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Calcio, Albertini: “Mi candido alla presidenza della Figc”

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Dietrofront di Demetrio Albertini, ma in avanti. Sembra un paradosso – e a parole lo è anche – ma è la verità. Il vice presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, che qualche mese prima del Mondiale in Brasile aveva annunciato di volersi dimettere a fine stagione, non solo non si dimetterà, ma addirittura ha comunicato oggi in conferenza stampa di volersi candidare per il dopo Giancarlo Abete.

Ci vuole una volontà comune per poter cambiare la situazione della Federazione. Ho maturato la possibilità di far qualcosa e ho visto che è molto difficile arrivare a una programmazione. In questo tempo cosa è cambiato da quel momento a oggi? Sono cambiati tutti gli scenari, perché non avrei mai pensato alle dimissioni di Prandelli e Abete e in questo mese ho cominciato a ricevere tante telefonate e tanti apprezzamenti da parte della gente per potermi mettere a disposizione. Questo lo faccio volentieri: mi metto a disposizione per essere regista di questo cambio di marcia. Perché mi metto a disposizione? Prima di tutto per il mio percorso personale, poi per le persone che mi hanno chiamato“, ha esordito l’ex centrocampista del Milan.

Sarà dunque sfida tra lui e Carlo Tavecchio il prossimo 11 agosto. Ecco il suo discorso, sebbene lo stesso Albertini abbia dichiarato di non voler fare campagna elettorale: “Ho maturato una mia filosofia, un terzo della mia carriera è stato fatto in giacca e cravatta. Su 14 manifestazioni internazionali il mio impegno è stato molto di più in queste vesti che quando ero calciatore e ho maturato qualcosa a livello europeo. Dobbiamo partire dalla valorizzazione dei settori giovanili, ridurre il numero delle squadre in Serie A è riduttivo. Bisogna puntare alla crescita dei giovani. Bisogna vedere gli altri paesi, si parla al modello tedesco: noi abbiamo un’altra cultura ma dobbiamo raggiungere lo stesso obiettivo. Nonostante le limitazioni sugli stranieri noi ne abbiamo di più della Bundesliga, i nostri giocatori arrivano in Nazionale a 27 anni quando dalle altre parti esordiscono a 24, vedi l’esempio di Parolo. Dobbiamo mettere un numero limitato di giocatori in rosa, per difendere il prodotto del nostro vivaio. Altro punto che ho maturato è la forza di essere sul territorio. Nessuno ha la forza di una Lega Dilettanti che permette di toccare tutti i comuni. Siamo l’unico paese ad avere tre leghe professioniste. Questa può essere un’opportunità, che può essere colta, condivisa, con grande personalità“.

 

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