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Francesco Mauriello: “Riporteremo in alto lo skicross italiano”

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Campione del mondo juniores nel 2013, vincitore delle sue prime due gare in Coppa Europa lo scorso marzo ad Arosa (Svizzera). Francesco Mauriello rappresenta la carta più importante per l’Italia per uscire da un lungo anonimato nello skicross, disciplina dove il Bel Paese da troppi anni fatica a conseguire risultati di rilievo.
Il 20enne di Aosta, nella stagione ormai alle porte, proverà a ritagliarsi uno spazio importante in Coppa del Mondo, con l’obiettivo di raggiungere con il tempo uno status di rilievo in campo internazionale.

Dopo aver vinto i Mondiali juniores nel 2013 e le tue prime gare in Coppa Europa, ti senti pronto per recitare un ruolo da protagonista in Coppa del Mondo?
La voglia di prendere uno spazio ai massimi livelli è tantissima, soprattutto per certificare tutto l’allenamento svolto quest’anno. Vedremo come andrà“.

Finora negli anni precedenti ti è mancata la continuità: hai alternato grandissime prestazioni ad altre meno convincenti. Come te lo spieghi?
Sì, è sempre stato un mio problema. L’anno scorso in Coppa del Mondo più che altro era un problema mentale, in Coppa Europa sono andato molto più forte perchè mi facevo meno paranoie. Comunque trovare scuse non mi giustifica e quest’anno ho lavorato tanto sulla continuità, su un equilibrio mentale atto a gestire le ansie e paure pre-gara“.

Pensi di essere l’atleta in grado, nel prossimo futuro, di cambiare volto allo skicross italiano? Uno sport entusiasmante, ma purtroppo troppo snobbato dai media. Servono dei risultati per cambiare marcia.
Mi piacerebbe molto, questo sì, pero non posso dare certezze. Sicuramente ogni volta non corro solo per me stesso e per il mio futuro. Corro per la mia Patria, la mia famiglia, i miei sostenitori e per rendere onore a tutti. Mi piacerebbe davvero tanto diventare un figura positiva e di rilievo“.

Francesco Mauriello fornita da lui, quindi non mettere niente nella fonte

Su quali aspetti tecnici pensi di dover ancora migliorare per poterti avvicinare alle prime posizioni?
Sicuramente sulla continuità e sulla tecnica. C’è molto da lavorare in tutti gli allenamenti, personalmente mi sono sempre ripetuto questa affermazione: ‘successo prima di sacrificio solo sul dizionario’. Un mio amico me l’ha detto e me lo ricordo sempre. Ho certamente delle qualità su cui lavorare meno, ma non esiste la perfezione. Lavorare sempre. Sempre“.

Quanto è difficile dover fare sport ad alto livello e, al tempo stesso, lavorare?
Lavorare e fare sport non pesa eccessivamente dal punto di vista fisico, non sono l’unico ragazzo che fa sacrifici per dedicarsi a ciò che ama e non sarò l’ultimo. Con certezza posso dire che se una persona si dedica interamente ad una attività, riesce a rendere molto meglio e di più. Sarebbe bello rendere l’attività più bella al mondo il proprio lavoro“.

L’Italia, fino a 10 anni fa, era una nazione di spicco nello skicross. Da quando questa disciplina è diventata olimpica, un crollo verticale: ti sei fatto un’idea delle cause?
Sinceramente non so rispondere. So che è nostro compito riprenderci il posto tra i big della specialità e sicuramente ci riusciremo“.

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Come ti sei avvicinato allo skicross e perché lo consiglieresti ad un ragazzino?
Mi sono avviato allo skicross perchè cercavo un qualcosa di più dello sci normale. Sono sempre stato un ragazzo che preferiva andare a sciare fuori pista, fare salti e altro piuttosto che andare a fare pali tutto il giorno in tutina. Una volta scoperto lo skicross è stata un’attrazione totale. Lo consiglierei a chiunque, sia chi lo vuole provare come svago sia chi ha intenzione di smettere con lo sci per mancanza di motivazioni, insuccessi o voglia. Posso assicurare che praticando skicross le emozioni non mamcano mai, neanche in allenamento. Il tempo vola, le ore passano, sono scariche di adrenalina tutto il tempo. Fantastico“.

Hai un modello di riferimento tra i campioni del passato o del presente?
Sinceramente non ho un campione ideale, stimo sicuramente tutti quegli atleti che, nonostante il tempo passi, le attrezzature cambino e le piste diventino sempre più tecniche, siano sempre in grado di essere al top: loro sono leggende“.

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