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Atletica, Europei 2014 – Italia, in ripresa ma che fatica! Top & Flop: come diventare grandi?

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Ieri si sono conclusi gli Europei 2014 di atletica leggera a Zurigo (Svizzera). Come sta l’Italia? La nostra approfondita analisi sul nostro movimento, con tanto di voto.

 

ITALIA: 6, ma sotto stretto controllo (con debito, per uniformarci alle pagelle scolastiche). L’atletica italiana è ammalata e questo è evidente, ma qualche scorcio di luce si è visto a Zurigo.

Non stiamo bene e sarebbe folle negarlo, però qualche sorriso gli azzurri sono riusciti a regalarcelo. Sia chiaro: non andiamo troppo ad esaltare il nono posto nel medagliere (2 ori e 1 argento, due allori venuti dalla stessa disciplina) né il nono posto nella più veritiera classifica a punti.

La strada per arrivare davvero a un livello accettabile e serio è ancora molto lunga. La spedizione di Zurigo ha avuto due volti: i primi tre giorni davvero negativi, gli ultimi tre molto positivi. A dare la sterzata ci ha pensato lo show di Libania Grenot: dopo il numero della Panterita la squadra si è ringalluzzita e si è fatta apprezzare.

 

Tante, però, le cose negative. Troppi gli atleti convocati al Letzigrund. Vero tutti avevano il minimo, però sono arrivate davvero tante controprestazioni, di cui c’era già ampio sentore prima del 12 agosto. Rimaniamo del nostro avviso: si va a un Europeo (o a un evento internazionale) solo se si hanno le speranze di poter ben figurare.

La gestione delle punte di diamante non è stata delle migliori. Perché portare Daniele Greco in queste condizioni fisiche disastrose? Non siamo dei medici, ma se lui stesso temeva per il suo tendine d’Achille… Alessia Trost è in netta ripresa, ma purtroppo un’occasione importantissima è sfumata a causa del crac invernale. José Bencosme, visti i 400m ostacoli proposti in questa settimana, era ampiamente da medaglia. Andrew Howe, con questo salto in lungo di livello mediocre, avrebbe avuto l’ennesima chance della carriera. Eleonora Giorgi arrivata in condizioni non perfette (poi comunque ottima quinta). E la lista degli azzurri bloccati a casa è ancora più lunga. Perché, in Italia, si infortunano così tanti atleti? Metodologie di allenamento errate? Cure mediche non corrette? Ci piacerebbe tanto avere la risposta definitiva.

 

Diversi settori sono praticamente allo 0. Pensiamo ai lanci maschili (non ce ne voglia il nostro grande capitano Nicola Vizzoni ma ha 40 anni e non può essere eterno); ai lanci femminili, salvati solo da una bravissima Chiara Rosa; al mezzofondo maschile, tenuto in piedi solo dai 3000m siepi di Yuri Floriani; i salti in estensione sono davvero al minimo storico, con Darya Derkach a misure quasi indefinibili, i ragazzi del lungo che non riescono a piazzare una qualificazione abbordabile (si andava a medaglia con 8.11, pochissimo!).

 

Ovviamente ci sono anche le note positive. A cominciare dallo stretto risultato: 3 medaglie è un bel bottino, su cui si sarebbe firmato alla vigilia (intesa come un mese fa, non come “anno scorso” dove si sperava di invadere il catino elvetico e farne quasi una seconda terra azzurra). 18 finalisti (cioè piazzati nelle prime otto posizioni).

Maratona azzurra dominante. Oro Meucci, argento Straneo, Coppa Europa femminile. Daniele ha detto correttamente: “Spero di portare avanti la tradizione della Maratona Italiana”.

Libania Grenot ritrovata, maturata definitivamente: ora le superlative gambe sono comandate da un’eccellente testa, da una concentrazione che ci ha davvero impressionato. La Panterita è venuta a Zurigo per vincere l’oro e lo ha fatto!

Si è parlato tanto di giovani e di loro grande esplosione. Sì, è vero ma non se ne sono visti tantissimi. Federica Del Buono, Diego Marani hanno impressionato di più; inseriamoci ovviamente anche Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti, Eleonora Giorgi, Alessia Trost. Non ce ne vogliano gli altri.

Federica è stato superlativa sui 1500, con un acume tattico sbalorditivo per una 19enne: quinto posto finale, in lotta fino al traguardo. Certo con fenomeni come Hassan e Aregawi (in Europa) e le altre big mondiali sarà sempre durissimo.

Diego ci ha davvero sorpreso con il quinto posto sui 200 metri e soprattutto con quel 20.36 che è il terzo tempo italiano di sempre, alle spalle del mito Pietro Mennea e Andrew Howe. Ma anche per il ligure vale lo stesso discorso: giamaicani, statunitensi e quant’altro la velocità è sempre più difficile.

