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Mondiali basket 2014: Team Usa, il trionfo della squadra più forte

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Il Mondiale di basket ha avuto un solo padrone fin dall’inizio e la finale non ha fatto altro che dimostrare che gli Stati Uniti hanno meritato ampiamente la medaglia d’oro, demolendo tutte le avversarie fin dal primo girone, concludendo con la Serbia, sconfitta 129-92 nell’ultimo atto della rassegna iridata.

Una prova di forza e superiorità davvero impressionante e addirittura superiore a quella vista dall’ultima nazionale americana agli scorsi Mondiali e alle ultime Olimpiadi. Rispetto ai quei due avvenimenti, sempre targati con la medaglia d’oro alla fine, la formazione del 2014 sulla carta come individualità è meno forte, visto che non ci sono stelle come Bryant, James, Durant, Wade, ma probabilmente è una squadra molto più compatta e che soprattutto con i lunghi ha veramente dominato sul resto del mondo.

Coach K questa volta ha deciso di portare molti lunghi, con l’idea di contrastare i fratelli Gasol ed Ibaka in una virtuale finale con la Spagna. Il cammino dei padroni di casa si è addirittura fermato ai quarti nella drammatica sconfitta con la Francia e per gli Usa il compito si è notevolmente semplificato. Faried in Europa non ha rivali per forza e potenza e lo stesso possiamo dire dei vari Cousins e Drummond; mentre Davis oltre al fisico ci unisce una tecnica meravigliosa, che lo farà diventare una delle prime stelle in NBA.

Non ci sono solo centri fuori categoria, ma un reparto piccoli di classe e tecnica sopraffina. I migliori play del campionato americano, tranne Paul, c’erano tutti e quando puoi alternare in cabina di regia giocatori del calibro di Curry, Rose ed Irving tutto si fa più semplice.
La stella e il leader di questa nazionale era senza dubbio James “Il Barba” Harden, che ha chiuso la manifestazione da miglior marcatore dei suoi con poco più di quattordici punti di media. Un dato che fa capire che in questa squadra hanno segnato tutti e ogni volta un giocatore diverso è stato protagonista, anche se c’è uno che dagli ottavi di finale che nel silenzio più totale ha fatto la differenza. In alcuni pezzi precedenti lo avevamo definito l’MVP silenzioso degli Stati Uniti, quel giocatore che non viene tanto esaltato, ma che meriterebbe titoli e pagine per quello che fa sul campo. Si parla di Klay Thompson il nostro personale MVP degli Stati Uniti: tiratore sublime, che non si limita solo a sparare dall’arco, ma che penetra con una facilità disarmante, arrivando al ferro con una classe innata.

Si era discusso molto ad inizio Mondiale se veramente questa formazione si può chiamare Dream Team e forse il termine è esagerato perchè non è proprio la squadra dei sogni (per le assenze già citate prima), ma è certo che in questo momento qualsiasi nazionale che gli Stati Uniti voglia schierare sia di categorie superiori a tutto il resto del pianeta. Il livello europeo si è comunque alzato e nel complesso ci sono molto più squadre che possono lottare per un posto sul podio mondiale e olimpico, anche se il primo gradino sembra ormai già occupato.

 

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foto da pagina FB Usa Basketball

twitter Andre_Ziglio

andrea.ziglio@olimpiazzurra.com

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