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Ciclismo

Tour de France 2014: il meritato capolavoro marchiato Garmin

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Difficile, in questo finale di Tour de France 2014, non tifare per quelle squadre che sinora hanno raccolto ben poco durante le tre settimane di corsa, vuoi per sfortuna, vuoi per demeriti propri: ancora più difficile non tifare per un successo parziale della Garmin, alla luce di tanti episodi sfortunati avvenuti tappa dopo tappa, per cui il successo odierno di Ramunas Navardauskas ripaga lo squadrone statunitense di tanti passaggi a vuoto.

Indiscusso capitano della formazione neroblu doveva essere un Andrew Talansky chiamato al grande salto di qualità, dopo il decimo posto nella classifica finale del 2013; le premesse c’erano tutte e nelle prime frazioni il ragazzo di Miami era in effetti lì con i primissimi, poi una delle (tante) cadute gli ha causato seri problemi alla schiena…sino a quella leggendaria giornata di Chamrousse: mentre Vincenzo Nibali trionfava, Talansky arrivava ultimo, ultimissimo, dopo essere stato più volte ad un passo dal salire in ammiraglia, facendo una fatica incredibile nel semplice gesto di una pedalata. Uno spot per il ciclismo eroico, qualcosa d’altri tempi. Il giorno dopo, tuttavia, Andrew non fu in grado di ripartire.

Verso Nimes, invece, Jack Bauer aveva vissuto i panni dell’eroe sfortunato: oltre 200 km di fuga e gruppo che ripiomba su di lui a 50 metri, forse persino meno, dalla linea bianca. Ricordiamo le sue lacrime, la sua testa tra le mani, la sua incredibile delusione ma anche la mesta e serie accettazione delle regole del gioco, del fatto che il ciclismo è così e sa essere infinitamente crudele.

Insomma, con Talansky fuori servizio e Bauer soltanto vicino al successo che vale una carriera, per la Garmin-Sharp c’era bisogno di un successo per dare un senso al proprio Tour de France. C’è riuscito quest’oggi Ramunas Navardauskas, più volte piazzato in volata, sfoderando il meglio delle sue doti da cronoman nei 10 km conclusivi; c’è riuscita tuttavia tutta la Garmin, con un brillante gioco di squadra nel quale lo stesso Bauer è stato protagonista, andando a rompere i cambi, cioè a frapporsi tra i corridori all’inseguimento, per permettere al compagno lituano di mantenere il margine e di difenderlo strenuamente. Perché il ciclismo, è bene ricordarlo, dimostra straordinariamente ogni volta di più quanto sia tanto uno sport individuale che uno sport di squadra.

Foto: pagina FB Garmin Sharp

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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