Il weekend ci ha regalato delle bellissime staffette, vero termometro del movimento atletica. Ecco se guardassimo solo questi risultati il bilancio degli Europei sarebbe da 7 abbondante in pagelle: tre su quattro in finale, una a quattro centesimi dal podio, una in piena lotta (poi errore al cambio), una solidissima e con grandi aspirazioni che però si è sciolta in pista. Ma anche qui salta fuori un’altra “magagna”: il progetto staffette degli ultimi anni. Al Letzigrund sono proprio mancati i cambi e quell’affinità (tecnica, perché emotiva c’era eccome) che vanno provati e riprovati in allenamenti di squadra. Basti pensare all’allungo errato di Obou o all’imperfezione del passaggio di testimone ad Alloh che ci ha tenuti giù dal podio della 4×100 femminile.

 

Giomi ha addirittura affermato: “Un giorno vorrei essere come la Francia”. Ma magari! Servono, però, davvero tante cose e un deciso cambio di rotta nella nostra mentalità e nella nostra organizzazione. Prima di tutto ci deve essere la politica del risultato: se un atleta ripetutamente realizza prestazioni non all’altezza bisogna fare la “dura” scelta di tagliarlo. “Scegliere su chi investire” ha detto Giomi. Esatto, concordiamo: solo sui migliori, sui meritevoli, sugli atleti che seriamente possono ben figurare in competizioni internazionali.

Poi una politica di allenamento mirato, preparazione seria, analisi dei risultati, sedute tecniche. Mi viene in soccorso la prestazione di Daniele Meucci: in quella Maratona non c’è nulla di improvvisato, sono stati 42km impostati nel minimo dettagliato, studiati per tutta la stagione. Dovrebbe funzionare così per tutti i nostri rappresentanti.

Andare a lavorare su tutti i settori dell’atletica leggera, individuare anche le specialità in cui c’è più possibilità di emergere. Lanci e salti sono, proprio per questo motivo, da andare subito a coprire massicciamente. Sono 16 i titoli messi in palio attraverso i concorsi, contro i 20 della pista pura dove (inutile negarlo) la concorrenza a livello planetario è molto più competitiva. La matematica non è un’opinione.

Più lavoro nelle scuole, più corsi di preparazione per i tecnici (gioiamo per Libania, ma si allena negli USA con preparatori stranieri…), più aggiornamento.

Si è parlato della mancanza di fondi. Può anche essere vero, anche se ci sono sport che percepiscono molto denaro. Fare un paragone con il calcio non serve ed è inopportuno.

Si può crescere, ma serve un’analisi approfondita della debacle, un lavoro costante di preparazione, scovare nuovi talenti, limitare gli infortuni e/o curarli meglio, non spremere gli atleti da juniores ma creare per loro un percorso graduato che porti alle medaglie che contano. Solo così, davvero, la nostra atletica potrà crescere.

 

Prossimi obiettivi? Europei indoor 2015 (sperando che però non si alzino gli esagerati toni trionfalistici stile Goteborg 2013), Mondiali di Pechino 2015 ma soprattutto la marcia di avvicinamento alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il clou del quadriennio!

17 Commenti

1 Commento

  1. alebi

    20 Agosto 2014 at 08:27

    Alla fine però, leggendo anche l’importanza che molti state dando a Rio, credo che l’urgenza più grande per la federazione sia quella di stabilire quale obiettivo sia più importante: concentrarsi su pochi atleti, visti i tempi ormai risicati, per vincere al massimo 3 medaglie all’Olimpiade (dopo le quali però ci sarà il vuoto) o “sacrificare” l’Olimpiade di Rio con un progetto più a lungo termine, qualcosa che porti ad una situazione simile al nuoto (tanti finalisti/medaglie in ambito Europeo dai quali poi tirare sempre fuori quei 2-3 medagliati mondiali). Insomma, vogliamo seguire il modello Francia o il modello Croazia? Io non propendo molto per il “contentino”, perchè poi si ritornerebbe punto e a capo, ma visto che la guida della federazione cambia più o meno ciclicamente, temo che chiunque sia al “comando” punti alla coperta corta giusto per potersi incensare con le poche medaglie vinte.

    Però qualunque sia la scelta, una federazione seria dovrebbe chiarire gli obiettivi già da ora, dire subito: vogliamo vincere 3 medaglie a Rio (di qualsiasi metallo, verosimilmente le due maratone o maratona maschile e marcia femminile + triplo con Greco). Solo così a giochi fatti si può valutare se ha lavorato bene o male. Perchè rimanere nel vago (stiamo lavorando a lungo termine) è il tipico modo di parlare senza dire in concreto nulla, così che, qualunque sia il risultato, loro a posteriori possono dire di aver centrato l’obiettivo.

    Quello che indispone è che finora non si è visto, nè a inizio mandato nè ora che siamo a metà.

    • Al

      20 Agosto 2014 at 17:47

      Credo che non si possa neanche ipotizzare di “sacrificare” una Olimpiade, la competizione più importante in assoluto, che definisce la forza del movimento sportivo dell’intero Paese e ne costituisce il più grande spot promozionale (secondo solo alle vittorie in guerra). Per di più, l’atletica è lo sport olimpico per eccellenza…

  2. Al

    20 Agosto 2014 at 02:02

    Molto interessante la discussione, senza accorgermente l’ho letta al contrario e quindi mi sono perso qualche concetto. Se posso dare un suggerimento alla redazione, la lettura dei commenti verrebbe più facile se fossero ordinati dal primo in avanti e senza ramificazione, almeno è quello che vedo nella quasi totalità dei siti informativi e forum.

