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Ginnastica, nuove qualificazioni alle Olimpiadi: cosa cambia? Tra danni e (piccoli) vantaggi

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Ieri è stato ufficializzato il cambiamento del processo di qualificazione alle Olimpiadi. Una vera rivoluzione per la ginnastica artistica, uscita stravolta da Melbourne e con tanti punti interrogativi.

Vediamo cosa cambia, tra aspetti positivi e negativi:

 

  • Il processo di qualificazione non si concentrerà solo in sei mesi. Attualmente ci si gioca tutto tra i Mondiali dell’anno pre-olimpico e il Test Event in anno olimpico: due sole gare nel giro di 6 mesi (nel ciclo precedente addirittura in 3 mesi). I pass a cinque cerchi verranno dunque distribuiti durante tutto il quadriennio.
  • Le tappe del World Challenge assumeranno più importanza. Non bastavano gli assegni a creare appeal alla Coppa del Mondo riservata alle singole specialità: il circuito è molto ben frequentato dagli uomini, ma le migliori donne lo disdegnano. Chissà che ora non cambi qualcosa, ma sarà molto difficile: probabilmente la competizione venga ancora partecipata da ginnaste di Paesi di seconda/terza fascia in caccia di pass. A meno che non venga pensato un format ben strutturato (ma l’organizzazione non è mai stata il fiore all’occhiello della ginnastica artistica, purtroppo)
  • Possibilità concreta di vedere 6 americane, 6 russe magari anche 6 italiane. Chi lo sa. Certo due atlete potranno gareggiare solo da individualiste e magari potranno pure “soffiare” il posto alle proprie connazionali, in virtù della stupidissima e antimeritocratica regola dei passaporti (questa era da cancellare!).
  • Paradossalmente sarà quasi più semplice partecipare alle Olimpiadi per le big del circuito, ma poi bisognerà dire ad alcune che non potranno gareggiare con la squadra. Scelte difficilissime per i CT che potranno convocare solo 4 atlete (i due posti aggiuntivi sono teoricamente nominali e “bloccati”). Il sogno olimpico da individualista avrà lo stesso valore? Non credo che alcune abbandonino l’attività pensando che sia più difficile raggiungere il sogno di una vita, anche se mai dire mai.
  • La competizione a squadre, quella più importante del programma e la gara che misura il movimento ginnico di un intero Paese, viene declassata per importanza. Mini team da 4 atleti, che quasi non potranno più contare sugli specialisti puri ma dovranno affidarsi a degli all-arounder per evitare spiacevoli sorprese e possibili buchi (oppure avere 2 generaliste e 2 atlete che si completino tra loro).
  • Alle Olimpiadi, sulla carta, potremmo avere un livello tecnico più alto vista la possibilità di vedere 6 atleti dei Paesi più forti, ma attenzione perché la competizione si aprirà anche a specialisti di terza fascia: tutt’altro che un bene per l’appuntamento clou del quadriennio.
  • Gli Europei sono importanti a prescindere, per una serie infinita di motivi storici. Da ora in poi sarebbe gradito non sminuirli e ritenerli un appuntamento importante, in cui bisogna monetizzare e fare cassa di medaglie, visto che garantiranno anche punti o pass diretti.

 

Solo un appunto. Un’infinità di atlete è contraria a questa follia. Non si potevano ascoltare? Sono loro le protagoniste di questo sport! Il fronte del no è capitanato da Aly Raisman, Campionessa Olimpica al corpo libero, Jordyn Wieber, Campionessa del Mondo 2011, Ebee Price, Rebecca Downie, Campionessa d’Europa alle parallele 2014, Jake Dalton; Marta Karolyi è infuriata per questa riforma. Il fronte dei favorevoli è trascinato solo da Larisa Iordache, vicecampionessa del Mondo in carica. Dalla Russia per il momento tutto tace. L’Italia non si è ancora espressa. La Cina difficilmente lo farà. Per tutti gli altri Paesi la norma è oggettivamente conveniente.

È stata aperta anche una petizione su Internet ma la voce del pueblo difficilmente verrà ascoltata. Dunque…godiamoci Rio 2016: tutti al Mondiale 2015 e poi al Test Event della prossima primavera.

 

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