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Golf: McIlroy, segnali di una nuova era. Francesco Molinari rimandato

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Nel giorno in cui ritorna l’incubo mal di schiena per Tiger Woods, costretto al ritiro, Rory McIlroy rilancia ulteriormente la sua candidatura a nuovo dominatore del golf mondiale. Non può essere un caso, visto il frequente accostamento del nord-irlandese allo statunitense, di cui dovrebbe essere l’erede. La vittoria di Rory al Bridgestone Invitational, uno dei feudi di Tiger (otto vittorie), in questo senso, rappresenterebbe l’ideale passaggio di consegne tra i due.

La sensazione di essere entrati in una nuova era è forte. McIlroy, in meno di tre mesi, è tornato a ruggire come non succedeva dalla fine del 2012, quando dominava in lungo e in largo. La preoccupante flessione del 2013 è stata spazzata via dai tre pesantissimi successi inanellati da fine maggio a questa parte: BMW PGA Championship, Open Championship e, ora, Bridgestone Invitational, Rispettivamente, il torneo simbolo dell’European Tour, il terzo Major stagionale e uno dei World Golf Championships. Mai banale. Non catalizzerà ancora l’attenzione come Tiger, non avrà lo stesso impatto mediatico di Tiger (per il momento), ma sulla qualità dei colpi e sulla tecnica Rory è tutt’altro che lontano. Sulla personalità e sulla capacità di gestire i momenti topici di un torneo, poi, non ne parliamo. La rimonta su Garcia è stata l’ennesima dimostrazione di quanto siano saldi i nervi del nord-irlandese, nonostante l’enorme pressione sulle sue spalle. Per diventare il padrone incontrastato di questo sport, insomma, i requisiti ci sono tutti.

Se non fosse stato per il primo ed il terzo round, invece, Francesco Molinari avrebbe probabilmente stabilito il record di Par realizzati in un singolo torneo. Anche se il 59 su 72 infilato dal torinese rappresenta sicuramente un evento più unico che raro. Che la regolarità fosse una delle caratteristiche principali di Chicco, in effetti, non c’erano dubbi, ma ‘abusarne’ non reca grandi vantaggi in linea di massima, come testimonia il 31esimo posto finale. Spiccano, in particolare, i 18 Par del secondo giro e i 17 dell’ultimo, con delle percentuali disumane per quanto riguarda i colpi dal tee al green, tanto da chiudere al sesto posto nella classifica per la precisione del drive (71,43% di fairway presi) e al primo posto pari merito nella graduatoria dei green in regulation (79,17%). Il putt, come accaduto fin troppe volte, non si è dimostrato però all’altezza del perfetto gioco lungo di Francesco, costringendolo ad un piazzamento tutt’altro che soddisfacente, anche in ottica Ryder Cup. Paul McGinley, il capitano della squadra europea, avrà senz’altro preso appunti, questa volta presumibilmente non positivi…

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Twitter Sports Center

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