    Per non ripetere cose già dette, aggiungo due brevi considerazioni:
    – Mi sembra che Malagò prenda la parola solo per rivendicare successi, come gli internazionali d’Italia. Qualcuno conosce il suo commento sull’obiettivo già misero di 4-5 medaglie agli europei, nemmeno centrato, e i suoi piani per il rilancio del settore atletica?
    – Qualche tempo fa Olimpiazzurra aveva dato spazio a una proposta di legge per specializzare gli insegnanti di educazione fisica. Non sarebbe male seguirne l’iter, sapere se sta andando avanti. Personalmente credo che, visto il valore altamente formativo dello sport, i giovani che svolgono attività agonistica dovrebbero avere un bonus in pagella. Un vantaggio piccolo, che non stravolga il ‘vero’ risultato scolastico, ma penso che basterebbe a portare carrettate di iscritti alle società sportive sul territorio, migliorando nel contempo il carattere e la disciplina dei ragazzi.

  3. alebi

    19 Agosto 2014 at 08:54

    Visto che da un campionato europeo di atletica si salta all’altro (nuoto) viene sempre all’occhio la differenza di come le due federazioni abbiano lavorato diversamente negli ultimi dieci/quindici anni. In un contesto un po’ più limitato (ma nemmeno troppo, i paesi medagliati/finalisti nel nuoto sono cresciuti) si è riusciti ad uscire da una situazione di pochissime medaglie, all’essere uno dei paesi più in vista. Sia chiaro che anche nel nuoto si è ben lontani dall’eccellenza perchè persistono problemi di strutture, metodologie che si possono perfezionare ecc… ma almeno si presenta sempre una squadra competitiva, che ogni volta porta giovani di spessore, con tanti finalisti, con un ricambio continuo. Direi che il boom è partito da fine anni 90, inizio 2000 proprio in coincidenza col peggioramento dell’atletica. Non ho conoscenza diretta di come si è usciti da quella situazione di stallo ma i risultati sono sotto l’occhio di tutti e mi piacerebbe che in atletica si seguissero queste orme. Che poi è la situazione ideale da cui ti nasce il fenomeno perchè la Pellegrini avrà contribuito tantissimo alla crescita (e all’esposizione mediatica) ma il nuoto aveva già dato segni di vitalità prima e continuerà a farlo in futuro (ci sono già ori pure a Nanjing). I due mondi sono molto simili, anche lì ci sono i gruppi militari, i soldi che le federazioni ricevono sono pressochè identici, il “materiale umano” è lo stesso perchè sono giovani/giovanissimi italiani cresciuti a spinelli e programmi della De Filippi (scusate la provocazione… ma sta cosa proprio non si poteva leggere), addirittura gareggiano internazionalmente ancora in età scolare, si fanno kilometri al giorno con la testa sotto l’acqua clorosa invece che respirare aria sana come in un campo di atletica, non guadagnano certo miliardi… Insomma o sono scemi loro o è vecchia e incapace di aggiornarsi la struttura di atletica italiana. Che poi le critiche che si muovono non sono fatte per sport o fini a se stesse, sono mosse perchè si conosce il potenziale e non lo si vede concretizzarsi (anzi lo si vede sprecato), e chi perderebbe tempo a farle se non chi ama tantissimo questo sport? Vero che come dice Gabriele i conti si faranno dopo Rio ma già “lungo la strada” si capisce se uno ha imbroccato la via giusta oppure no ed è durante il percorso che si devono fare esperimenti, tentativi, autocritiche, valutazioni… Non aspettare sempre la fine del viaggio. Detto questo attendiamo ancora il prossimo campionato (indoor) per vedere se e come si sta muovendo la federazione, noi non possiamo che sperare ed essere ottimisti. Personalmente voglio vedere Magnani, Viola, Del Buono, Trost, Derkach, Greco, Fassinotti, Chesani, Tumi, Bencosme, Dasalu, Galvan, Grenot, Marani, Bruni, Dal Molin, Borsi, Pedroso primeggiare in ambito europeo… quanti nomi ho detto? Direi che di “potenziali” ce ne sono già un bel po’, togliamone anche un paio che per forza non tutti possono essere al top contemporaneamente, ma non che si ragioni al contrario dove da un gruppo numeroso sono solo un paio quelli in condizione.

