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Golf, Paratore e Manassero: due facce della stessa medaglia

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Per un talento che esplode, ce n’è un altro che va in crisi. Chi sognava di vedere una coppia di giovani fuoriclasse italiani subito al top (compreso chi vi scrive) dovrà attendere e, con tutta probabilità, i tempi non saranno brevi. Per un Renato Paratore subito competitivo tra i grandi del golf internazionale, infatti, c’è un Matteo Manassero irriconoscibile e incapace di dare una svolta ad un periodo nero. Per un 18enne in grado di imboccare subito la rotta giusta, c’è un 21enne entrato in un tunnel di cui non si vede la luce.

A Dubai è andata in scena la dimostrazione più evidente del percorso che potrà compiere Paratore nel corso degli anni. Un percorso da big, naturalmente, vista l’impeccabile conduzione di gara da parte dell’appena maggiorenne azzurro. Certo, è mancato il passo decisivo per un piazzamento nella top five, ma un 13esimo posto, in un contesto di così alto livello, è puro oro colato per un ragazzo alla prima stagione da professionista. Renato ha incantato tutti nella settimana in cui Rory McIlroy è tornato al successo, evidenziando come la propria crescita sia già ad un buon punto nonostante la proverbiale inesperienza. D’altronde, non si superano cinque tagli consecutivi (oltretutto in assoluta tranquillità) nei primi cinque tornei della propria carriera su un circuito difficile ed intricato come l’European Tour per caso. Se sarà un segno del destino lo scopriremo solo vivendo, ma – si sa – chi ben comincia è a metà dell’opera.

E’ presumibile che anche lo stesso Paratore, con il passare degli anni, possa tuttavia incappare in alcuni incidenti di percorso. Del resto, a 18 anni, la maturazione fisica potrebbe ancora influire soprattutto sullo swing. Che, su per giù, è il grande problema del suo idolo, Matteo Manassero. Il veronese, eccezion fatta per alcuni momenti di brillantezza, non ha mai ritrovato la giusta quadratura del cerchio dopo la vittoria al BMW PGA Championship di Wentworth, ovvero dal maggio 2013. Per sua stessa ammissione, questo calo è stato dovuto principalmente ad una svolta tecnica operata per garantirsi maggiore consistenza nel gioco lungo, che avrebbe fruttato risultati nel lungo periodo, ma appare improbabile che Manny avesse messo in preventivo i risultati delle ultime tre settimane: 93° ad Abu Dhabi, 118° a Doha e addirittura quartultimo e 128° a Dubai, dove ha sfondato la poco decorosa quota di +10. Difficile dire se il fondo dell’abisso sia già stato toccato, anche perché al peggio non sembra esserci fine per il veronese, lontano parente di quello che tutto il mondo ci invidiava.

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