingo e del fioretto maschile a squadre ed il bronzo di Arianna Errigo): poche, troppo poche. Lo scorso anno erano state sei (e non abbiamo considerato il bronzo di Valentina Vezzali, in quanto appena due azzurre potranno partecipare ai prossimi Giochi Olimpici nel fioretto femminile).

Pesa tantissimo l’esclusione da Rio delle prove a squadre di fioretto femminile e sciabola maschile, ovvero due competizioni dove una medaglia sarebbe stata quasi certa per l’Italia. Un regolamento assurdo ed ormai obsoleto, che prevede la rotazione delle gare per equipe: l’auspicio è che questa ingiustizia (perché va considerata tale) possa cessare per l’edizione di Tokyo 2020.

La scherma globale cresce anno dopo anno. L’Italia, ciò nonostante, resta di gran lunga la nazione di riferimento. E’ fuori discussione. Tuttavia, rispetto al passato, dominare è diventato molto più complicato. Pensiamo all’ascesa prorompente degli Stati Uniti, delle compagini asiatiche e persino nord-africane. In sintesi: gli schermidori azzurri possiedono chance di vittoria in praticamente tutte le armi, tuttavia possono anche perdere con un numero di avversari decisamente superiore rispetto agli ultimi decenni.

Se il fioretto resta una garanzia assoluta (sia con gli uomini sia con le donne), solo ora la spada maschile sta intravedendo la luce in fondo al tunnel dopo anni bui, nei quali erano maturati degli exploit individuali, ma mai di squadra. Per quanto riguarda il comparto femminile, Rossella Fiamingo si conferma ormai come uno dei punti di riferimento dello sport italiano, anche se resta la delusione per la prova a squadre: con Mara Navarria e Bianca Del Carretto, la selezione tricolore è una compagine da vittoria in qualsiasi contesto; l’impressione è che in questa circostanza il gruppo sia apparso meno coeso del solito. Per quanto riguarda la sciabola, attualmente gli uomini faticano (da tempo) a produrre risultati individualmente, mentre in campo femminile, storicamente, l’Italia è sempre stata un gradino sotto rispetto a realtà come quelle dell’Est Europa o americana, anche se la giovane Rossella Gregorio lascia ben sperare.

Si comprende, dunque, come a Rio l’Italia abbia le stesse percentuali di conquistare 3 come 7 medaglie nella scherma. Il problema (serio) è quello di essere dipendenti quasi completamente da questo sport (oltre che dal tiro a volo e dal tiro a segno, almeno se ragioniamo in termini di possibilità di medaglie d’oro). Se davvero, come già accaduto a Mosca, il Bel Paese dovesse conseguire appena tre allori in questa disciplina, il rischio di vivere un’Olimpiade da incubo diverrebbe concreto.

I numeri, come sempre, non mentono: attualmente l’Italia è scesa al diciannovesimo posto nel medagliere olimpico virtuale, quello che tiene conto dei risultati dei Mondiali di tutte le discipline (CLICCA QUI PER PRENDERNE VISIONE). Una proiezione di 20 podi complessivi che ci riporterebbe indietro a Barcellona 1992, quando nel carniere tricolore finirono 19 medaglie, di cui sei d’oro. Nella sua storia, l’Italia non ha mai fatto peggio di un quattordicesimo posto nel medagliere finale di un’Olimpiade (accadde a Montreal 1976). Rio, dunque, rischia di essere ricordata come la peggior edizione di sempre. Manca un anno per correre ai ripari, per rendersi conto che andare in Brasile chiedendo solo a scherma, tiro a volo e tiro a segno di salvare la spedizione, potrebbe rivelarsi un rischio dalle conseguenze devastanti.

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federico.militello@oasport.it

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