    • ale sandro

      19 Agosto 2014 at 14:29

      Aggiungo qualcosa approfittando del tuo commento che condivido in alcune parti.
      Direi che la più grande differenza sullo sviluppo di atletica e nuoto italiano degli ultimi 15 anni ( e oltre), sia stata proprio la continuità del lavoro, sin dal reclutamento. Nel primo caso quando si facevano podi mondiali e olimpici ,si stava nelle dieci a fine mondiale e/o olimpiade, si decideva di mettere in un cantuccio i Giochi della Gioventù, bruciati per alcuni anni e poi ripresi come Giochi Studenteschi, senza almeno inizialmente (non ricordo se sia stato cambiato qualcosa) fare le fasi nazionali, che nel ventesimo secolo videro edizioni dove venivano anche invitate squadre rappresentanti atleti di ogni parte d’Europa e del mondo, una festa dell’atletica. Il nuoto, che si può avere avuto il boom definitivo a fine 90 primi anni zero sicuramente, no nha fatto altro però, che cogliere i frutti di una crescita e boom precedenti(escludendo ovviamente la fuoriclasse spuntata all’improvviso Novella Calligaris, vera antesignana di tutto), forse meno importanti numericamente, che avvennero già nei primi anni 80, coi Franceschi, le Savi Scarponi,i Minervini, Battistelli , i Sacchi e quel Lamberti allenato dal Castagnetti ,già c.t. a Bonn ’89, vero momento dell’esplosione, non soltanto del campione bresciano. C’è stato poi un calo proprio nel cuore degli anni 90 e la successiva seconda ondata che tutti conosciamo..poi la Pellegrini. ma la meticolosità, la continua ricerca e attenzione per i dettagli degli stranieri,e anche gli azzardi(nel bene e nel male) sono stati uno dei motivi di questa crescita. La continuità di chi aveva il coraggio di dover imparare sempre qualcosa dagli altri, è mancata totalmente nell’atletica leggera, dove si è continuato a ragionare in termini di gallina dalle uova d’oro ,prima ancora che di squadra. Si è perso un vero centro federale, come ho già scritto in altro commento, e finchè non lo si recupererà,con uno sguardo al contatto e allo scambio con l’estero si rimarrà in questa situazione.
      E’ fondamentale come dici rendersi conto durante il viaggio com’è la situazione, le cascate dal pero sono quanto di più inutile e odioso sempre.
      Personalmente ritengo il medagliere generale ,non solo italiano, sintomatico di tante cose certamente ma la più importante è il notare come ,pur essendo l’atletica europea inseguitrice del resto del mondo in vari settori e specialità, molte nazioni possono annoverare atleti medagliati, che probabilmente lo saranno anche al mondiale dell’anno prossimo e a Rio. E non si tratta della sola Gran Bretaglia o della Francia, ma anche delle stesse “deluse” Germania e Russia(in realtà solo per la qualità delle medaglie perchè la quantità di podi russi,credo siam tutti d’accordo che vorremmo averne prese un terzo qui) che da questo punto di vista non le considero affatto a rischio crisi, e di quelle nazionali come Spagna, Cechia, la stessa Olanda in fin dei conti,la Polonia come sempre brillante o la Croazia dell’atleta – bandiera Perkovic.
      L’Italia in tutto questo? Potrà sembrare strano, ma piaccia o non piaccia, vecchia o non vecchia, senza cambio di ritmo quello che volete, ma la più tangibile (e unica) possibilità di raggiungere un podio mondiale o olimpico, AD OGGI, per me c’è l’ha proprio Valeria Straneo. L’età certamente..ma la Daunay è più grande di lei,e hanno più o meno un personale simile. Il cambio di ritmo assente..certo. Però è proprio quel passo gara da 2h25′ in maratone da campionati che molte atlete non sono riuscite a reggere nè al mondiale ,nè all’europeo. La Straneo non vincerà? Va a podio e si conferma, dietro due atlete come Kiplagat e Daunay, le avversarie hanno mangiato la foglia? Tanto di cappello a loro se terranno un ritmo simile e la batteranno. Non è mica detto che cambiando tattica e lasciandosi sfilare, il finale di gara sia tale da farla salire sul podio. Fosse una ventenne ,chiaro , avevi tutto il tempo di lavorarci su , ma se le cose stanno così, ben vengano i test per favorire uno spunto finale migliore, ma intanto se hai quel passo difficile starle dietro. E poi c’è una cosa molto semplice. Dalla cura dello sferocitosi la Straneo è stata l’atleta italiana che più ha saputo migliorarsi e confermarsi nell’elitè mondiale. Chiaramente non posso prevedere cosa sarebbe stato per altri atleti infortunati,mi devo basare sul lavoro che evidentemente ha fatto bene all’azzurra e non ai suoi colleghi connazionali.
      Meucci e Grenot e così tutto l’elenco che l’utente alebi ha segnalato, per mille motivi ovviamente differenti, non hanno ancora potuto dimostrare questo. A loro la speranza di poterci riuscire dalla stagione prossima. Allora sì che si potrà prevedere qualcosa di più sostanzioso per Rio, così è davvero difficile.

      • Luca46

        19 Agosto 2014 at 15:29

        Il nuoto ha fatto soprattutto una cosa, ha lavorato ed investito sulla ricerca scientifica. Ha investito su quello che è l’insegnamento sin dai piu’ piccoli. Avranna commesso qualche errore se qualche giovane non è esploso come ci si aspettava ma la base del nuoto è ben diversa da quella dell’atletica. Io temo che oltra ad una grande disorganozzazione l’atletica sia indietro anche sul verante tecnico. E’ un impressione mia perchè non sono in grado di dare giudizi in merito.

  4. Gabriele Dente

    19 Agosto 2014 at 00:04

    Molto interessante tutto quello che dite, sia Stefano che voi commentatori. Farei solo un distinguo tra il voto alla squadra e quello alla federazione. Il voto alla squadra, se vogliamo considerare le aspettative dell’immediata vigilia, può anche essere considerato sufficiente (se ne parlava in altro post). Ma in termini assoluti, come secondo me va valutato, il bilancio è scarso. Due ori e un argento più diciotto piazzamenti tra i primi otto dovrebbero essere il risultato minimo ai giochi o ai mondiali, non certo agli europei. Vedere paesi demograficamente piccoli come Olanda, Croazia, Estonia e Ungheria fare come noi o meglio di noi non è una bella cosa. Il discorso dei soldi non tiene. Non posso credere che un’Ungheria o una Croazia spendano più di noi. Eppure, almeno in proporzione, fanno meglio di noi. Evidentemente, come diceva alebi, il problema sono i dirigenti e il carrozzone.
    Il futuro immediato, al momento, non mi appare certo roseo. In fin dei conti in ottica Rio non si è visto nulla di nuovo; non possiamo certo aggrapparci ancora a Donato o, ahimé, a Greco e a Trost (almeno in questo momento). E allora che cosa resta? In un contesto mondiale Grenot coi suoi tempi al massimo può arrivare in una finale. Su Valeria Straneo personalmente ho già espresso perplessità per il futuro (non certo legate al valore dell’atleta, sia chiaro!): età che avanza, mancanza di sprint e valore delle avversarie che ormai la considerano un’avversaria molto pericolosa. Alla fine l’unica vera nuova speranza è Meucci. Ma non possiamo credere che sia IL favorito a Rio. Sarà UNO dei possibili vincitori di medaglia. Ma non è detto che la vinca. Abbiamo poi una speranza sulla Giorgi, ma per il resto non si vede altro. Insomma, potrebbe anche verificarsi il triplo zero, purtroppo…

    Sappiamo tutti quali sono i problemi strutturali dell’atletica, che non è una vera federazione professionistica, ma non credo che si possa imputare in modo particolare agli attuali dirigenti la responsabilità dello stato in cui si trova. Quello che questi dirigenti però devono fare è risolvere almeno in parte i problemi di cui si parlava e trarre il massimo (o quasi) da quello che una volta nello sport si chiamava “materiale umano” a disposizione. Ed è esattamente quello che si sono impegnati a fare un anno e mezzo fa e che oggi hanno ribadito. Se ci riusciranno, avranno avuto successo, altrimenti avranno fallito. Per questo motivo io sospenderei il giudizio sulla federazione. Nell’attesa che il percorso si compia il 21 agosto del 2016. Quando si dovranno per forza tirare le somme. Quando si dovrà almeno riscontrare una vera inversione di tendenza.

    • observer

      19 Agosto 2014 at 13:25

      Giomi ha di fatto introdotto il principio della privatizzazione dell’atletica professionistica chiedendo soldi per sovvenzionare quelli che lui ritiene “grandi tecnici”.E’ un meccanismo forse pagante nel breve,ma devastante nel lungo.Se l’atletica,disciplina sociale,non torna ad essere movimento con i suoi centri federali attrezzati ,forse andremo a medaglia dopodomani (magari con una allegra brigata di mamme e babbi quarantenni che si fanno trasferte in ogni parte del mondo)ma poi scompariremo di nuovo per una decennio per mancanza di base e di talenti.Per una Grenot che si coccola il coach americano,avremo un sacco di gente promettente che evaporerà dopo le categorie giovanili.E non è detto che siano soltanti ragazzini/e naturalizzati/e.Vittori da un lato e Rondelli dall’altro (grande commentatore peraltro) mi pare che abbiano cresciuto generazioni di atleti restando profondamente legati al territorio.

      • Luca46

        19 Agosto 2014 at 15:33

        Si ma siamo sicuri che siano grandi tecnici? perchè io ho i miei dubbi (è un impressione perchè non sono in grado di giudicare). Serve gente che insegni ai ragazzini, già da quelli che una volta erano le elementari.

  5. alebi

    18 Agosto 2014 at 13:33

    In ultimo, dici che non bisogna paragonarsi alla Francia, e perchè mai? La Francia ci assomiglia tantissimo in molti aspetti, grandezza popolazione, cultura sportiva….. Andando a memoria, non mi sembra proprio che la Francia fosse chissà che potenza in atletica, almeno dagli anni 80 in poi. Anzi credo proprio che l’Italia fosse superiore. E guarda dov’è arrivata ora e guarda dove siamo noi. E’ la mala gestione che ha rovinato l’atletica italiana, non certo i programmi della De Filippi. Altrimenti non avremmo un livello comunque medio-alto in molti altri sport (nuoto in primis, visto che è periodo di campionati anche lì). Eppure è sport di fatica anche quello e sono italiani anche loro. I soldi girano solo in calcio, tennis, motori, basket e golf (la pallavolo lasciamola stare che è in crisi come non mai da quel punto di vista) e l’Italia non primeggia certo. E oggi leggo che Giomi chiede più soldi… più idee, più progetti, più professionalità, altrochè più soldi! Se riempiamo le tasche di chi non sa gestire questo tesoro si crea solo malumore e non si va da nessuna parte.

    • observer

      18 Agosto 2014 at 17:36

      Cosa vuole Giomi.Quella di atletica è una delle federazioni meglio contribuite;se poi un terzo dei contributi viene girato ai corpi militari (si parla di tre milioni su 9 complessivi)per finanziare il service personale (allenatori compresi)di atleti super professionisti (con ingaggi da meeting)e oltretutto stipendiati .allora è chiaro che avremo sempre punte discrete e una base cosi’ e cosi’.Sicuramente non competititiva al livello di altri Paesi che storicamente fanno dello sport (impiantistica compresa)un investimento di natura sociale. Giu’ il cappello a Meucci,ma avete letto le trasferte che si è sciroppato quest’uomo per fornire una prestazione degna agli Europei?Palo Alto,Albuquerque,New York,Kenia,alture varie con contorno di qualche garetta profumatamente ingaggiata.Lui ha vinto (grazie anche al sacrificio di Lalli e Pertile),ma il resto della squadra è scomparsa.Segno che il movimento non esiste (Pertile ha 40 anni).E che dire della simpaticissima Grenot? Tre anni negli Stati Uniti con tanto di coach personale americano di cui (da lei stessa) sono state tessuti gli elogi durante le servili interviste della Caporale.Chi ha pagato la sua trasferta?Chi ha mantenuto i suoi sogni di gloria?.Serve molto equilibrio nelle analisi, e soprattutto non basta inviare un centinaio di atleti allo sbaraglio per dimostrare di essere una federazione con le credenziali per chiedere un aumento dei contributi.

  6. alebi

    18 Agosto 2014 at 13:03

    Poi non apriamo il discorso stipendi per favore… Io ancora non capisco perchè i carabinieri debbano (con soldi statali) pagare un atleta, in primis, e magari un atleta che arriva ottavo ai nazionali. Per il 60% o 80% di stipendiati non stiamo parlando nemmeno di eccellenze. Ma il 60%-80% di studenti universitari meritevoli ce l’ha lo stipendio da carabiniere? Ecco, quindi vediamo di superare anche la logica dei corpi militari e di usare i soldi che questi corpi vogliono elargire (qualcuno poi mi spieghi il perchè) per far migliorare il movimento e non per fare numero. E’ il saper usare le risorse, non la quantità delle risorse, che porta all’evoluzione, al miglioramento.

  7. alebi

    18 Agosto 2014 at 12:54

    Il discorso della sola passione, dei piccoli centri che spariscono ecc è tutto vero. Ma dobbiamo continuare a piangerci addosso con questa litania o dare avvio ad un cambiamento? E’ il tentativo di cambiare le cose che qui viene criticato, perchè sono decenni che non si tenta di fare alcunchè di diverso, salvo appunto continuare a piangere sulla scuola, i giornali, le istituzioni. Tu hai visto progetti di cambiamento? Io no. Si continua a sperare nello stato di grazia dei pochissimi e si tira a campare così. Così facendo si stanno criticando gli atleti o la federazione che li guida? (e che è tra le più ricche d’Italia ci terrei a sottolineare). Poi l’attenzione dei media, la politica scolastica viene di conseguenza (come fai ad attirare gente se i bambini non hanno la figura in cui immedesimarsi?). Anche io mi sono innamorata dell’atletica facendo i giochi della gioventù alle elementari ma erano gli anni in cui, appunto, di atletica si parlava. Questa deve essere solo la conseguenza. Poi perchè negli anni 80-90 avevamo atleti icone e vincenti e ora non più? L’Italia è sempre stata questa, quindi se il giocattolo si è rotto non è colpa del tessuto sociale ma solo dei dirigenti che non hanno saputo guidare alcunchè.

    Questo modello del curare con ogni attenzione il singolo (che nel 90% dei casi, quando non si è infortunato, poi non si sa spiegare il risultato negativo) è altamente controproducente. E’ il tipico atteggiamento del “tutto subito e poi una volta ritirato si vedrà”. Bisogna invece alzare il livello medio degli atleti e visto che i soldi mancano (o meglio dire vengono spesi male per alimentare tutto il carrozzone), bisogna ottimizzare le risorse. I tentativi da fare sono tanti e non tutti poi possono portare a risultati, ma almeno ci si deve provare per vedere quale è più indicato e per chi. E invece siamo sempre alla solita metodologia, pista scassata, ambiente vicino casa, solito tecnico vecchio di 60 anni ecc… Qualche idea buttata lì: usare Formia dove concentrare il meglio di strutture, fisioterapisti, allenatori che si confrontano, tecnologie per il recupero fisico.. invece che disperdere tutto in 50 diverse piste italiane. Oppure individuare 3-4 tecnici più bravi nelle varie discipline e raggruppare tutti gli atleti su cui si può lavorare. Oppure usare i soldi delle varie fiamme oro, gialle, rosse, verdi, blu, marroni per mandare, che ne sò, 5 giavellottisti in Finlandia che magari così ci esce lo Yego o l’Abdelrahman anche a noi. Insomma, basta lagne e rimboccarsi le maniche, usare meglio le risorse e tentare tante ma tante strade diverse che la verità assoluta la conosce solo Dio.

  8. sergio letizia

    18 Agosto 2014 at 12:09

    Stiamo parlando tra atleti, ex atleti, esperti? Beh allora, mi sembra strano che si dica “troppi convocati”. In Italia, ormai, sono in pochi coloro che scelgono di continuare a sacrificarsi ed a fare allenamenti pesantissimi in uno delgi sport tra i più duri che ci siano, senza il minimo guadagno economico, a meno che non sei un vincitore ci medaglia olimpica, mondiale o europea. Per cui reputo che CHIUNQUE RAGGIUNGA IL MINIMO, abbia almeno il diritto di andarsi a misurare con gli atleti della altre nazioni. Vogliamo dimenticarci che in molti altri sport, basta essere un numero 500 o 1.000 in classifica, per guadagnare abbastanza da vivere e garantirsi un futuro di qualche lavoro retribuito, come calcio, tennis, pallavolo? quanto guadagna e come si mantiene per 15-20 anni un atleta di buon livello che non vicne alcuna medaglia importante a livello internazionale? I più fortunati, uno stipendio da carabiniere o poliziotto, fin quando dura la loro “fortuna” sportiva…..e poi? Di certo non continuare a vivere facendo gli allenatori di una qualsiasi squadra di atletica, che come sappiamo chiede di farlo per passione, volontariato. In secondo luogo, come si fa a fare paragoni con nazioni come Gran Bretagna, Francia, Germania, Stati Uniti, Canada, Russia, Cina ma ormai persino Svizzera e Spagna ……. se stanno praticamente sparendo squadre di atletica leggera di base, in provincia, nei piccoli centri del centro e del Sud, e l’atletica non si fa più neanche a scuola, ci sono pochissimi stadi con piste ancora valide ed in funzione a 8 corsie, e rarissimi impianti indoor? I giovani oggi, quei pochi che ancora praticano sport agonistico (gli altri si drogano, fumano spinelli, si ubriacano, fanno i balordi in discoteca e i teppisti per strada o nella migliore delle ipotesi, vanno zuzzurellonando per quanrtieri e pub, o tutt’al più a far finta di fare sport in palestra, solo per farsi belli esteticamente e fare la corte a qualcuno/a, danza latino americana e quant’altro, culturismo, tutt’al più, imbottiti di anabolizzanti ………), ovviamente si orientano verso gli sport ricchi e di moda, che vanno in tv, sui giornali gossippari, sui media, che sono più trendy, conferiscono più status siymbol ……. e spesso molto meno pesanti e faticosi, o che pagano decisamente meglio, o che danno più notorietà e fama, e tra questi, di certo non c’è la regina degli sport, ossia l’atletica ……… ma calcio, volley, basket, beach volley, tennis, golf …… ai miei tempi, in televisione, e non su sky, ma sulla Rai, sui giornali sportivi, si vedeva e si leggeva molta più atletica (meeting, campionati italiani, regionali ….), a scuola l’atletica era effettivamente, insieme a ginnastica srtistica, la base dell’Educazione fisica, e i campionati sudenteschi erano una grande festa, un appuntamento fisso per tutti gli studenti ……. oggi, se una persona fa sport agonistico, viene preso sott’occhio dai professori, che reputano lo sport agonistico alternativo allo studio non complementare, già dalle superiori, figuriamoci all’università. Vogliamo invece andare a vedere quale importanza danno in Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Russia, Cina, Canada, Svizzera allo sport studentesco, nelle università? E quali e quanti impianti sportivi hanno a disposizione e l’improtanza che danno all’atletica in particolare? Scusate, non è polemica la mia, ma mi sembra che stiamo dando colpa agli atleti, che hanno fortunatamente ancora la voglia di sacrificarsi nell’atletica, nonostante abbiano tutto e tutti contro, invece che federazioni, CONI, scuola, governi, istituzioni, che se ne fregano altamente dello sport agonistico e dei giovani, tutti presi solo a pensare a riempirsi la pancia e ad garantirsi privilegi, mantenere tv di stato sprecona, giornali di partito, sindacati, movimenti anarcoinsurrezionalisti, centri sociali, drogati, e magari mantenendo frotte di clandestini e nomadi, abusivi, vù cumprà, impostori invece che aiutare gli eventuali stranieri meritevoli che vorrebbero integrarsi seriamente e soprattutto i giovani cittadini italiani. L’Atletica in Italia sopravvive grazie ad una ristretta cerchia di ex atleti ancora innamorati di questo meraviglioso sport che allenano i ragazi gratuitamente, qualche sparuto sponsor che paga giusto le magliette e le tute, genitori che tirano fuori soldi di tasca propria per scarpette ed attrezzi, viaggi ecc. ecc. e la nascita, di tanto in tanto, di un talento che decide di dedicarsi all’atletica, nonostante tutto, invece che a sport dove sarebbero ben più strapagati e osannati. Mentre l’atletica, abbisogna di grandi masse di praticanti, da cui ricavare numerosi atleti di valore, da corteggiare e curare. Noi dobbiamo continuare invece a sperare che nasca ogni tanto un Mennea, una Simeoni o che tra i tanti stranieri usurpatori, vi sia anche qualche bravissimo ragazzo, come Howe o la Grenot, che decidano di donare il loro talento naturale all’atletica, invece che al calcio o al volley. Cerchiamo di guardare in faccia la realtà di questa povera Italia bistrattata da inetti e usurpatori, se vogliamo risolvere i problemi dell’atletica leggera. Altrimenti continuiamo a precipitare verso il terzo mondo dello sport, sorretti solo da qualche fortunata coincidenza di qualche campione che possa nascere e dedicarsi all’atletica, invece che andare da Maria de Filippi o al Grande Fratello o a esaltarsi, riempito di milioni di euro,magari come brocco di riserva della Juventus, del Milan o dell’Inter ……..

    • Luca46

      18 Agosto 2014 at 16:24

      Hai centrato in pieno il problema. Non condivido solo una cosa, in squadre come Juventus, Milan o Inter non ci sono brocchi neanche tra le riserve come non è brocco chi gioca in serie B.
      La federazione di Atletica non è ricca e questo è un bel problema. Oltretutto i pochi soldi che ci sono sono spesi male. Una cosa però si potrebbe fare: allargare la base, riconsiderando l’atletica nelle scuole. In secondo luogo in questo momento in Italia c’è l’abbandono delle infrastrutture nell’Atletica come in altri sport vedi ciclismo o slittino. E’ preoccupante. In Italia i soldi che vengono elargiti alle varie federazioni spesso finiscono nelle poltrone piuttosto che essere reinvestiti in piste e attrezzature.
      In piu’ c’è poca concorrenza interna il che favorisce chi ha voglia di accontentarsi perchè tanto con risultati medi in Italia si primeggia.

  9. alebi

    18 Agosto 2014 at 11:34

    Per portare esempi più concreti alla mia tesi, quanti atleti francesi e britannici avevano il minimo e non sono stati convocati perchè ne avevano già tre davanti? Una marea!! Guardare liste europee della velocità, 400metri, ostacoli, 800 metri….. Lì gli atleti anche per vincere la gara “di provincia” sono costretti a correre su tempi che in Italia si definirebbero grandiosi, mica aspettano l’Evento per TENTARE DI AVVICINARE tempi decenti. E stiamo parlando delle nazioni che hanno vinto il medagliere quindi è SENZA DUBBIO questo l’esempio da seguire. Avere 10 discobole da 40 metri e una da 53 che margini di miglioramento ti garantisce? Invece tra 5 discobole che lanciano sempre a 53 metri prima o poi ti esce quella che avvicina i 60. E’ la competizione costante che ti porta a migliorarti. Una Milani sugli ottocento in GB non arriva nemmeno quarta e qui non ha rivali (poi alla prima gara della Del Buono viene battuta! Riflettete…) Un paio di anni fa la nostra gara di triplo nazionale aveva livelli da campionato europeo, poi per forza di cose l’età anagrafica va avanti e non si può mantenere sempre questo livello. Insomma bisogna far crescere il livello medio, non puntare l’attenzione su UNO che vive tutta la sua preparazione nella sicurezza, nella bambagia e poi in gara “non capisco come sia successo”.
    Perchè non si prova a trasformare Formia in una sorta di INSEP? Dove il 90% degli atleti e dei tecnici si confrontano ogni santo giorno, dove vedi il tuo rivale, dove ogni giorno vivi la competizione. Insomma cerchiamo strade diverse perchè continuare così non porta a nulla.

  10. alebi

    18 Agosto 2014 at 10:53

    A saperlo che usciva questo articolo 🙂 Nel post del medagliere ho fatto due commenti biblici! Prendo spunto dal tuo articolo per controbattere una cosa: dire che puntare su pochi validi e poi fare il paragone con la Francia è una cosa il contrario dell’altra. La logica del campione poi è quella che si è perseguita per un decennio e non ha fatto crescere il nostro movimento. Tutte le spiegazioni sono nell’altro mio commento 🙂

    Condivido il fatto dei troppi atleti convocati. Mi dirai che non sono coerente. No, bisogna essere bravi nel capire chi può crescere e chi no e sinceramente questi lunghisti e questi mezzofondisti uomini non hanno grosse prospettive (condivido in pieno la tua frase “controprestazioni, di cui c’era già ampio sentore prima” ). Un conto è convocare atleti perchè sono giovani o perchè hanno fatto (una sola volta!!) il minimo, un altro è convocarli perchè si sta lavorando su di loro per farli crescere. Ed è evidente chi fa parte della prima e chi della seconda categoria. La questione minimo è interessante perchè alcune nazioni hanno preteso che l’atleta lo facesse due volte nel corso del 2014. Quindi significa che devi essere costante e non aver trovato la giornata di grazia mesi prima e soprattutto andare a prendere in considerazione gennaio 2013 lo fa solo l’Italia. Tremigliozzi, Catania, Aniballi, Kirchler, l’altro discobolo, chi più ne ha più ne metta…. quante volte hanno fatto il minimo? Quando? Non certo una settimana prima dell’evento. Ecco, da lì capisci che su questi non si sta lavorando ma si vive di colpi di fortuna di mesi prima, e di un livello medio mediocre che hanno pienamente confermato a Zurigo. Perciò questo genere di convocazioni non va assolutamnte bene. Lavorare sui grandi numeri invece è il primo passo per avere più di un atleta da medaglia, che nel caso uno fallisca ha le spalle coperte dall’altro (non è un caso che il miglior risultato sia venuto dalla maratona donne dove la squadra era la più forte di tutte e aveva ben due punte e ottimi gregari).

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